Oggi ricorre l'850° anniversario del martirio di San Tommaso Becket, avvenuto il 29 dicembre 1170. Tommaso Becket era uno statista, uno studioso, un cancelliere, un prete, un arcivescovo e un leone della libertà religiosa.
Prima che la Magna Carta fosse redatta, prima che il diritto al libero esercizio della religione fosse sancito come la prima libertà dell'America nella nostra gloriosa Costituzione, Tommaso ha dato la sua vita in modo che, come disse, «la Chiesa raggiungesse la libertà e la pace».
Figlio di uno sceriffo londinese e una volta descritto come «un chierico di umili origini» dal re che lo fece uccidere, Tommaso Becket divenne il capo della Chiesa in Inghilterra. Quando la Corona tentò di intromettersi negli affari della casa di Dio attraverso le Costituzioni di Clarendon, Tommaso si rifiutò di firmare l'oltraggioso documento. Quando il furioso re Enrico II minacciò di farlo arrestare per oltraggio all'autorità reale e chiese perché questo prete «povero e umile» avesse osato sfidarlo, l'arcivescovo Becket rispose «Dio è il sovrano supremo, al di sopra dei re» e «dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini».
Poiché Tommaso non acconsentì a rendere la Chiesa asservita allo Stato, fu costretto a rinunciare a tutte le sue proprietà e a fuggire dal proprio Paese. Anni più tardi, dopo l'intervento del Papa, Becket fu autorizzato a tornare e continuò a resistere alle ingerenze oppressive del re nella vita della Chiesa. Alla fine, il re ne ebbe abbastanza della ferma difesa della fede religiosa di Tommaso Becket e, secondo quanto riferito, esclamò costernato: «Nessuno mi libererà di questo prete impiccione?».
I cavalieri del re risposero all'appello e andarono alla cattedrale di Canterbury per intimare a Tommaso Becket un ultimatum: cedere alle richieste del re o morire. La risposta di Tommaso risuona in tutto il mondo e attraverso i secoli. Le sue ultime parole su questa terra furono le seguenti: «Per il nome di Gesù e la protezione della Chiesa, sono pronto ad abbracciare la morte». Vestito con abiti sacri, Tommaso fu ucciso dove si trovava, all'interno delle mura della sua chiesa.
Il martirio di Tommaso Becket ha cambiato il corso della storia. Alla fine ha portato numerose limitazioni costituzionali al potere dello Stato sulla Chiesa in tutto l'Occidente. In Inghilterra, l'uccisione di Becket portò alla dichiarazione della Magna Carta 45 anni dopo, secondo cui «[la] Chiesa inglese sarà libera, e avrà i suoi diritti immutati e le sue libertà intatte».
Quando l'arcivescovo si rifiutò di consentire al re di interferire negli affari della Chiesa, Tommaso Becket si trovava all'incrocio tra Chiesa e Stato. Quella posizione, dopo secoli di oppressione religiosa sostenuta dallo Stato e guerre di religione in tutta Europa, alla fine portò all'istituzione della libertà religiosa nel Nuovo Mondo. È grazie a grandi uomini come Tommaso Becket che il primo presidente americano, George Washington, poté proclamare più di seicento anni più tardi che, negli Stati Uniti, «tutti possiedono egualmente libertà di coscienza e immunità di cittadinanza» […].
La morte di Tommaso Becket costituisce un monito potente e senza tempo, volto a rammentare a ogni americano che la nostra libertà dalla persecuzione religiosa non è un semplice lusso o un incidente della storia, ma piuttosto un elemento essenziale della nostra libertà. È il nostro inestimabile tesoro ed eredità. Ed è stato ottenuto con il sangue dei martiri.
Come americani, siamo stati inizialmente uniti dalla nostra convinzione che «la ribellione ai tiranni è obbedienza a Dio» e che difendere la libertà è più importante della vita stessa. Se vogliamo continuare ad essere la terra dei liberi, nessun funzionario governativo, nessun governatore, nessun burocrate, nessun giudice e nessun legislatore deve poter decretare ciò che è ortodosso in materia di religione o richiedere a chi ha fede religiosa di violare la sua coscienza. Nessun diritto è più fondamentale per una società pacifica, prospera e virtuosa del diritto di seguire le proprie convinzioni religiose. Come ho dichiarato in piazza Krasiński a Varsavia, in Polonia, il 6 luglio 2017, il popolo d'America e il popolo del mondo gridano ancora: «Vogliamo Dio».
In questo giorno, celebriamo e riveriamo la coraggiosa presa di posizione di Tommaso Becket per la libertà religiosa e riaffermiamo la nostra richiesta di porre fine alla persecuzione religiosa in tutto il mondo. Nel mio storico discorso alle Nazioni Unite dello scorso anno, ho chiarito che l'America è al fianco dei credenti di ogni Paese che chiedono soltanto la libertà di vivere secondo la fede che è nei loro cuori. Ho anche affermato che i burocrati internazionali non hanno assolutamente alcun motivo per attaccare la sovranità delle nazioni che desiderano proteggere la vita innocente, riflettendo la convinzione degli Stati Uniti e di molti altri Paesi che ogni bambino - nato e non nato - è un dono sacro di Dio. All'inizio di quest'anno, ho firmato un ordine esecutivo per dare la priorità alla libertà religiosa come dimensione centrale della politica estera degli Stati Uniti. Abbiamo ordinato a ogni ambasciatore - e agli oltre tredicimila funzionari dello United States foreign service - in più di 195 Paesi di promuovere, difendere e sostenere la libertà religiosa come un pilastro centrale della diplomazia americana.
Preghiamo per i credenti di ogni luogo, che subiscono persecuzioni per la loro fede. Preghiamo in particolare per i loro pastori coraggiosi e motivanti - come il cardinale Joseph Zen di Hong Kong e il pastore Wang Yi di Chengdu - che sono instancabili testimoni della speranza. Per onorare la memoria di Tommaso Becket, i crimini contro le persone di fede devono cessare, i prigionieri di coscienza devono essere liberati, le leggi che limitano la libertà di religione e di credo devono essere abrogate e i deboli, gli indifesi e gli oppressi devono essere protetti. La tirannia e l'omicidio che sconvolgevano la coscienza del Medioevo non devono mai ripetersi. Finché l'America resisterà, difenderemo sempre la libertà religiosa. Una società senza religione non può prosperare. Una nazione senza fede non può resistere, perché la giustizia, la bontà e la pace non possono prevalere senza la grazia di Dio.
Ora, quindi, io, Donald J. Trump, presidente degli Stati Uniti d'America, in virtù dell'autorità conferitami dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti, con la presente proclamo il 29 dicembre 2020 come 850° anniversario del martirio di San Tommaso Becket. Invito il popolo degli Stati Uniti a osservare la giornata nelle scuole, nelle chiese e nei luoghi consueti di incontro con cerimonie appropriate in commemorazione della vita e dell'eredità di Tommaso Becket.
In fede di che, ho apposto la mia firma in questo ventottesimo giorno di dicembre, nell'anno di nostro Signore Duemilaventi, e il duecentoquarantacinquesimo dall'indipendenza degli Stati Uniti d'America.
Traduzione
di Stefano Graziosi
[…] Non potrebbe esserci posto migliore per celebrare l'indipendenza dell'America, se non sotto questa magnifica, incredibile, maestosa montagna monumentale, dedicata ai più grandi americani che siano mai vissuti. Oggi, rendiamo omaggio alle vite eccezionali e alle straordinarie eredità di George Washington, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln e Teddy Roosevelt. Sono qui come vostro presidente per proclamare davanti al Paese e davanti al mondo che questo monumento non sarà mai profanato, questi eroi non saranno mai sfregiati, il loro retaggio non sarà mai distrutto, i loro successi non saranno mai dimenticati e il Monte Rushmore resisterà per sempre come tributo eterno ai nostri antenati e alla nostra libertà. […]
La nostra nazione sta assistendo a una campagna spietata per spazzare via la nostra storia, diffamare i nostri eroi, cancellare i nostri valori e indottrinare i nostri figli. Folle rabbiose stanno cercando di abbattere le statue dei nostri fondatori, sfigurare i nostri monumenti più sacri e scatenare un'ondata di crimine violento nelle nostre città. Molte di queste persone non hanno idea del perché lo stiano facendo, ma alcuni sanno esattamente che cosa stanno facendo. Pensano che il popolo americano sia debole, molle e sottomesso. Ma no, il popolo americano è forte e orgoglioso e non permetterà che il nostro Paese e tutti i suoi valori, la sua storia e la sua cultura gli siano sottratti. Una delle loro armi politiche è cancellare la cultura, scacciare le persone dal loro lavoro, gettare nella vergogna chi dissente e chiedere la totale sottomissione di chiunque non sia d'accordo. Questa è la definizione stessa di totalitarismo, ed è completamente estranea alla nostra cultura e ai nostri valori e non ha assolutamente posto negli Stati Uniti d'America. Questo attacco alla nostra libertà, alla nostra magnifica libertà deve essere fermato e sarà fermato molto rapidamente. Non tuteleremo questo movimento pericoloso, proteggeremo i figli della nostra nazione da questo assalto radicale e preserveremo il nostro amato stile di vita americano. Nelle nostre scuole, nelle nostre redazioni, persino nelle nostre sale riunioni aziendali, c'è un nuovo fascismo di estrema sinistra che richiede fedeltà assoluta. Se non parlate la sua lingua, non eseguite i suoi rituali, non recitate i suoi mantra e non seguite i suoi comandamenti, allora sarete censurati, banditi, inseriti nella lista nera, perseguitati e puniti. Non succederà a noi. Non fate errori. Questa rivoluzione culturale di sinistra è progettata per rovesciare la Rivoluzione americana. In tal modo distruggerebbero la stessa civiltà che ha salvato miliardi di persone dalla povertà, dalle malattie, dalla violenza e dalla fame e che ha portato l'umanità a nuovi livelli di successo, scoperta e progresso. Per renderlo possibile, sono determinati a demolire ogni statua, simbolo e memoria della nostra eredità nazionale. […] Questo è il motivo per cui sto schierando le forze dell'ordine federali per proteggere i nostri monumenti, arrestare i rivoltosi […]
Il nostro popolo ha una grande memoria. Non dimenticherà mai la distruzione di statue e monumenti, dedicati a George Washington, Abraham Lincoln, Ulysses S. Grant, abolizionisti e molti altri. Il caos violento che abbiamo visto nelle strade e nelle città che sono gestite dai democratici liberal è il risultato prevedibile di anni di estremo indottrinamento e faziosità nell'istruzione, nel giornalismo e in altre istituzioni culturali. Contro ogni legge della società e della natura, ai nostri figli viene insegnato a scuola a odiare il proprio Paese e a credere che gli uomini e le donne che l'hanno costruito non fossero eroi ma persone cattive. La visione radicale della storia americana è una rete di bugie, ogni visione viene rimossa, ogni virtù viene oscurata, ogni motivazione viene alterata, ogni fatto viene distorto e ogni difetto è amplificato fino a quando la storia non viene epurata […]. Questo movimento sta attaccando apertamente l'eredità di ogni persona sul Monte Rushmore. Hanno macchiato il ricordo di Washington, Jefferson, Lincoln e Roosevelt. […]
Nessun movimento che cerca di smantellare queste preziose eredità americane può nutrire nel profondo un amore per l'America. Non può succedere. Nessuna persona che tace sulla distruzione di questa eredità splendente può condurci a un futuro migliore. L'ideologia radicale che attacca il nostro Paese avanza sotto la bandiera della giustizia sociale, ma in verità finirebbe col demolire sia la giustizia che la società. Trasformerebbe la giustizia in uno strumento di divisione e vendetta e trasformerebbe la nostra società libera e inclusiva in un luogo di repressione, dominio ed esclusione. Vogliono zittirci, ma non saremo messi a tacere. […]
Dichiariamo che gli Stati Uniti d'America sono la nazione più giusta ed eccezionale mai esistita sulla terra. Siamo orgogliosi del fatto che il nostro Paese sia stato fondato sui principi giudaico-cristiani e comprendiamo che questi valori hanno fatto progredire notevolmente la causa della pace e della giustizia in tutto il mondo. Sappiamo che la famiglia americana è il fondamento della vita americana. Riconosciamo il solenne diritto il dovere morale di ogni nazione a mettere in sicurezza i propri confini e stiamo costruendo il muro. Ricordiamo che i governi esistono per proteggere la sicurezza e la felicità dei propri popoli. […] Siamo il Paese di Andrew Jackson, Ulysses S. Grant e Frederick Douglass. Siamo la terra di Wild Bill Hickok e Buffalo Bill Cody. Siamo la nazione che ha dato origine ai fratelli Wright, ai Tuskegee Airmen, a Harriet Tubman, a Clara Barton, a Jesse Owens, al generale George Patton, al grande Louis Armstrong, ad Alan Shepard, ad Elvis Presley e a Muhammad Ali, e solo l'America avrebbe potuto creare tutti loro. Nessun altro posto.




