2025-01-03
Effetto Trump: banche Usa sempre meno verdi
Donald Trump (Getty Images)
Anche Bofa e Citigroup abbandonano il club della finanza (Nzba) in lotta contro la CO2.«Per prosperare nel tempo, la performance finanziaria non è sufficiente, ogni azienda deve dimostrare di aver fornito un contributo positivo alla società, a beneficio di tutti i suoi portatori di interesse; azionisti, dipendenti, clienti e comunità di riferimento», scriveva Larry Fink, ceo di BlackRock in una lettera inviata all’inizio del 2018 agli ad delle migliaia di società partecipate da un capo all’altro del pianeta. Blackrock è la più grande società di investimento al mondo che sposta masse di milioni di dollari con un clic, una sorta di sherpa del mercato che viene seguito a ruota dagli altri investitori internazionali. Il messaggio di Fink del 2018 era stato chiaro ed era stato mandato prima ancora che Greta Thunberg facesse scendere in piazza il movimento Fridays For Future. Dopo pochi anni, però, lo stesso colosso aveva suonato la ritirata. Già all’inizio del 2023 BlackRock ha dichiarato di appoggiare le risoluzioni degli azionisti su questioni ambientali e sociali delle società statunitensi, per lo più di tipo consultivo, solo nel 7% dei casi, rispetto al 22% dell’anno precedente. E subito si sono allineati altri big come Vanguard. Con l’inflazione alle stelle e l’aumento dei tassi i giganti della gestione del risparmio hanno capito che insistere con gli investimenti sostenibili in società che seguono i cosiddetti criteri Esg non fa più guadagnare, anzi. Rischiano di rimetterci, considerando anche il rischio di incappare in chi fa greenwashing, ovvero spaccia progetti e prodotti come ad alto standard ambientale quando non lo sono. Il dietrofront adesso è però accelerato dall’effetto Trump, ovvero dall’imminente insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti. Le più grandi istituzioni finanziarie americane, sottolinea l’agenzia Bloomberg, sono infatti sottoposte a crescenti pressioni da parte dei legislatori repubblicani affinché prendano le distanze dai gruppi industriali che sostengono la riduzione delle emissioni di carbonio. Non sorprende, quindi, la mossa di Citi e Bank of America che hanno deciso di abbandonare la Net-Zero Banking Alliance (NZBA), una coalizione di banche sostenuta dall’Onu dedicata a promuovere gli obiettivi globali di zero emissioni nette attraverso le loro attività di finanziamento. Fa parte della Glasgow Financial Alliance for Net Zero (era nata sulla scia della Cop 26 di Glasgow), di cui Citigroup e Bank of America sono membri fondatori, e che lo scorso martedì ha dichiarato di apportare modifiche che «raddoppieranno i suoi sforzi per mobilitare capitale privato» per supportare la transizione energetica. Altri big del calibro di Goldman Sachs e Wells Fargo avevano già abbandonato il club verde e un’altra alleanza la Net Zero Insurance Alliance (NZIA) si è addirittura sciolta nel 2024 dopo l’esodo in massa delle società del mondo assicurativo. Queste ultime due uscite sono pesanti: Citigroup è il quarto sottoscrittore mondiale di obbligazioni verdi dall’inizio del decennio, dietro a Bnp Paribas, JPMorgan e Credit Agricole, mentre Bofa si classifica all’ottavo posto.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)