2021-12-17
Tiziano in corsia e Matteo al tavolo sul Colle
Matteo e Tiziano Renzi (Ansa)
Rinviata ad aprile la sentenza d’appello per i genitori del leader di Italia viva: il babbo è stato ricoverato per problemi cardiaci. Lo slittamento consentirà all’ex premier di partecipare alla partita per il nuovo capo dello Stato senza danni di immagine.Quando i giudici hanno accolto la richiesta di rinvio per il processo di appello a Tiziano Renzi e Laura Bovoli a un avvocato è scappata una curiosa esultanza: «Adesso possiamo pensare al presidente della Repubblica». Sintesi perfetta dell’idem sentire di tutti i difensori presenti in aula, da Alessandro Traversi a Federico Bagattini da Lorenzo Pellegrini a Marco Miccinesi e Francesco Pistolesi. Infatti la mancata probabile condanna dei genitori di Renzi in Appello avrebbe portato punti alla Procura di Firenze in un momento di scontro frontale con il leader di Italia viva. Invece, così, il fu Rottamatore può giocarsi le sue fiche al tavolo dell’elezione del presidente della Repubblica recitando la parte del perseguitato giudiziario. Insomma potrà cercare un inquilino del Quirinale massimamente garantista e pronto, da capo del Csm, a mettere la mordacchia a magistrati troppo intraprendenti. Soprattutto se Renzi sarà uno degli azionisti della sua elezione. L’istanza era stata presentata a sorpresa dopo l’improvviso ricovero di babbo Renzi «per accertamenti in relazione alla comparsa da due giorni di cardiopalmo e dispnea». Da tempo si sa che il genitore soffre di problemi cardiaci e che ha un carattere fumantino che non lo aiuta. Anche perché nelle ultime udienze del processo per tre bancarotte ha reso diverse spontanee dichiarazioni e lui e la moglie avrebbero dovuto essere interrogati, su loro richiesta, anche ieri in vista della sentenza d’appello per fatture false. Alla fine i giudici Silvia Martuscelli (presidente), Anna Favi e Giovanni Perini hanno deciso di rinviare l’udienza al 26 aprile e non di stralciare la posizione di Tiziano «in considerazione della necessità ai fini del decidere di una valutazione globale dell’intera vicenda […] pur non ricavandosi prova di un assoluto impedimento a comparire», ma solo la sua probabilità. Ieri c’era la Bovoli, che anziché precipitarsi al capezzale del marito ha scelto essere in aula, pronta a rendere dichiarazioni nel caso il giudice avesse deciso di separare la posizione di Tiziano e andare avanti per la signora e l’altro imputato, Luigi Dagostino, accusato di aver pagato circa 200.000 euro ai due genitori per prestazioni inesistenti. La Bovoli, capelli biondi freschi di parrucchiere, si è mostrata agguerrita da par suo. Quando qualcuno le ha parlato dello sciopero di ieri ha regalato agli astanti un commento velenoso nei confronti del leader della Cgil Maurizio Landini. E quando un avvocato si è spostato, mentre lei roteava le mani, per evitare sfioramenti, la mamma ha esclamato: «Hai paura che ti tocchi i c…? Ma porta fortuna!». E la fortuna in effetti ieri li ha baciati. Anche se tra i banchi c’era chi faceva notare che il ricovero è avvenuto a Roma uno degli ospedali della famiglia Angelucci, molto legati a Denis Verdini, storica stampella di Renzi durante il suo governo, oltre che coimputato (già condannato) di Renzi senior nel processo Consip. In questi giorni gli avvocati di Renzi hanno avuto un intenso scambio di istanze e richieste di precisazioni anche orali con il procuratore Luca Turco, titolare del fascicolo sull’inchiesta Open. Il dialogo, pur nel rispetto dei ruoli, ha fatto presagire alle difese che il procuratore aggiunto farà richiesta di rinvio a giudizio per Renzi solo dopo l’elezione del presidente. Una sorta di gentlemen agreement per evitare, visto lo stato di fibrillazione generale, un’iniziativa che verrebbe interpretata come un «atto politico».Ciò non toglie che le parti restino ognuna sulle proprie posizioni. La Procura ritiene che le erogazioni a Open siano state un finanziamento illecito a una articolazione di partito o comunque a una corrente, perché nelle contribuzioni non sarebbe stata indicata la natura di contribuzione al partito. La Cassazione in due sentenze ha già, però, fatto capire di non considerare tale Open, ma, trattandosi di un pronunciamento su un sequestro e non su una sentenza, non è cogente e la Procura potrà andare avanti per la sua strada con questa spada di Damocle sulla testa. Ma potrà anche rimodulare il capo di imputazione, concentrandosi sul finanziamento al singolo politico. Se la Cassazione confermerà la sua linea e la Procura non muterà il proprio orientamento gli indagati potrebbero chiedere la definizione del processo già in udienza preliminare per essere assolti dall’accusa di finanziamento illecito.Il tema cruciale sembra, però, essere un altro: la fondazione è un artificio per schermare i finanziamenti a un singolo politico? Questa possibile impostazione è considerata più insidiosa dalle difese dal momento che la partita si giocherebbe sulla trasparenza o meno delle erogazioni e sulla loro tracciabilità, come previsto dall’aggiornamento del 2014 della legge sul finanziamento illecito. L’ultima carta per minare alle fondamenta l’inchiesta è il ricorso alla Corte costituzionale sull’utilizzabilità delle chat tra Vincenzo Manes e Renzi, sequestrate all’imprenditore. Ricordiamo che la legge di attuazione del 2003 dell’articolo 68 della Costituzione che tutela le guarentigie dei parlamentari e la loro corrispondenza, nel suo articolo 6 è perentoria sull’inutilizzabilità. Ma gli inquirenti puntano sulla mancata equiparazione delle chat alla posta, non esistendo giurisprudenza sul punto. Infatti sino a oggi le comunicazioni elettroniche sono state considerate documenti (venendo stampate dagli investigatori) e non corrispondenza. Inoltre la legge attuale, certamente obsoleta, tutelerebbe la corrispondenza dinamica, cioè la segretezza del plico durante il viaggio tra il mittente e il ricevente o quando si trova nell’ufficio postale e non le chat recuperate anni dopo nella memoria del cellulare di un non parlamentare, come nel nostro caso. Le norme non si sono adeguate a un invio istantaneo e alla possibilità di trovare messaggini nei telefonini e nei pc anche molti anni dopo gli invii. La Corte costituzionale, se verrà interrogata sul punto dal Parlamento, come sembra probabile, potrebbe colmare il vuoto normativo e stabilire definitivamente che le chat sono da considerare corrispondenza a tutti gli effetti e che quindi andranno trattate come posta vera e propria e non come documenti. Ma a questo punto le difese potrebbero cercare di stravincere la partita e chiedere al Gup, in caso di istanza di rinvio a giudizio, di verificare se non sia stato violato anche l’articolo 4 della legge del 2003, cioè quella che vieta l’«accerchiamento» del parlamentare, rendendolo il vero bersaglio delle indagini. Quando i pm sono andati a sequestrare i cellulari dei finanziatori con decine di investigatori volevano trovare le chat con Renzi, il convitato di pietra della fondazione inaugurata per finanziare la sua attività politica? Se il Gup dovesse dare ragione agli avvocati degli indagati resterebbe in piedi solo il processo per corruzione a Luca Lotti e ad altri sei imputati. L’intero procedimento in questo caso potrebbe essere attratto dal Tribunale dei ministri con tutte le conseguenze del caso, ovvero un giudizio probabilmente meno severo di quello dei tribunali ordinari
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