2022-02-11
Usano i bimbi per coprire le falle della sanità
I dati mostrano che i piccoli rischiano poco e molti luminari spiegano che ha senso lasciarli immunizzare naturalmente. Tuttavia, i pediatri accusano i genitori «no vax»: forse è più comodo che ammettere che le carenze assistenziali penalizzano pure i ragazzini.Come era fin troppo facile prevedere, la Cattedrale Sanitaria si è affrettata a elargire scomuniche. Giorgia Meloni ha dichiarato di non aver sottoposto a vaccinazione sua figlia, poco dopo Matteo Salvini ha reso noto che anche la sua bambina non ha fatto la puntura. Non hanno fatto in tempo a finire di parlare che immediatamente è partita la reprimenda. Ieri i giornali recitavano, praticamente all’unisono, lo stesso sermone: i due leader della destra sono ignoranti populisti e vanno contro «La Scienza» per motivi elettorali.Tra i più sdegnati c’era Alfredo Guarino, pediatra dell’Università Federico II di Napoli. «Fare affermazioni apodittiche di fronte a 150.000 morti è il modo sbagliato di affrontare le cose», ha dichiarato con un filo d’irritazione a Repubblica. Già, peccato che il primo a ricorrere alle verità di fede sia stato proprio lui. Che cosa c’entrino infatti i 150.000 decessi con la vaccinazione ai minori, tanto per fare un esempio, non è dato sapere. Ma ormai conosciamo il metodo utilizzato dai santoni del virus: dichiarazioni allarmistiche, sdegno simulato, emotività a pioggia.Il luminare interpellato da Repubblica, infatti, in una pagina di intervista non è riuscito a fornire un dato che fosse uno. Si è limitato, al solito, al ricatto morale. «L’unico dubbio che si può avere in questo momento», ha dichiarato, «è se si preferisce fare il vaccino o prendere il Covid. Con Omicron in giro è pressoché impensabile che un bambino arrivi alla fine dell’anno senza aver incontrato il virus». Piccolo problema: vaccinarsi non impedisce ai bambini di contrarre il virus, dunque il discorso di Guarino non sta in piedi. Non a caso, il professore - per sostenere la posizione - è stato costretto a ricorrere a mezzucci: «Il senso di colpa è comune a tutti i genitori no vax, nessuno escluso», ha affermato, grave. Come a dire: fate il vostro dovere adesso, altrimenti ve ne pentirete. Molto scientifico, come no. Il punto è esattamente questo. Gli esperti da mesi continuano a insistere affinché i genitori vaccinino i figli al di sotto dei 12 anni e mostrano una sicurezza senza pari che, purtroppo, non è sorretta da sufficienti evidenze. Sappiamo che, dall’inizio della pandemia, i bambini colpiti da forme gravi sono stati pochissimi. Su 2.332.231 casi, i ricoveri in terapia intensiva sono stati 312, i decessi 14. Nella fascia 5-11 anni, su quasi un milione di casi (901.606, stando all’ultimo report Iss) i ricoveri in terapia intensiva sono stati 62, i deceduti 13. Stando ai calcoli dell’autorevole statistico Antonello Maruotti, al di sotto dei 40 anni la percentuale di decessi è pari allo 0,00038% (e si considerano anche quelli causati dalle varianti più aggressive).Di fronte a questi numeri, per quale motivo è necessario insistere forsennatamente sull’inoculazione al di sotto dei 12 anni? Secondo Franco Locatelli, coordinatore del Cts, occorre precipitarsi a fare l’iniezione perché comunque ci sono stati morti e casi gravi anche fra gli infanti, e poi ci sono da considerare le conseguenze a lungo termine, come il long Covid. Ebbene, di recente uno studioso di provata autorevolezza come François Balloux ha scritto testuali parole: «Il primo grande studio sul long Covid nei bambini, ben realizzato e con un gruppo di controllo adeguato, conclude: “Il long Covid nei bambini è raro e principalmente di breve durata”». Lo stesso Balloux si è spinto a dichiarare quanto segue: «Se l’obiettivo fosse far diventare endemico Sars-CoV-2, i bambini sani dovrebbero essere esposti al virus, possibilmente prima che poi. Questo non è “eugenismo”; è banalissima epidemiologia delle malattie infettive». Opinioni simili sono state espresse, nei mesi scorsi, da Gian Vincenzo Zuccotti, forse il più autorevole esperto di pediatria in Italia. «Teniamo a casa solo il bambino sintomatico, che sta male, e torniamo alla normalità pre pandemia», disse.Direte: per fugare ogni dubbio bisognerebbe basarsi sui dati. Già, peccato che questi dati manchino o siano estremamente carenti. Il solito Locatelli sostiene che gli eventi avversi gravi da vaccino tra i 5 e gli 11 anni siano 1,74 su 100.000. Posto che non sono pochissimi, giova ricordare che i numeri da lui citati mercoledì in conferenza stampa si riferiscono a un lasso di tempo quasi ridicolo: appena una decina di giorni tra il 16 e il 26 dicembre 2021. Tanto basta per esibire certezze granitiche? Non scherziamo. Eppure c’è chi, come Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), non mostra nemmeno l’ombra di un dubbio: «La vaccinazione anti-Covid nelle fasce pediatriche ha fatto scendere i contagi e i ricoveri», ha detto ieri all’Adnkronos. «L’efficacia dei vaccini e l’aderenza alle immunizzazioni nella fascia 5-19 anni sono responsabili del decremento dei contagi che si sta registrando». Anche qui non è dato sapere come faccia a sostenere una cosa del genere: sulla base di quali evidenze?Ora, può anche darsi che l’inoculazione al di sotto dei 5 anni non causi alcun problema e sia una mano santa. Il fatto è che non c’è necessità di correre, non adesso almeno: non con la mitigazione del clima in arrivo, non con questa diffusione del contagio. In queste condizioni, con così pochi dati disponibili e così tante incognite, fanno benissimo mamme come Giorgia Meloni ad attendere. Tra l’altro, sorge anche un lieve sospetto. E cioè che tutto questo martellamento sull’inoculazione serva in realtà a nascondere almeno in parte altre magagne. Per la precisione, l’assenza di strutture adeguate e la mancanza di personale. Ricordate la bimba di due anni morta in Calabria? Subito si disse che non aveva il vaccino (che in quella fascia d’età ancora non è disponibile), poi saltò fuori che nella Regione mancavano le terapie intensive pediatriche. Ebbene, la stessa Annamaria Staiano della Sip che tanto insiste sui vaccini proprio ieri ha pubblicato sul Messaggero un articolo molto interessante, in cui afferma che in Italia «il diritto alla salute non è uguale per tutti i bambini, ma è condizionato dalla regione in cui si nasce e si vive». Secondo la dottoressa, «un minore che vive nel Mezzogiorno ha un rischio del 70% più elevato rispetto a un suo coetaneo del Centro Nord di dover migrare in altre regioni per curarsi. Rischio che incrementa ulteriormente se si considerano i ricoveri ad alta complessità».Capite che la domanda preme: non è che sarebbe più urgente colmare queste falle invece di insistere con il salto nel buio per i piccini? Negli ultimi giorni dalla Toscana e dalle Marche sono arrivati allarmi sulla mancanza di medici di base e pediatri, e sul sovraccarico che quelli operativi sono costretti ad affrontare. Forse il governo e i suoi servetti pensano che il vaccino basti a coprire i disastri della sanità italiana?
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)