A dettare la riforma è stata Jp Morgan

È interessante, la storia del rapporto con l’ex primo ministro britannico. Renzi non ha mai fatto mistero di ispirarsi a Blair. In un’intervista al Guardian nel 2013, definì l’ex capo del governo inglese «una pietra miliare per la sinistra europea». [...]

Il giornalista Mario Lavia ha dedicato a Renzi un libro piuttosto corposo, intitolato Dizionario del renzismo. Nel volume, i rapporti con la Gran Bretagna trovano tantissimo spazio [...]

Nel corso degli anni, Matteo e Tony avranno occasione di incontrarsi. La prima volta, racconta ancora Lavia, l’occasione è informale. «Il premier inglese ama Firenze più di ogni altra città italiana. Ha stretto amicizia con le famiglie della nobiltà toscana, banchieri e viticoltori: i marchesi Frescobaldi, i principi Guicciardini Strozzi. È in una tenuta del Chiantishire che avviene il primo faccia a faccia Blair-Renzi». [...]

«Blair è prodigo di consigli, anche nell’incontro successivo», si legge ancora nel libro di Lavia. «Primo giugno 2012, il leader laburista è a Firenze per un meeting organizzato dalla banca d’affari americana Jp Morgan, la stessa che poi spingerà Nicola Rossi ai vertici di Bpm. Cena ufficiale, c’è il sindaco ma anche un bel gruppo di ministri del governo Monti. Non c’è modo di parlare in privato: i due si danno appuntamento per il giorno dopo, pranzo all’hotel St Regis. A tavola siedono anche Marco Carrai e Giuliano da Empoli, ambasciatori del sindaco nel mondo. Le primarie del centrosinistra non sono ancora state indette, ma Renzi ha le idee chiare: vuole sfidare Pier Luigi Bersani». [...]

le primarie del pd

È durante la campagna per le primarie che i rapporti con la City londinese e la grande finanza internazionale si consolidano. Renzi, sempre tramite Carrai, conosce il finanziere Davide Serra. Ma vale la pena di soffermarsi brevemente su Jp Morgan. La cena fiorentina è organizzata dai banchieri americani. Come mai? Semplice: Tony Blair è consulente di Jp Morgan già da alcuni anni. Sostanzialmente, svolge attività di lobbista. E ci tiene parecchio, sembra, a conoscere il giovane e promettente astro della sinistra italiana. I due si vedono, e si piacciono. Come ha ricostruito il giornalista Franco Fracassi (sul sito popoff.globalist.it, articolo ripreso anche da MicroMega), Renzi e Blair si sono incontrati di nuovo nel 2014, il primo aprile, a una cena organizzata a Londra dall’ambasciatore italiano.

Il giorno dopo, Blair concede una lunga intervista a la Repubblica. Tony racconta: [...] «I momenti di grande crisi sono anche momenti di grande opportunità. In tempi normali sarebbe difficile per chiunque realizzare un programma ambizioso come quello delineato dal nuovo premier italiano. Ma questi non sono tempi normali per l’Italia». [...]

È una tesi che abbiamo sentito spesso, quella secondo cui bisogna sfruttare i momenti di crisi per fare riforme sgradite. Questa visione del mondo animava Mario Monti [...].

La visione di Blair non è molto diversa. «La scelta tra crescita senza riforme strutturali e austerity con le riforme è secondo me una falsa scelta», spiega l’ex premier britannico. «A mio parere occorre calibrare tre elementi: la riduzione del deficit, che è essenziale; le riforme necessarie per cambiare politica economica; e la crescita». [...].

In realtà, sappiamo da dove provengono quelle idee. Sono le stesse che circolano negli ambienti di Jp Morgan. [...]

Il 28 maggio 2013 Jp Morgan ha pubblicato un documento intitolato «Aggiustamenti nell’area euro», in cui spiega per filo e per segno come vanno riformati i Paesi del Sud Europa, tra cui l’Italia. In particolare, nel suo rapporto la banca scrive che la Costituzione italiana va cambiata. Ecco cosa dice: «I sistemi politici dei Paesi del Sud, e in particolare le loro Costituzioni [...] presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea». [...]

Secondo loro, la Costituzione italiana è socialista perché garantisce la «protezione costituzionale dei diritti dei lavoratori» e contempla «il diritto alla protesta contro i cambiamenti dello status quo politico». Più che di socialismo, si tratta di semplici principi democratici che valgono in tutti gli Stati di diritto.

Non è per fare i complottisti. Però tutta questa faccenda ha aspetti sorprendenti. La banca americana assolda come consulente e, di fatto, «lobbista», Tony Blair. Blair incontra Renzi e poi comunica ai quattro venti che il premier italiano ha molto chiare in testa le riforme che vanno fatte in Italia. Ora, abbiamo visto che genere di cambiamenti aveva in mente la grande banca d’affari per il nostro Paese. Diciamo che, nel momento in cui Renzi si gioca tutto su un referendum costituzionale, non c’è molto da star tranquilli. A quali interessi rispondono le riforme ? [...]

conflitto di interessi

Jp Morgan è stata scelta dal governo Renzi come consulente per la spinosa questione della bad bank che deve farsi carico dei crediti deteriorati delle banche italiane in crisi e come advisor nell’operazione Mps. Già così, si potrebbe notare un conflitto di interessi, visto che Jp Morgan è tra gli specialisti in titoli di Stato che determinano le sorti del nostro debito pubblico.

Però c’è un altro particolare interessante, svelato dal giornalista Stefano Sansonetti su La Notizia Giornale nel febbraio del 2016. Scrive il cronista: «Succede che a inizio gennaio Jp Morgan [...] invii ai suoi investitori e clienti un bel report in cui, senza troppi giri di parole, consiglia di tenersi alla larga dalle banche italiane. “Avoid italian banks”, c’è scritto su quel report, ovvero “evitare le banche italiane”. Da tutto questo, naturalmente, viene fuori una domanda tanto semplice quanto urgente: come diavolo è possibile che un consulente del Tesoro italiano, profumatamente pagato da via XX Settembre per aiutare gli istituti di credito nostrani a risollevarsi, poi pubblichi un report in cui consiglia a investitori sparsi in tutto il mondo di tenersi alla larga da quelle stesse banche?» Già, come è possibile?

«A leggere il report di Jp Morgan», scrive ancora Sansonetti, «i cui toni critici erano stati rivelati dal Corriere della Sera, si rimane semplicemente basiti, soprattutto se si mettono in collegamento i contenuti con il ruolo svolto in Italia dalla banca». [...]

E come abbiamo visto il nome di Jp Morgan rispunta sia a proposito della nomina di Nicola Rossi al vertice della Bpm sia nell’operazione di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena.

Insomma, il sospetto viene eccome. Ci sono forze che spingono per cambiare la faccia del nostro Paese. Ma si tratta di forze che non hanno buone intenzioni. Siamo davvero sicuri che l’azione riformatrice di Renzi non sia influenzata da queste forze? Del resto, quelli delle grandi banche e della finanza internazionale non sono gli unici interessi in campo.

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