2023-04-15
Un decreto ad hoc per Fuortes al San Carlo
Sergio Mattarella e Carlo Fuortes (Ansa)
Il paradosso: in vista del cambio dei vertici a Viale Mazzini, il governo studia una norma per offrire all’attuale ad della Rai la guida del teatro lirico di Napoli, defenestrando Stéphane Lissner con la scusa dell’età. Nicola Rao e Gianmarco Chiocci favoriti per succedere a Monica Maggioni al «Tg1».«Sorge il sole, canta il gallo, Carlo Fuortes scende da cavallo». La corsa sta finendo, in Rai tutti si preparano all’imminente ribaltone governativo che vedrà come protagoniste due figure chiave della tv pubblica targate centrosinistra: l’amministratore delegato e il direttore dell’ammiraglia dell’informazione, il Tg1 di Monica Maggioni. L’hidalgo del settimo piano di viale Mazzini ha resistito sei mesi, dopo il tragico Festival di Sanremo (con polemiche e possibili sanzioni) si è barricato in ufficio, ma alla fine sembra arrendersi: uscirà di scena prima dell’estate, anche perché la prossima poltrona è servita.Dopo aver detto no al Maggio Fiorentino e avere perso la corsa per La Scala (il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha alzato muri invalicabili), Fuortes si vede apparecchiata una prestigiosa e comoda tavola: il teatro San Carlo di Napoli. L’uomo del melodramma ha la possibilità di tornare fra tenori e soprano anche se il sovrintendente attuale, Stéphane Lissner, avrebbe ancora due anni di contratto. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, sta preparando un decreto che prevede la decadenza naturale dal ruolo al compimento dei 70 anni. E il direttore francese ne ha appunto compiuti 70 a gennaio.La mossa è propedeutica al cambio in corsa, con l’arrivo di Roberto Sergio come ad e Giampaolo Rossi come direttore generale. Il primo è un collaudato manager Rai, ex presidente dì Raiway e oggi nel cda di Raicom, il secondo è l’uomo Rai di Fratelli d’Italia per antonomasia, profondo conoscitore di ogni anfratto e di ogni curva della più grande azienda culturale del Paese. Il sentiment interno restituisce la volontà di Fuortes di tentare l’ultima difesa di Fort Alamo, su spinta dei suoi sponsor al Nazareno (soprattutto Dario Franceschini), ma un incontro con Giorgia Meloni dopo il cda del 20 aprile sul bilancio potrebbe porre la parola fine alla sceneggiata. Ormai anche in azienda la faccenda è diventata una barzelletta: l’altro ieri durante la sua pazza rassegna stampa Fiorello gli ha proposto di diventare ad di «Teleminkia» e Fuortes ha risposto con un video. «Di tutte le proposte questa è la più prestigiosa, mandami il contratto che lo firmo»; non si può dire che gli manchi il senso dell’umorismo.L’altro pezzo da novanta in bilico è la zarina Maggioni, che sta attraversando la «primavera del suo scontento» per dirla (male) alla John Steinbeck. I bene informati sottolineano che in redazione si vede poco e che non ha ancora concesso udienza al nuovo comitato di redazione perché «ritiene di essere a fine corsa». Il Tg1 va con il pilota automatico ma perde colpi: secondo i dati dell’ufficio marketing Rai di fine marzo, nell’ultimo anno l’ammiraglia ha lasciato sul terreno quasi 1 milione di telespettatori (885.000), con un calo marcato sia alle 13.30 sia nella messa cantata degli italiani alle 20. La perdita di share è dello 0,6% ufficiale, in realtà i numeri sono più preoccupanti: dal maggio dello scorso anno il metodo di calcolo è cambiato e al Tg1 è stato assegnato un bonus di 1,5 punti percentuali. Quindi il calo è del 2%.La Maggioni paga il posizionamento politico, il battesimo draghiano, qualche scivolata informativa che conferma il cuore a sinistra nonostante il tentativo di maquillage filogovernativo. Ultima, la sottovalutazione della vittoria di Massimiliano Fedriga in Friuli Venezia Giulia, con il siluro di Elena Maccanti (Lega), componente della Commissione di Vigilanza: «Spiace che il Tg1 abbia dato poco spazio. Che a viale Mazzini sentano già l’effetto Schlein?». A far calare la mannaia ci sarebbero anche il perenne malessere di redazione dopo il siluramento degli anchor men. E soprattutto il flop della rivoluzione delle Morning News, che ha portato Unomattina ai minimi termini nella fascia un tempo fortissima dalle 7 alle 8, quella definita «delle notizie al profumo di caffè». Oggi sul podio c’è proprio Fiorello - che la direttrice non volle al traino di Rai1 facendo imbufalire Fuortes - con il 18% di share (prima Rai2 faceva l’1%). E al secondo posto s’impone l’informazione regionale su Rai3 con Buongiorno Italia e Buongiorno Regione, programmi di successo con oltre il 10% di share. Anche l Maggioni è pronta a scendere da cavallo e a togliersi gli stivali per lasciare il posto a Nicola Rao o a Gianmarco Chiocci; per lei sarebbe pronto un programma informativo stile Porta a Porta in seconda serata. In Rai il paracadute è incorporato.
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