Tim, la telenovela della rete unica: sempre in attesa dell’accordo con Cdp
Tim, in attesa per l'accordo della rete unica con Cdp
Oggi doveva essere il giorno della firma del Mou, memorandum of understanding, tra Tim e Cdp per il protocollo di intesa sulla rete unica.
In una nota del 2 aprile Tim aveva precisato, in un comunicato, di aver firmato un accordo di riservatezza con Cdp Equity al fine di avviare interlocuzioni preliminari riguardanti l’eventuale integrazione della rete di Tim con la rete di Open Fiber, di cui Cdp Equity detiene il 60% del capitale sociale. La nota era stata richiesta dalla Consob per via delle voci sempre più frequenti in tal senso. Ed essendo Tim una società quotata chiarire con il mercato è d’obbligo.
Anche se Cdp e Tim non hanno comunicato nulla oggi difficilmente il memorandum verrà firmato perché ci sono ancora molti punti da chiarire. L’accordo in realtà non implica ancora nulla per quanto riguarda la rete unica ma è funzionale ad avviare negoziazioni per stabilire un protocollo di intesa (memorandum of understanding) volto a definire gli obiettivi, il perimetro, la struttura e i principali criteri e parametri di valutazione relativi al progetto di integrazione della rete due reti in fibra ottica.
Insomma questa volta le due società stanno valutando attentamente la questione per evitare altre figuracce, dato un simile protocollo d’intesa sulla medesima questione era già stato firmato tra Tim e Cdp a fine agosto 2020. Allora l’ad di Tim era Luigi Gubitosi e, in quel protocollo a cui il manager aveva lavorato per tutta l’estate, l’ex-monopolista doveva prendere la quota di maggioranza della società che sarebbe stata creata per la rete unica.
Di quell’intesa non se ne fece nulla anche perché, molto probabilmente, avrebbe incontrato serie difficoltà con l’Antitrust Ue in fatto di concorrenza. Poi cambiò anche il governo, che all’epoca sosteneva Gubitosi e quel progetto. Il pentastellato Conte venne sostituito dal «tecnico» Mario Draghi che si circondò di ministri tecnici, tra cui Vittorio Colao, già ad di Vodafone e ora incaricato per l'innovazione tecnologica e la transizione, a cui non piaceva la rete unica controllata da Tim. E così il progetto è cambiato.
La nuova rete unica infatti non farebbe più parte di un operatore verticalmente integrato in quanto Pietro Labriola, che ha sostituito Luigi Gubitosi al vertice della società, starebbe elaborando un piano separare per la rete dai servizi. Ossia l’autostrada digitale dai clienti. Una strategia questa fortemente avversata dai sindacati che temono la perdita di posti di lavoro, dato che Tim ha 40mila dipendenti soltanto in Italia.
Di rete unica si parlerà nel cda di Tim sui conti del primo trimestre previsto mercoledì prossimo. E si parlerà anche dell’accordo commerciale tra Tim (Fibercop) e Open Fiber per le aree bianche che doveva essere firmato martedì scorso che pare non essere stato «bloccato» da Kkr, il fondo di investimento Usa che aveva lanciato un’opa, poi respinta, sulla società telefonica. Kkr infatti di Fibercop, ossia la rete secondaria di Tim che va dai cabinet alle case, ha il 37,5% e vorrebbe solo vederci chiaro prima di sottoscrivere l’accordo che permetterà a Open Fiber di usare, nelle aree bianche dove ha vinto tutte le gare infratel nel 2016 per realizzare la rete a banda ultralarga, le infrastrutture esistenti di Tim per evitare la duplicazione di rete e apparati.
Secondo alcune fonti questa intesa dovrebbe essere formalizzata già la settimana prossima. Intanto in Borsa il titolo Tim, in attesa dei conti trimestrali, continua a soffrire inchiodato da giorni a 0,28 euro per azione. Ben lontano dunque dai 0,505 euro offerti da Kkr.
Il protocollo d'intesa tra la Dnaa e l'Agenzia delle dogane e dei monopoli punta a migliorare l'efficienza dei rispettivi strumenti di contrasto ai fenomeni criminali. «I nostri sistemi di intelligence devono adattarsi a un mondo che cambia velocemente, per cogliere le opportunità offerte dal progresso tecnologico e dall'evoluzione dell'ordinamento giuridico» ha detto il direttore di Adm Roberto Alesse.
Il direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, Roberto Alesse, ha incontrato nella sede di Piazza Mastai dell'Agenzia, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, e firmato un Protocollo d'intesa con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Il Protocollo rinnova le modalità che disciplinano i rapporti tra la Dnaa e il personale di polizia giudiziaria dell'Adm, coordinato dalla Direzione antifrode, diretta dal magistrato ordinario, Sergio Gallo, migliorando l'efficienza dei rispettivi strumenti di contrasto ai fenomeni criminali. «Con il sostegno della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, siamo sicuri che riusciremo ad avere un ruolo sempre più incisivo nella lotta all'illegalità. Siamo consapevoli delle importanti sfide che ci attendono», ha detto Alesse durante l'incontro. «I nostri sistemi di intelligence devono adattarsi a un mondo che cambia velocemente, per cogliere le opportunità offerte dal progresso tecnologico e dall'evoluzione dell'ordinamento giuridico. Le novità che arrivano dall'intelligenza artificiale ma anche da una crescente globalizzazione suggeriscono, ad esempio, di dotarsi di un'unica autorità doganale sovranazionale», ha aggiunto. «La cooperazione istituzionale con l'Adm è un impegno antico che va rinnovato e sviluppato proiettando lo sguardo verso sfide comuni, come quella dell'innovazione tecnologica. I flussi di informazioni prodotti dall'Agenzia sono per noi di fondamentale importanza. Mi auguro che ci siano occasioni di confronto e mutuo monitoraggio frequenti, perché i protocolli devono evolversi nella loro applicazione pratica», ha sottolineato il procuratore Melillo.