2020-09-09
Trump ha un asso nella manica: i suoi nemici
Donald Trump (Drew Angerer, Getty Images)
Nel corso del primo mandato, i democratici si sono concentrati sul tentativo di affossarlo per via giudiziaria anziché lottare sul terreno politico. Il presidente, nonostante un profilo divisivo e toni spesso oltre le righe, si è costruito la chance di fare il bis. La sala è avvolta da un silenzio solenne. John Roberts, presidente della Corte Suprema, anche se non è affatto necessario, alza il tono della sua voce e scandisce bene le sue parole. «Donald Trump è scagionato da tutte le accuse. Non ha abusato del suo potere, non ha ostacolato il lavoro del Parlamento». In base alla Costituzione americana, quando il Senato assume le funzioni di tribunale che giudica il presidente, a presiederlo non è come di solito il vicepresidente (che sarebbe in potenziale conflitto) ma il presidente della Corte Suprema. I senatori democratici sono scuri in volto. L'azzardo dell'impeachment non soltanto non è riuscito, ma sta trasformandosi in un boomerang a vantaggio di Trump. Solo un senatore repubblicano ha violato le consegne del partito, è Mitt Romney, sconfitto da Obama nelle presidenziali del 2012, ma da sempre acerrimo nemico di Trump. Ha unito il suo voto a quello dei 47 democratici portando a 48 i favorevoli all'impeachment, una quota molto lontana dalla maggioranza di 61 voti richiesti dalla Costituzione. Il nocciolo delle accuse è la famosa telefonata fatta dal presidente il 25 luglio 2019 al neoeletto omologo dell'Ucraina, l'ex comico Volodymyr Zelens'kyj, nella quale avrebbe chiesto di insistere su un'indagine penale a carico di Hunter Biden, figlio di Joe Biden, vicepresidente di Obama e allora candidato alle primarie democratiche, poi diventato il suo diretto concorrente. I giornali italiani, perlopiù, non si tradiscono neanche in questa occasione: si concentrano sul raccontare il discorso del senatore dissidente Romney e dedicano poche righe alle ragioni di diritto che hanno condotto all'assoluzione di Trump. Quello dei democratici si rivela essere l'ultimo tentativo di eliminare l'odiato «The Donald» per via giudiziaria. Il senatore repubblicano Lindsey Graham, vecchio conservatore non trumpiano ma grande amico di John McCain, osserva che «il desiderio di mettere sotto accusa Trump è nato lo stesso giorno in cui ha giurato da presidente». Da allora, i democratici, più che contrastarlo sul terreno politico, sono andati a caccia di potenziali accuse da spendere per costruire un'accusa di impeachment. Alan Dershowitz, il grande avvocato progressista, famoso per le battaglie sui diritti civili, che ha difeso il presidente, spiega che c'è stato un uso politico dell'impeachment per fatti che possono non piacere politicamente, ma che non sono giuridicamente rilevanti.colpi bassi [...] La speaker democratica alla Camera, Nancy Pelosi, perde il suo tradizionale stile garbato e composto, e attacca al veleno il mite Mitch McConnell, capogruppo repubblicano al Senato, definendolo un «leader canaglia che in modo codardo è venuto meno al suo dovere di difendere la Costituzione». Lui mantiene la calma e replica in maniera composta: «I democratici accettino l'esito del voto al Senato sull'impeachment e rifuggano dalla “tentazione tossica" di continuare la battaglia personalizzando. Non possiamo lasciare che la febbre partigiana distrugga le nostre istituzioni: spero che un giorno guarderemo indietro a questo voto e diremo che quel giorno la febbre ha iniziato a scendere». Alla fine, nella foga di perseguire Trump, i democratici hanno finito con l'accendere i riflettori sul ruolo e gli affari di Robert Hunter Biden, secondogenito di Joe Biden, lobbista, fondatore di una società di consulenza internazionale, la Rosemont Seneca Partners, e chiacchierato per essere stato membro del consiglio di amministrazione della Burisma Holdings, grande produttore di gas naturale in Ucraina. Una partecipazione quantomeno «curiosa», come ha scritto il Guardian, giornale solitamente critico verso Trump, perché Biden figlio «non aveva esperienza nel settore del gas ed è difficile non pensare che la motivazione principale fosse la sua parentela». [...] Il 4 e il 5 febbraio 2020 sono due date chiave per la presidenza Trump, da cerchiare con il rosso: prima il discorso sullo Stato dell'Unione, poi l'assoluzione all'Unione. [...] Ad attenderlo sullo scranno più alto ci sono il vicepresidente Mike Pence e la speaker della Camera Nancy Pelosi, vestita, come tutte le altre parlamentari democratiche, con un elegantissimo tailleur bianco per richiamare l'attenzione sul tema della discriminazione delle donne. Quasi tutti gli uomini di parte repubblicana indossano, invece, una cravatta rossa amaranto, che è il colore del Grand Old Party. Ci sono tutti i big del governo a cominciare dal segretario di Stato Mike Pompeo e dal segretario al Tesoro Steve Mnuchin; unico membro del gabinetto non presente è il segretario agli Interni David Bernhardt, che segue il discorso da una località segreta sotto protezione, perché è il «sopravvissuto designato», colui che, in caso di un attentato o catastrofe che elimini tutti i membri dell'esecutivo, è chiamato a garantire la continuità del governo. Paul D. Irving, sergente alle Armi, definizione che indica il capo della sicurezza della Camera dei rappresentanti, urla con voce stentorea: «The president of the United States!». L'applauso che segue l'annuncio è fragoroso. Trump consegna ai due presidenti una cartellina in pelle con dentro una copia del suo discorso, ma non stringe la mano a Nancy Pelosi che gliela porge. La speaker della Camera subito restituisce la scortesia, perché, nel dare la parola al presidente, omette la formula tradizionale «Ho il privilegio e l'onore...», limitandosi a dire: «Il presidente degli Stati Uniti». Donald Trump ha difficoltà a iniziare il suo discorso perché è sommerso dalle acclamazioni: Four more years!, «altri quattro anni», scandiscono i deputati e i senatori repubblicani. È lo stesso presidente a invitare la platea a prendere posto e ascoltare. «Abbiamo raggiunto risultati incredibili, e la nostra nazione è di nuovo rispettata nel mondo. Il nostro paese non è mai stato così forte, abbiamo sconfitto il declino dell'America» proclama nelle prime battute, rivendicando la realizzazione dei punti del suo programma: l'accordo con la Cina, il taglio delle tasse, il calo della disoccupazione, l'aumento costante del Pil e della produttività, l'avvio del dialogo in Medio Oriente, la trattativa con la Corea del Nord. A sorpresa, perché non prevista alla vigilia, Trump segnala la presenza in aula del leader democratico venezuelano Juan Guaidó, colui che si oppone al regime del dittatore Maduro. È un colpo riuscito che spiazza i democratici. popolare[...] Tra il pubblico siede Amy Williams, moglie di un militare americano che presta servizio in Afghanistan, insieme ai suoi due figli: Eliana di sei anni e Rowan di tre. Non immagina cosa accadrà di lì a poco. Amy è stata invitata dalla First Lady. Trump all'improvviso, in un passaggio del suo discorso, annuncia che è lì anche il sergente Townsend Williams, che riabbraccia moglie e figli. I repubblicani si commuovono, i democratici si alzano in piedi ad applaudire. L'ultima sorpresa è per Janivah Davis, una bambina che frequenta la quarta elementare a Philadelphia. Janivah siede accanto alla madre Stephanie. Nel presentarle alla platea, Trump spiega che Stephanie Davis è una madre single e non ha le risorse economiche per mandare la figlia nella scuola che desidera frequentare, anche perché il governatore democratico della Pennsylvania ha limitato il diritto di scelta degli istituti. Il presidente annuncia che alla bambina sarà assegnata una borsa di studio affinché il suo desiderio possa essere esaudito. Per i democratici questo è lo «show di Trump»: alcune deputate del partito dell'asinello hanno disertato la cerimonia, altre vanno via prima. Alla fine, mentre l'emiciclo applaude, Nancy Pelosi compie un gesto impensabile, stracciando in maniera plateale il discorso che Trump le aveva dato in apertura. «Ha distrutto la verità, così ho distrutto il suo discorso. Ciò che abbiamo ascoltato è stata una vergogna» dirà per giustificare il suo gesto. Gli esponenti repubblicani si scateneranno sui social dopo l'assoluzione del presidente dalle accuse di impeachment, imitando la speaker, «strappando» l'ordine del giorno parlamentare sull'impeachment.lanciato «Assolto a vita» scrive il repubblicano Kevin McCarthy, pubblicando una sua foto mentre strappa i fogli. Per gli appassionati di storia la vicenda finirà nei manuali scolastici: Donald Trump è il terzo presidente americano a essere processato dal Congresso e il quarto a finire sotto inchiesta. Prima di lui Andrew Johnson nel 1868, Bill Clinton nel 1998, e Richard Nixon, che nel 1974 si dimise prima di essere formalmente incriminato con una votazione della Camera. Quasi per un gioco del fato l'assoluzione di Trump arriva nelle ore in cui i democratici sono invischiati nel pasticcio delle primarie in Iowa, dove, a distanza di cinque giorni dal voto, non è ancora possibile determinare il vincitore. Ricorsi, accuse reciproche fra i candidati e l'ipotesi del malfunzionamento della app che i singoli seggi avrebbero dovuto usare per comunicare i dati dei loro caucus. Un pasticcio che fa gongolare Trump, che bolla gli avversari come dilettanti. Ma anche osservatori neutrali colgono l'essenza della situazione. [...] «Adesso Donald Trump godrà di una doppia spinta: quella che arriva dall'assoluzione dall'impeachment e dai dati positivi dell'economia. Ora direi che ha il 60% di possibilità di conquistare il secondo mandato» dichiara all'Agenzia Italia Ian Bremmer, uno dei politologi americani più accreditati. L'azione dei democratici ha finito per produrre un altro effetto a vantaggio di Trump. Quando il tycoon aveva iniziato la sua avventura elettorale, era stato pesantemente osteggiato dall'establishment del Partito repubblicano, che lo riteneva un corpo estraneo, un personaggio lontano dall'essenza e dai modi dei grandi conservatori. Oggi, invece, il presidente è anche il leader riconosciuto del Grand Old Party, e quei deputati e senatori che lo snobbavano fanno a gara per averlo nei loro Stati a sostegno. Il Gop è compatto come non mai dietro la leadership di Trump.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)