2022-06-21
Un clone di Burioni verga parole sensate su «Repubblica»
Roberto Burioni (Imagoeconomica)
La virostar della carta stampata è diversa da quella che va in tv: forse la Rai dovrebbe organizzare un dibattito tra i due.Su Repubblica da qualche tempo firma articoli un signore che talvolta dimostra di possedere una dose decente di buon senso e risponde al nome di Roberto Burioni. Con tutta evidenza si tratta di un clamoroso e anche un po’ imbarazzante caso di omonimia, perché la persona che anche ieri ha scritto in prima pagina non è e non può essere lo stesso Roberto Burioni che, negli ultimi due anni circa, ha esercitato l’antica arte della somaraggine al più alto livello professionistico. Il Burioni di Repubblica, ad esempio, ha spiegato - con grande garbo e altrettanta saggezza -che «la scienza è metodo, osservazione di dati, rigorosa significatività statistica: in altre parole cose per nulla semplici che richiedono tempo». L’altro Burioni, quello che per mesi ha pontificato da Fabio Fazio con pretesa di infallibilità, ha mostrato di avere del metodo soltanto nella pratica dell’arroganza, e ha trattato la scienza come un’appendice della sua chioma. Portandosi in giro la testa come il santissimo in processione, questo Burioni ha proferito bestialità asinine di ogni genere senza fare una piega. Di recente è riuscito a dire che lui, nel gennaio del 2020, del Covid aveva già capito tutto. Peccato che il 4 febbraio del medesimo 2020 se ne andasse in giro a dichiarare che «il virus non c’è, non bisogna preoccuparsi» e che «è molto più probabile avere un incidente stradale o essere colpito da un fulmine (che prendersi il Covid, ndr). Non ha senso preoccuparsi, non ha senso discriminare i cinesi, non ha senso evitare i ristoranti cinesi». Sempre nel 2020 questo gentiluomo dichiarava che le mascherine «non forniscono alcuna protezione dal coronavirus. Servono a non far diffondere il virus da parte di chi lo ha già contratto», salvo poi spiegare alcuni mesi dopo che le protezioni facciali erano indispensabili, per tutti e praticamente sempre. Questo Burioni - quello che va in tv e scrive libri per dire che la scienza non è democratica - ha scritto che la squadra di calcio della Roma è peggio del Covid e che i no vax avrebbero dovuto restare chiusi in casa come sorci. Nel maggio del 2021 gongolava sul suo sito, discettando del farmaco di Moderna, perché «già con una sola dose, dopo 14 giorni, lo studio della casa farmaceutica ha rilevato un’efficacia del 93% sui 3.700 partecipanti arruolati che vanno dai 12 ai 18 anni». Nel giugno del 2021, tuttavia, il genio precisava: «Il virus è cambiato in peggio. Ma due dosi di vaccino ci proteggono dalla variante Delta». Sempre del vaccino, il Burioni fuori controllo diceva che sarebbe stato in grado di «prevenire» la malattia. Quanto alle cure invece, sosteneva che non esistessero, che fossero una bufala pericolosa, salvo poi twittare: «Buone notizie: altre armi per curare i casi più gravi di Covid-19 disponibili anche nel nostro Paese». Questo Burioni (che forse è un effetto avverso di quello saggio) aveva addirittura dichiarato che «gli unici per cui non ha senso il vaccino sono i bambini sotto i 12 anni», ma pochissimo tempo dopo festeggiava perché «Aifa approva il vaccino per i bimbi 5-11 anni. Evviva!».Insomma, il Burioni televisivo le ha sparate grosse, ha insultato, offeso, parlato a vanvera, sbagliato le previsioni. Si è contraddetto, ha rimediato figure pessime, ha detto che sarebbe sparito dal video, poi però è rimasto lì, sull’emittente pubblica, a farsi trattare da santone e a promuovere i suoi libri (autobiografici?) contro i ciarlatani.Il Burioni che firma su Repubblica, invece, è posato, misura i toni. Sentite che cosa ha scritto ieri: «Se oggi - per esempio - descriviamo una nuova variante, la notizia apparirà immediatamente ma per capire la pericolosità del nuovo virus ci vorranno almeno alcune settimane. Comprensibilmente la gente, che vede il proprio futuro, i propri interessi e soprattutto la salute propria e dei propri cari messa in pericolo vorrebbe avere subito maggiori informazioni, ma queste informazioni subito non ci sono. Il massimo che si può fare è una previsione ragionata, ma anche la più ragionata delle previsioni, in una situazione completamente nuova come quella in cui ci troviamo, può risultare completamente sbagliata». Capito? Questo Burioni sì che è uno scienziato: attento, sensibile, intelligente. Il Burioni di Repubblica mostra di essersi guadagnato lauree e galloni. «La scienza non ha tra i suoi compiti quello di predire il futuro», ha vergato ancora ieri. «La scienza è osservazione rigorosa dei fenomeni, analisi puntuale dei dati, interpretazione il più possibile imparziale e attenta della realtà. Per fare tutto questo ci vuole del tempo», ha aggiunto. «Dobbiamo accettare che non tutte le nostre domande possono avere una risposta immediata e precisa. Detto questo, la scelta è tra attendere risposte circostanziate e basate sui dati oppure abbandonarsi a previsioni che come unico effetto certo hanno quello di garantire visibilità a chi le diffonde, e magari vi tolgono il sonno». Visto che roba? Sacrosanta, ne condividiamo ogni riga. Ma tanta e tale lucidità ci fa aumentare l’ansia: siamo sinceramente preoccupati che il grande pubblico possa fare confusione fra i due Burioni, scambiando il savio di Repubblica per l’esagitato sobillatore che si esibisce da Fazio.Avanziamo dunque una modesta proposta: la Rai (ma va bene anche un ateneo pubblico) dovrebbe organizzare un confronto fra gli omonimi. In questo modo, il Burioni 1 (quello di Repubblica) potrebbe spiegare al Burioni 2 (il fanatico televisivo) che la scienza non si fa con le sparate e i Tweet, che i dati vanno presi in considerazione anche se ti smentiscono, che la realtà è più importante dell’ideologia, che atteggiarsi a guru garantisce fama, incassi robusti e falsi amici, ma fa perdere in autorevolezza. Sì, speriamo davvero che un confronto simile si faccia. Così il Burioni 1 potrà finalmente dire al Burioni 2 la sacrosanta verità: «Somaro è chi il somaro fa. E tu lo hai fatto abbastanza».