2018-08-18
Toscani difende i padroni Benetton: «Non è colpa loro, italiani cattivi»
Il fotografo non ha mai lesinato offese: ai veneti («ubriaconi») o agli elettori «cretini» che hanno votato Lega. Ma ora che il suo storico datore di lavoro è nella bufera per i morti di Genova, cambia idea: odiare è sbagliato.Scatta Oliviero. Fai il pieno all'Harley Davidson, metti nello zaino in pelle di coccodrillo la reflex digitale con il grandangolo e dai gas verso Genova, dove il destino ha dato appuntamento alla disperazione e alle lacrime. C'è un ponte crollato. Potrai osservare la morte e rappresentarla senza ritocchi al computer. Potrai fotografare gente che ha perso tutto, italiani che piangono i figli, le madri, i nonni, le case. Senza filtri fluo, Oliviero, senza Photoshop né suggestioni arcobaleno. Puro realismo anni Sessanta, roba da Pietro Germi. Sappiamo che la gente comune ti fa schifo, ma violèntati, laggiù sotto quei piloni ridotti in macerie ci sono la vita e la paura, quelle che mai hai fotografato. Quelle dalle quali sei fuggito per mezzo secolo, preferendo il cultural plastificato della moda. Scatta Oliviero, anche questa è una campagna Benetton united colors fabbricata a mano.Ma Oliviero Toscani a Genova non ci andrà. Preferisce le interviste in Costa Azzurra nelle quali stupirsi e un po' indignarsi sorseggiando un Muscadet ghiacciato. Pensavamo che sarebbe rimasto in silenzio, che avrebbe lasciato passare l'onda con quel senso di realismo che accompagna i vincenti o almeno quelli che cascano sempre in piedi. Invece no, sul Corriere della Sera il vate dello spot d'autore, l'inventore dello shockvertising, ha preteso di fotografare la realtà dicendo che su quel viadotto avrebbe potuto esserci lui medesimo («solo un ritardo mi ha salvato») e prendendosela con i veri responsabili della tragedia: gli italiani. «Quello italiano è un popolo frustrato, infelice. È ingiusto prendersela con i Benetton, loro sono delle persone sensibilissime».Disturbato dalla rabbia di chi ha perso tutto, dall'angoscia di chi ha visto in televisione o sul web immagini molto più concrete e disperate di quelle che ci propina lui da troppo tempo, l'Oliviero nazionale si è risentito. E non ha trovato di meglio che difendere balbettando i suoi storici datori di lavoro, coloro che lo hanno reso ricco e famoso per averli aiutati a moltiplicare la vendita di magliette e pullover. «Ormai quello italiano è un popolo di infelici incattiviti. Ma allora prendiamoci a sberle per strada, sarebbe più sano».Un autentico delirio da cocktail, liberato nell'aria da chi storicamente non si è mai distinto per salomonico equilibrio. Vorremmo ricordare a Toscani le sue ultime campagne di marketing. Quella contro i veneti, definiti «popolo di ubriaconi alcolizzati». Sono pennellate di colore, buffetti intellettuali, dipende sempre da chi certe frasi le pronuncia. L'Oliviero fu frainteso? No perché si affrettò ad aggiungere, nel totale disinteresse della Cassazione (che rigettò una querela di quattro veneti lievemente irritati): «Poveretti i veneti, non è colpa loro se uno nasce in quel posto, è un destino. Basta sentire l'accento veneto: è da ubriachi, da alcolizzati, da ombretta, da vino». Uomo di sinistra pronto a sposare ogni causa politicamente corretta, era infastidito per l'esito del referendum sull'autonomia. Riassumeva in queste parole superficiali e volgari il peggio dell'Italia incattivita, lui hater analogico con la patente dell'insulto. Poiché il Veneto gli stava stretto, ecco dopo qualche tempo un'altra campagna ruggente e intollerante contro un intero Paese, il suo. E contro il ritorno della Lega di Matteo Salvini. «Compagni, organizziamoci prima che sia tardi, usiamo le armi della comunicazione per rispondere». Partigiano in cachemire secondo la migliore tradizione italiota, eccolo scagliarsi contro gli alieni che non la pensano come lui: «Il nostro è un Paese di vigliacchi pronto a saltare sul carro del vincitore, succede con Salvini ma era già successo con Matteo Renzi».Da che pulpito arriva la predica? Se oggi davanti alle bare delle vittime della tragedia di Genova gli italiani sembrano incattiviti (e giustamente, e doverosamente) lo sono sempre meno di lui e delle sue invettive gratuite in favore di telecamera. Così i veneti ubriaconi, i sardi pecorai, gli italiani vigliacchi perché hanno votato quel «cretino» (citazione dal suo vocabolario) di Salvini dovrebbero darsi un tono. E di fronte a 38 morti e 600 sfollati comportarsi come vorrebbe lui, con silenziosa sobrietà nei confronti degli amici suoi che quel viadotto avevano in gestione.Sotto quel ponte, fra le macerie, potremmo incontrare tanti valorosi fotografi. E maestri come Gianni Berengo Gardin o Ferdinando Scianna, fantasmi giganteschi con la Nikon come Fulvio Roiter o Gabriele Basilico. Toscani no perché sta rilasciando un'intervista altrove; lui no perché sta facendo un casting con le signore che si sono ritoccate.; lui no perché sta insultando chicchessia (perfino i tifosi della Juventus) mentre fotografa i piatti della nonna da postare su Facebook. Oliviero scatta, perché questa volta se ti incrociano un paio di genovesi incazzati e per niente sensibili ai tuoi united colors, ti fanno correre loro.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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