2021-10-23
Tra i dico e i non dico la terza dose avanza
Mario Draghi la ritiene «necessaria per certe categorie». Roberto Speranza fa il vago mentre i suoi sottosegretari danno per scontato che verrà estesa a tutti, resta da capire quando. Anche se nessuno sa come impatterà sul pass. E come si farà senza poter contare sugli hubMentre va avanti il «green caos» dei certificati obbligatori sul lavoro, senza vedere finora scalfito il nocciolo duro dei non vaccinati, è ripartita la giostra della confusione sul fronte della terza dose. Le somministrazioni procedono ma nessuno ha ancora fatto chiarezza su quali saranno i prossimi passi dopo aver dato il richiamo o il booster a fragili, Rsa, over 80 e operatori sanitari. Il copione dell'incertezza rischia infatti di ripetersi. Perché al momento abbiamo dichiarazioni assai vaghe che lasciano molte domande senza risposta. «La terza dose sarà necessaria per certe categorie specialmente», come i più vulnerabili e i più anziani, «in questo senso sarà fatta», ha detto ieri il premier, Mario Draghi, dopo il Consiglio Ue. Il giorno prima era intervenuto il ministro della Salute, Roberto Speranza, limitandosi a ricordare l'ultima circolare che indica la possibilità di procedere nella popolazione over 60, nei fragili, nelle Rsa, nel personale sanitario, «e io credo che in questo momento dobbiamo farlo, naturalmente aspettando i sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale». Stop. Per il suo sottosegretario, Pierpaolo Sileri, «è verosimile che dovranno farla tutti, ma ce lo dirà la scienza se e quando». Ma attenzione, «se coloro che si sono vaccinati a gennaio-febbraio inizieranno a infettarsi e ad avere dei sintomi allora vorrà dire che la protezione è calata molto e dunque bisognerà fare un richiamo», ha sottolineato Sileri. Mentre per il suo collega, Andrea Costa, «già entro fine anno credo che si passerà agli over 50 e così via. Però sono indicazioni che ci dà la comunità scientifica, siamo in una fase in continua evoluzione».Insomma, le parole di Draghi, Speranza e dei suoi due sottosegretari, non aiutano a fare chiarezza su cosa potrebbe succedere quando finiranno le somministrazioni alle categorie a rischio (probabilmente a dicembre). La terza dose verrà inoculata a tutto il resto della popolazione? E se sì, con quale tabella di marcia relativa alle fasce anagrafiche? «Al momento non sappiamo ancora quanto presto dovremo vaccinare nuovamente i più giovani per far sì che il virus circoli poco. I dati si stanno accumulando, ci sarà tempo per decidere se e quando vaccinarli», ha detto ieri Gianni Rezza, direttore generale della prevenzione del ministero della Salute. E Walter Ricciardi, consigliere del ministero, è convinto che andremo a somministrare la terza dose a tutte le fasce di popolazione, «dopo sei mesi dalla seconda per chi è stato immunizzato con vaccini mRna, dopo due mesi per chi è stato protetto con un'unica iniezione di Johnson&Johnson». Astrazeneca, non pervenuto.Ma cosa succederà con la gestione della durata del pass? La terza dose può diventare un «alibi» per prorogare per decreto l'obbligatorietà della carta verde sui luoghi di lavoro? E se spuntano nuove varianti i vaccinati nei primi mesi del 2020 che però non rientrano nelle categorie previste nel nuovo cronoprogramma, pensiamo a caregiver ma anche agli insegnanti, alle Forze armate e forze di polizia, dovranno comunque aspettare?Di certo, il commissario Francesco Figliuolo ha inviato una circolare con la quale richiama tutte le Regioni affinché «procedano con immediatezza a effettuare i richiami vaccinali in parallelo a tutte le categorie indicate, fermo restando il solo vincolo del rispetto dell'intervallo di almeno sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario». Nel documento si chiede una maggiore uniformità e si richiama «l'opportunità di un ricorso sempre più sistematico e strutturato alla medicina del territorio, con il coinvolgimento più ampio possibile dei pediatri di libera scelta, dei medici di medicina generale e dei farmacisti». Però c'è un problema logistico che La Verità ha sollevato più volte: quelle per i fragili e per gli immunodepressi sono dosi meno complesse da somministrare, parliamo di soggetti che sono seguiti in maniera specifica da ospedali e medici di famiglia e che nel primo round della campagna hanno ricevuto il vaccino in strutture diverse dagli hub. Ora, almeno in Lombardia, risulta che questi vadano negli hub rimasti aperti, come anche gli operatori sanitari. Vedremo cosa accadrà per gli over 80, mentre per le Rsa si farà a domicilio. Il problema vero arriverà se, e quando, andranno gestiti gli altri richiami «annuali» perché si stanno già smantellando molti hub per farli tornare alla loro funzione originaria. I medici di base, i pediatri e soprattutto le farmacie (già alle prese con il caos dei tamponi) saranno in grado di sostenere il «secondo giro» per tutti? La somministrazione della terza dose dovrà essere messa a sistema con quella dell'antinfluenzale e si sommerà anche alla gestione delle vaccinazioni in età pediatrica, caricando le strutture di un compito extra. Resta inoltre da capire il ruolo futuro dello stesso Figliuolo. Il Corriere della Sera ieri riportava infatti l'ipotesi che la struttura commissariale possa confluire in una nuova autorità nazionale di coordinamento alle dipendenze di Palazzo Chigi. E sempre ieri Fabio Ciciliano del Cts ha detto al Messaggero che il Comitato si avvia a concludere il proprio mandato e ha come ultimo compito quello di passare dalla gestione emergenziale dell'epidemia a quella ordinaria. Nell'ultimo report settimanale della struttura commissariale non vengono indicate le terze dosi ma si legge che sono ancora 7,6 milioni gli italiani che non hanno fatto neanche una dose di vaccino. La maggior parte nella fascia 30-50. Intanto dagli Usa, in attesa che arrivi il parere indipentente della Fda, Pfizer ha dichiarato con uno studio un'efficacia vicina al 91% del suo vaccino nella fascia 5-11 anni.
Oltre quaranta parlamentari, tra cui i deputati di Forza Italia Paolo Formentini e Antonio Giordano, sostengono l’iniziativa per rafforzare la diplomazia parlamentare sul corridoio India-Middle East-Europe. Trieste indicata come hub europeo, focus su commercio e cooperazione internazionale.
È stato ufficialmente lanciato al Parlamento italiano il gruppo di amicizia dedicato all’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), sotto la guida di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Affari esteri, e di Antonio Giordano. Oltre quaranta parlamentari hanno già aderito all’iniziativa, volta a rafforzare la diplomazia parlamentare in un progetto considerato strategico per consolidare i rapporti commerciali e politici tra India, Paesi del Golfo ed Europa. L’Italia figura tra i firmatari originari dell’IMEC, presentato ufficialmente al G20 ospitato dall’India nel settembre 2023 sotto la presidenza del Consiglio Giorgia Meloni.
Formentini e Giordano sono sostenitori di lunga data del corridoio IMEC. Sotto la presidenza di Formentini, la Commissione Esteri ha istituito una struttura permanente dedicata all’Indo-Pacifico, che ha prodotto raccomandazioni per l’orientamento della politica italiana nella regione, sottolineando la necessità di legami più stretti con l’India.
«La nascita di questo intergruppo IMEC dimostra l’efficacia della diplomazia parlamentare. È un terreno di incontro e coesione e, con una iniziativa internazionale come IMEC, assume un ruolo di primissimo piano. Da Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India non posso che confermare l’importanza di rafforzare i rapporti Roma-Nuova Delhi», ha dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea.
Il senatore ha spiegato che il corridoio parte dall’India e attraversa il Golfo fino a entrare nel Mediterraneo attraverso Israele, potenziando le connessioni tra i Paesi coinvolti e favorendo economia, cooperazione scientifica e tecnologica e scambi culturali. Terzi ha richiamato la visione di Shinzo Abe sulla «confluenza dei due mari», oggi ampliata dalle interconnessioni della Global Gateway europea e dal Piano Mattei.
«Come parlamentari italiani sentiamo la responsabilità di sostenere questo percorso attraverso una diplomazia forte e credibile. L’attività del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Riad sul dossier IMEC e pronto a guidare una missione in India il 10 e 11 dicembre, conferma l’impegno dell’Italia, che intende accompagnare lo sviluppo del progetto con iniziative concrete, tra cui un grande evento a Trieste previsto per la primavera 2026», ha aggiunto Deborah Bergamini, responsabile relazioni internazionali di Forza Italia.
All’iniziativa hanno partecipato ambasciatori di India, Israele, Egitto e Cipro, insieme ai rappresentanti diplomatici di Germania, Francia, Stati Uniti e Giordania. L’ambasciatore cipriota ha confermato che durante la presidenza semestrale del suo Paese sarà dedicata particolare attenzione all’IMEC, considerato strategico per il rapporto con l’India e il Medio Oriente e fondamentale per l’Unione europea.
La presenza trasversale dei parlamentari testimonia un sostegno bipartisan al rapporto Italia-India. Tra i partecipanti anche la senatrice Tiziana Rojc del Partito democratico e il senatore Marco Dreosto della Lega. Trieste, grazie alla sua rete ferroviaria merci che collega dodici Paesi europei, è indicata come principale hub europeo del corridoio.
Il lancio del gruppo parlamentare segue l’incontro tra il presidente Meloni e il primo ministro Modi al G20 in Sudafrica, che ha consolidato il partenariato strategico, rilanciato gli investimenti bilaterali e discusso la cooperazione per la stabilità in Indo-Pacifico e Africa. A breve è prevista una nuova missione economica guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani.
«L’IMEC rappresenta un passaggio strategico per rafforzare il ruolo del Mediterraneo nelle grandi rotte globali, proponendosi come alternativa competitiva alla Belt and Road e alle rotte artiche. Attraverso la rete di connessioni, potrà garantire la centralità economica del nostro mare», hanno dichiarato Formentini e Giordano, auspicando che altri parlamenti possano costituire gruppi analoghi per sostenere il progetto.
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