2021-02-24
Vaccini, la Lombardia chiede mano libera per cambiare i criteri in base all’emergenza
Letizia Moratti (Getty images)
In provincia di Brescia, nel Bergamasco e a Soncino (Cremona) scatta l'arancione «rafforzato». Guido Bertolaso: «È la terza ondata»Dalle diciotto di ieri pomeriggio è scattata l'ordinanza della zona arancione «rafforzata» in provincia di Brescia, in sette Comuni del Bergamasco e a Soncino (Cremona): è prevista la chiusura delle scuole di infanzia, elementari, medie, il divieto di recarsi nelle seconde case, utilizzo di smart working dove possibile, e lo stop delle attività universitarie in presenza. Il nuovo allarme ha convinto la Regione Lombardia a rimodulare la strategia vaccinale in modo da prevedere o la somministrazione di una sola dose o il posticipo di sei mesi per la sua somministrazione. Le attività verranno quindi concentrate, nei limiti del possibile e delle linee guida del ministero, per intervenire in modo preventivo e circoscritto su aree critiche. «In particolare, partendo dai Comuni al confine tra la provincia di Brescia e di Bergamo con presenza importante di focolaio di contagio legato alle varianti e situazione di tensione legata alla saturazione delle terapie intensive locali», ha spiegato ieri il vicepresidente e assessore al Welfare lombardo, Letizia Moratti, riferendo al Consiglio regionale. Sul fronte operativo, il cambio di marcia non inciderà sulle somministrazioni agli over 80 e alle categorie della cosiddetta «fase 1 bis». La rimodulazione, che inizierà da domani, sarà mirata «su quei Comuni, quelle Province e distretti che sono più critici», ha aggiunto la Moratti, precisando anche che le quattro fasce rosse già attive (Castrezzato, Mede, Bollate e Viggiù) verranno prorogate per altri sette giorni e che «anche lì ci sarà una vaccinazione prioritaria». Intanto, sono state 10.694 le vaccinazioni eseguite ieri in Lombardia, di queste 4.190 ad anziani over 80 e 6.504 a persone più giovani; 216 sono state le seconde dosi. Al momento sono mezzo milione gli ultraottantenni che hanno aderito alla campagna. A questa mattina, fanno sapere dalla Regione, sono 493.141 le adesioni complessive, di cui 321.155 effettuate tramite il portale, quindi direttamente dai cittadini, 151.244 attraverso i farmacisti e 20.742 effettuate da medici di medicina generale. Nelle Ats Città metropolitana di Milano, Ats Brescia e Ats della montagna si è superato il 70 per cento delle adesioni degli over 80. I vaccini non mancano. Ma va gestita anche l'interazione con i vaccinandi e i vaccinatori. Se si sbilancia una delle tre componenti di questa catena cruciale per la campagna di immunizzazione, la somministrazione va in tilt, sprecando tutte le altre. È dunque inutile ritrovarsi pieni di fiale se poi non si rispetta l'ordine delle coperture o se si rimane indietro sulla supply chain di infermieri e unità mobili. Come non si stancano di ripetere gli esperti, bisogna procedere con la somministrazione per target e non per popolazione indifferenziata, garantendo la copertura soprattutto alle categorie più a rischio per abbassare la curva di mortalità e togliere pressione a ospedali, a personale tecnico sanitario che può così essere dirottato a inoculare i vaccini. Al contempo devono viaggiare in sincrono i tre strumenti indispensabili per limitare i contagi, ovvero la diagnostica, la prevenzione e la cura. Il vaccino è infatti l'arma finale ma lo stesso impegno va riservato all'organizzazione di questi altri elementi, recuperando il terreno perso soprattutto sul fronte dei tamponi: già oggi avremmo infatti dovuto avere un sistema affidabile al 95 per cento che in cinque minuti ci consenta di testare l'eventuale positività al Covid-19.La strategia lombarda perseguita con il piano di Guido Bertolaso è stata fin qui vista come una spina nel fianco, alla luce dell'impasse in cui si trova la struttura commissariale per l'emergenza. Anche perché punta a ricalibrare gli interventi: «Nella prima fase i criteri di distribuzione erano sulla base dei target, a seguito delle richieste di alcune Regioni, non tutte, si è passati a quello della popolazione. Questo criterio non ci soddisfa», aveva detto la stessa Moratti all'inizio di febbraio, chiedendo al governo (al tempo guidato da Giuseppe Conte) di avere anche la definizione centralizzata e condivisa delle priorità all'interno di ciascuna fase del piano, nelle relative categorie individuate per non trovarsi «a lottare una Regione con l'altra in maniera non corretta». Ieri in Consiglio regionale ha parlato anche Bertolaso, sottolineando che «a Brescia evidentemente ci troviamo di fronte alla terza ondata». Il livello di attenzione delle rianimazioni è stato alzato da tre a quattro e l'agenzia regionale per l'emergenza Areu ha già fatto trasportare i pazienti nelle aree limitrofe. Quella bresciana ha un'incidenza, ovvero un numero di nuovi casi, doppia rispetto al resto delle province lombarde. Il consulente per la campagna vaccinale ha spiegato che intende passare «da una logica di riduzione del danno a quella di sanità pubblica». Perché «non possono bastare soltanto i provvedimenti sulla circolazione, bisogna utilizzare tutte le armi a disposizione. E l'arma più efficace è il vaccino. Inizieremo dunque a vaccinare nei territori maggiormente colpiti con l'obiettivo di diminuire fortemente i casi e conseguentemente il livello di ospedalizzazione», ha aggiunto Bertolaso.