2023-02-18
        Weber entra a gamba tesa sul Cav. Il Ppe cancella il summit di Napoli
    
 
        Manfred Weber e Silvio Berlusconi (Ansa)
    
Decisione comunicata via Twitter e argomentata con le parole di Silvio Berlusconi su Volodjmjr Zelensky. Una vendetta mediatica richiesta dai vertici di Bruxelles poiché all’incontro ci sarebbero state Ursula von der Leyen e Roberta Metsola.Sventolava la maglia di Diego Maradona ma è un formidabile esperto in autoreti. Con una decisione a sorpresa che sta facendo parecchio rumore, Manfred Weber ha cancellato via Twitter la partecipazione ufficiale sua e del Ppe (di cui è presidente) agli Study Days, summit internazionale dei popolari previsto a Napoli in giugno. Il motivo è esplicito: «A seguito delle osservazioni di Silvio Berlusconi sull’Ucraina abbiamo deciso di annullare le nostre giornate di studio a Napoli. Il supporto all’Ucraina non è facoltativo». Un’entrata a gamba tesa aggravata dalla seconda parte dell’annuncio social: «Antonio Tajani e Forza Italia hanno il nostro sostegno e proseguiamo la collaborazione con il governo italiano sui temi dell’Ue».La mossa del cavallo è evidente, il rifiuto è una scusa. Nel Ppe c’è il tentativo di spaccare il partito azzurro sulla guerra e di isolare Berlusconi facendogli pagare l’antica amicizia mai tradita con Vladimir Putin. Una reazione a freddo rispetto alle frasi del Cavaliere («Da presidente del Consiglio non avrei mai parlato con Volodjmjr Zelensky, non doveva attaccare il Donbass»); una vendetta mediatica e d’immagine fortemente richiesta dagli apparati di Bruxelles poiché al summit avrebbero dovuto partecipare sia la presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, sia quella del Parlamento Roberta Metsola. La presa di distanza è stata determinata anche dal mal di pancia degli eurodeputati Ppe dei paesi dell’Est che, dopo gli endorsement berlusconiani a favore del Cremlino, non vorrebbero incontrarlo sotto il Vesuvio.Il tentativo di incunearsi fra Berlusconi e il suo partito, scambiando una posizione personale per una linea politica, è destinato a fallire. Immediatamente dopo l’annullamento della gita europea a Napoli, proprio il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ribadisce: «Berlusconi è Forza Italia. Forza Italia è Berlusconi. Non condivido la decisione di rinviare la riunione di Napoli. Anche perché Berlusconi e Fi hanno sempre votato come il Ppe sull’Ucraina». Tutta Forza Italia fa scudo al Cavaliere. I capigruppo al Senato e alla Camera, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, sottolineano che «è inaccettabile che Weber intervenga sulla vita interna di un partito che non ha mai lasciato alcun margine di ambiguità sulla vicenda ucraina». Il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé, evidenzia: «Un’iniziativa così ambigua è utile solo alla sinistra che vuole dividere il fronte dei moderati. Weber chieda scusa e metta fine all’increscioso incidente». Anche il capo delegazione di Forza Italia a Bruxelles, Fulvio Martusciello, rimanda al mittente la provocazione facendo un po’ di storia: «Riteniamo inaccettabili le parole di Weber. Forza Italia aderisce da 25 anni al Ppe e il presidente ne incarna da sempre storia e valori. Non dimentichiamo che Berlusconi è da sempre uomo di pace, l’unico leader occidentale capace di mettere al tavolo Stati Uniti e Russia ponendo fine ad oltre 50 anni di Guerra fredda. Le posizioni sull’Ucraina sono le medesime espresse da sei voti chiari sull’invio delle armi. Per noi parlano i fatti».Pur essendo il partito di maggioranza a Bruxelles, il Ppe vive anni di difficoltà. Il suo appiattimento sulle posizioni dei socialisti, la mancanza di personalità nello smarcarsi dai fanatismi ecologisti (su casa, cibo, automotive) e una sostanziale carenza di leadership lo identificano come un ventre molle postdemocristiano che tradisce a giorni alterni le proprie origini: per nulla accanto ai popoli, per nulla cristianocentrico. Nei suoi anni di balbettante leadership, il bavarese Weber sembra voler fare di tutto per smantellarlo. Fu lui nel 2014 a dare il via alla slavina della Brexit quando si rifiutò di «frenare l’integrazione europea» (peraltro una chimera), operazione richiesta da David Cameron per mantenere il controllo dell’Inghilterra in ebollizione. Fu lui a opporsi al salvataggio della Grecia «perché il contagio potrebbe estendersi ad altri Paesi». Fu lui a indebolire il Ppe mettendo Viktor Orbán e i suoi nelle condizioni di andarsene. È ancora lui - figlioccio di Angela Merkel e «Mister Disaster» come lo chiamano gli inglesi - a far tremare la casa dei popolari a vantaggio della sinistra europea, con il fallo di reazione contro Berlusconi. «Il supporto all’Ucraina non è facoltativo», ha tuonato neanche fosse un membro del soviet supremo. Con il suo diktat, Weber ha confermato che nel palazzo della democrazia compiuta non esiste spazio per la dialettica politica. Il pluralismo delle idee, il dialogo nelle differenze, il confronto costruttivo, a Bruxelles sono chiacchiere per funzionari annoiati. Chi osa sollevare dubbi sull’operato di Zelensky è semplicemente un reprobo da isolare. Niente summit per ripicca. Napoli, scintillante e immortale, se ne farà una ragione.