2022-09-19
Offensiva Ue: 7,5 miliardi di «multa» a Orbán
Dopo la risoluzione dell’Europarlamento, la Commissione chiede al Consiglio di bloccare un terzo dei fondi di coesione destinati all’Ungheria agitando il rischio corruzione. Pure il Pnrr è fermo. Gentiloni gongola: «Difendiamo Stato di diritto e bilancio comune».La Commissione europea ha proposto al Consiglio di sospendere un terzo dei fondi di coesione per Budapest nel periodo 2021-2027: sono circa 7,5 miliardi di euro (su un totale di 21). L’Ungheria, secondo i commissari, sarebbe un pericolo per il bilancio Ue a causa della sua «sistematica violazione dei principi dello stato di diritto». I fondi di coesione servono a ridurre il divario economico e sociale fra le diverse regioni europee, quindi sono di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’economia ungherese. La decisione finale spetterà al Consiglio, che voterà a maggioranza qualificata, entro un minimo di un mese e un massimo di due, dalla proposta dei commissari.unanimità «Difendiamo i valori dello Stato di diritto e proteggiamo il bilancio comune europeo. Le autorità ungheresi sono chiamate a rispondere con misure correttive concrete», ha commentato con soddisfazione il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni. Questa proposta arriva all’indomani della relazione del Parlamento europeo che il 15 settembre ha bollato Budapest come «un regime ibrido di autocrazia elettorale» denunciando gli «sforzi deliberati e sistematici del governo ungherese» contro i valori dell’Ue e ha chiesto al Consiglio di agire, attivando l’articolo 7, che prevede sanzioni fino alla sospensione dei diritti di voto.Detto fatto. Il collegio dei commissari si è riunito ieri mattina e ha approvato all’unanimità la proposta. Il meccanismo sulla condizionalità dello Stato di diritto è entrato in vigore il primo gennaio 2021, ma è diventato operativo di fatto solo in primavera dopo che la Corte di giustizia dell’Ue si è espressa a favore dello strumento. Quindi il 27 aprile la Commissione ha avviato la procedura inviando una notifica scritta a Ungheria e Polonia. La partita però non è chiusa perché il governo ungherese si è impegnato ad attuare una serie di misure in accordo con Bruxelles che Budapest definisce «concessioni»: dall’istituzione di un’autorità indipendente anticorruzione a una riforma degli appalti e a tutta una serie di altre misure in chiave di lotta alla corruzione. L’Ungheria insomma è intenzionata a chiudere la vertenza politica entro novembre per non perdere quei fondi, fondamentali per l’economia del Paese. Non finisce qui però, perché se Budapest non attuerà i 17 correttivi promessi, anche i fondi del Recovery «potranno essere sospesi». In ogni caso adesso la palla passa al Consiglio; la maggioranza qualificata richiede il sì di almeno 15 Stati membri rappresentanti il 65% della popolazione Ue, mentre per la minoranza di blocco servono almeno quattro Paesi Ue che rappresentino il 35% della popolazione. La Polonia, che a sua volta potrebbe finire sotto procedura, probabilmente voterà contro. Altri Paesi come la Romania non sono convinti del meccanismo dello Stato di diritto e quindi non è detto che votino a favore. Anche l’Italia potrebbe opporsi, con Matteo Salvini e Giorgia Meloni che spesso hanno mostrato simpatie per il governo di Viktor Orbán. A tal proposito infatti la leader di Fratelli d’Italia ha detto: «Non sono d’accordo con l’Europa a proposito dell’Ungheria. La Polonia è in prima fila sullo scontro con la Russia, si carica da sola i profughi dall’Ucraina. Noi non dobbiamo spingere Paesi europei verso la Russia, ma portarli verso di noi. Io sono d’accordo con un’Europa seria. Orbán farà le sue scelte, ma io non faccio quello che dice Orbán. Io non faccio quello che dice nessuno. Io guardo solo all’interesse nazionale italiano». Matteo Salvini invece ha risposto alle accuse di Enrico Letta che ha paragonato la piazza di Pontida a una provincia dell’Ungheria: «Quelli di sinistra hanno una passione per la geografia, oggi è l’Ungheria, ieri la Russia, o la Finlandia... Sull’Ungheria io rispetto le scelte democratiche di tutti, Orbán qualcuno la fa giusta, qualcuna la sbaglia». Se questa decisione dovesse passare, creerebbe senz’altro un precedente. Si lega infatti il concetto di Stato di diritto a quello della gestione finanziaria, ma in che modo? Si richiede che tutti i poteri pubblici agiscano entro i limiti fissati dalla legge e che le azioni politiche siano in linea con i valori della democrazia nel rispetto dei principi stabiliti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. pressioniIn sostanza questo legame si fonda sul fatto che solo gli Stati che agiscono in conformità con la legge possano garantire una sana gestione dei conti pubblici. Il meccanismo però non sanziona tutte le violazioni dello Stato di diritto ma solo quelle per cui la Commissione è in grado di dimostrare un impatto sul bilancio europeo. I commissari ritengono che il caso Ungheria rispetti queste condizioni e faranno pressione in Consiglio spingendo sul fatto che i soldi dei cittadini europei sono in pericolo.
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