La Toscana mette una bandierina politica sul fine vita. La data dell’11 febbraio a molti fa venire in mente la stipula dei Patti Lateranensi, con i quali un grande passo storico politico-sociale-laico e religioso ha permesso un importante riconoscimento sotto vari profili. Ad altri, la giornata del malato, nella quale si vuole ricordare una fragilità, quella del malato che non definisce l’individuo, ma che può diventare l’occasione per scoprire la bellezza e il valore di ciascuno, anche mentre si sperimentano le difficoltà. Altri invece ricorderanno questa data per l’approvazione della legge regionale sul suicidio assistito o, meglio, eutanasia, perché è questa la realtà della proposta di legge Cappato. Sotto mentite spoglie, per un mero servilismo politico burocratico, i consiglieri della sinistra toscana, pur battendosi il petto in Chiesa, hanno «dovuto» procedere, vista l’inerzia del Parlamento su tale questione, secondo loro, semplicemente obbligando al cambio del titolo della proposta di legge sostituendola a mero passo amministrativo, quasi lavandosene le mani, nel consentire procedure, modi e tempi di quanto già esplicitato dalle sentenze della Corte Costituzionale.
Forse, però, non si sono resi conto che, non volendo, sono caduti nella loro stessa trappola, a causa della prevalenza di un interesse di partito che hanno privilegiato, in vista delle prossime elezioni elettorali, e non certo la finalità di salvaguardare la cura e la dignità della persona.
Infatti il problema è il cosiddetto problema della fallacia naturalistica. Giovanni Paolo II ha più volte specificato il senso della vita e il suo valore non negoziabile da parte di nessuno ordinamento. La vita cristiana è una vita umana e a volte ci sono vari inciampi e gravi cadute. Il cristiano sa che non serve indugiare nelle cadute, ma rialzarsi e risollevarsi. Solo attraverso questo costante lavoro si può veramente formare una persona completa, padrona delle sue scelte. Ci sarà la possibilità di risollevarsi per quei consiglieri regionali che si dichiarano prontamente cattolici? Mi chiedo come sia possibile non riconoscere le chiare incertezze che la «presunta vittoria del Pd» abbia scatenato sull’intera penisola italiana e le gravi conseguenze che scatenerà. In primis, la mera derubricazione del titolo proposto da Cappato non ha eliminato la sua incompetenza costituzionale visto che trattasi sempre di materie, quelle del fine vita, di competenza esclusiva del Parlamento.
Secondo elemento, alcun principio di eguaglianza viene garantito a tutela del cittadino malato, anzi verrà alimentato un macabro turismo della morte, che andrà a discapito della tutela della vita, come valore non negoziabile. Come ha osservato argutamente un noto docente di diritto costituzionale toscano, Leonardo Bianchi, «la Toscana poteva attivarsi in conferenza Stato Regioni e, per stimolo e impulso, esercitare insieme ad altre l’iniziativa legislativa di ogni Consiglio regionale verso le Camere; perché non l’ha fatto?». Me lo chiedo anche io. Forse non ne erano a conoscenza? Altro capitolo da sviluppare e veramente implementare, riguarda le cure palliative, la sedazione palliativa e tutte le altre cure di accompagnamento a un fine vita dignitoso. Non si parla di «dolce morte», che definisco un assurdo ossimoro, ma ciò che veramente rende dignitoso, non sofferto e rispettoso della persona umana, come previsto dalla Carta costituzionale e dal valore cristiano della sacralità della vita.
Di Michela Cinquilli, avvocato canonista e docente Irc
Per la scelta della scuola superiore non è più tempo di affidarsi al passaparola. Anche quest’anno il ministero ha concesso più tempo, per consentire scelte più ponderate alle famiglie, prorogando al 10 febbraio l’inoltro della domanda sulla piattaforma online Unica. In particolare, la scelta della scuola superiore rappresenta ancora oggi uno dei momenti più importanti nella vita di un giovane, in quanto la poliedricità degli indirizzi offerti in campo educativo spaziano in un ventaglio di offerte che rendono ancora più complessa la decisione finale. In questo mare magnum di offerta educativa è proprio l’orientamento, il passaggio fondamentale per compiere la scelta, anche se il cammino non è mai semplice tra desideri personali, pressioni familiari, aspettative sociali e l’incertezza sul futuro.
Se da un lato ascoltiamo l’appello del Papa dinanzi ad una «catastrofe educativa» per causa di guerre, migrazioni e povertà, dall’altra parte si assiste ad una vera e propria indifferenza dinanzi alla scelta se avvalersi o non avvalersi della religione cattolica, proprio in forza dell’accordo di revisione del Concordato del 1984 e la successiva legge di ratifica del 1985 che ha portato l’insegnamento della religione cattolica ad essere oggi una disciplina scolastica aperta, aggiornata dal punto di vista pedagogico e didattico, per il tramite della complessa e attenta formazione dei suoi docenti, rivolta ai bisogni educativi delle persone e condotta nel rispetto più assoluto della libertà di coscienza di ognuno. Un valido momento di studio e di dialogo.
Proprio in forza della laicità dello stato sarebbe opportuno, nella libertà di scelta, far conoscere adeguatamente proprio in sede di orientamento la complessa normativa che riguarda la scelta di avvalersi o di non avvalersi della religione cattolica, proprio perché anch’essa rappresenta un campo di scelta da valorizzare nel caricamento della piattaforma Unica, rendendo così pienamente consapevoli genitori ed alunni sulla strada da percorrere. Infatti, dalla scelta operata tra una «avvalenza» o una «non avvalenza», ne deriverà un’altra possibile strada da percorrere, ossia dall’inizio del nuovo anno scolastico, la scuola provvederà per il tramite del referente scolastico a reperire il modello per la scelta della materia alternativa o dello studio assistito, o dell’uscita da scuola salvo i regolamenti scolastici. È bene sapere che l’insegnamento della religione cattolica si costruisce intorno a questi principi fondamentali: viene garantito dalla scuola, con una dignità formativa e culturale analoga a quella delle altre discipline, attraverso un duplice riconoscimento quello della cultura religiosa come strumento per comprendere la realtà e quale risposta rilevante al bisogno di significato che ciascuno ha in sé e quello della rilevanza dei principi del cattolicesimo come parte del patrimonio storico del popolo italiano e viene svolto in conformità alla dottrina della Chiesa, presentando in maniera coerente la cultura del cattolicesimo come sistema significativo di interpretazione della realtà, che ha molteplici connessioni ed effetti sulla storia e sull’attualità dei fenomeni culturali generali. Tutte queste argomentazioni sono peraltro parte integrante di discipline scolastiche specifiche nel curriculum dello studente, mi riferisco a Storia, Storia dell’Arte e Italiano, materie con le quali vige una elevata interdisciplinarità finalizzata alla formazione integrale dell’essere umano. Infatti l’insegnamento della religione è offerto a tutti perché è rispondente alle finalità della scuola, proponendosi come attività integrata nel complesso dell’esperienza didattica. Con esso, come per ogni disciplina, ci si propone l’acquisizione di conoscenze specifiche, la trasmissione di informazioni corrette e pertinenti, una competenza culturale organica nel rispetto dello spirito critico, delle convinzioni e della libertà dello studente. Il carattere di non obbligatorietà dell’insegnamento della religione cattolica, è proprio nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori. L’Irc, nell’attuale contesto multiculturale, mediante la propria proposta, promuove tra gli studenti la partecipazione ad un dialogo autentico e costruttivo, educando all’esercizio della libertà in una prospettiva di giustizia e di pace. Prendendo quindi spunto dalle parole di papa Francesco in occasione della Giornata mondiale della gioventù, che rivolgendosi ai giovani li chiamò «pellegrini del sapere», rivolse loro specifiche domande che sono le stesse che mi permetto di rivolgere ai lettori all’atto della scelta sulla avvalenza di religione per il prossimo anno scolastico: cosa volete vedere realizzato nella vostra vita e nel mondo? Quali cambiamenti, quali trasformazioni? E in che modo l’esperienza che fate a scuola può contribuirvi? Cercate e rischiate! Abbiate il coraggio di sostituire le paure con i sogni! Noi abbiamo fiducia in voi. Possa l’Irc, con il contributo di tutti, sostenere le vostre famiglie nel compito educativo e accompagnare ciascuno di voi nell’avventura della scuola e della vita. Infatti grazie alla visione unitaria della conoscenza, alla consapevolezza delle interconnessioni delle discipline, anche «l’ora di religione» può essere la chiave di volta della complessità del reale. Saper ascoltare, valutare criticamente le argomentazioni altrui, ragionare con logicità, individuare possibili soluzioni ed essere in grado di individuare le possibili soluzioni, trasformando le criticità in opportunità di crescita umana, tra stimoli e sfide di una complessità umana, sempre con un occhio attento alla inclusione, alla giustizia sociale e alla innovazione didattica, questa è l’ora di religione oggi. Buona scelta a tutti.




