2025-01-03
Nessi tra i due attentatori in America. Trump: «Colpa delle frontiere aperte»
Shamsud-Din Jabbar e Matthew Livelsberger
Gli assalitori di New Orleans e Las Vegas prestarono servizio militare in Afghanistan. L’Fbi: «Jabbar ispirato al 100% dall’Isis». Ira del tycoon: «Il Paese sta crollando».È un’incognita inquietante quella che aleggia sull’attentato di New Orleans. Il sospetto è che il massacro possa essere collegato all’esplosione di una vettura nei pressi del Trump Hotel di Las Vegas. Ma andiamo con ordine.L’altro ieri, poche ore dopo l’attentato in Louisiana, una Tesla carica di fuochi d’artificio è stata fatta esplodere davanti al Trump Hotel di Las Vegas: l’autista ha perso la vita, mentre sette persone sono rimaste ferite. Gli inquirenti hanno riferito a Nbc News che l’esplosione è stata intenzionale e non hanno escluso la pista terroristica. In particolare, il guidatore che ha fatto scoppiare la vettura è Matthew Livelsberger: un militare americano, la cui moglie Sara, secondo Newsweek, avrebbe postato sui social, anni fa, svariati commenti assai critici nei confronti di Donald Trump. Ecco, proprio dall’esplosione di Las Vegas sono emersi due dettagli non poco inquietanti.coincidenzeInnanzitutto, Livelsberger aveva noleggiato la Tesla attraverso Turo: lo stesso servizio di car sharing usato dall’attentatore di New Orleans, Shamsud-Din Jabbar, per procurarsi il pickup con cui ha poi ucciso 14 persone. In secondo luogo, stando a Denver7 News, pare che i due attentatori abbiano in passato prestato servizio militare nella medesima base. La polizia, in conferenza stampa, ha poi riferito che entrambi furono dispiegati in Afghanistan ma non nella stessa unità. Jabbar, ucciso dopo l’attentato in una sparatoria con la polizia, era un veterano dell’esercito americano; Livelsberger faceva parte delle Forze speciali. Un veterano che, secondo Fox News, ai tempi in cui risiedeva in North Carolina nel 2012, era registrato come elettore dem.Nel frattempo, ulteriori elementi sono emersi sull’attacco di New Orleans. L’Fbi ha confermato ieri che Jabbar «è stato ispirato al 100% dall’Isis», a cui avrebbe aderito prima dell’estate. Gli inquirenti sono inoltre entrati in possesso di alcuni suoi dispositivi elettronici (due laptop e tre telefoni), mentre sembra che l’attentatore abbia confezionato gli esplosivi presenti sulla sua vettura in un Airbnb. Nonostante in un primo momento avesse affermato il contrario, l’Fbi ha detto ieri di ritenere che Jabbar abbia agito da solo. Sempre ieri, il Bureau, pur non escludendolo, ha mostrato cautela su un eventuale collegamento tra l’attentato di New Orleans e l’esplosione di Las Vegas. «A questo punto, non esiste un collegamento definitivo tra l’attacco di New Orleans e quello di Las Vegas», ha detto un alto funzionario dell’Fbi, mentre Joe Biden si preparava a riunire il team per la sicurezza interna.«Questo è ciò che accade quando hai frontiere aperte, con una leadership debole, inefficace e praticamente inesistente», ha tuonato ieri Trump su Truth. «Il Dipartimento di Giustizia, l’Fbi e i procuratori statali e locali dem non hanno fatto il loro lavoro. Sono incompetenti e corrotti». «I dem dovrebbero vergognarsi di sé stessi per aver permesso che ciò accadesse nel nostro Paese. La Cia deve intervenire ora, prima che sia troppo tardi. Gli Usa stanno crollando: sta avvenendo una violenta erosione della sicurezza, della sicurezza nazionale e della democrazia. Solo la forza e una leadership potente fermeranno tutto ciò. Ci vediamo il 20 gennaio», ha concluso. «Con la politica delle frontiere aperte di Biden ho detto molte volte che il terrorismo islamico radicale e altre forme di crimine violento diventeranno così gravi in America che diventerà difficile anche solo immaginarlo o crederci. Quel momento è arrivato», ha affermato in un altro post.A intervenire sui fatti di New Orleans e Las Vegas è stato anche il prossimo responsabile della frontiera meridionale Tom Homan. Parlando a Fox News, quest’ultimo ha detto di ritenere che entrambi gli eventi siano collegati all’Isis. «Non farei affidamento sul fatto che questi attacchi siano stati condotti da cittadini americani», ha proseguito Homan. «Ricordiamo che solo un paio di mesi fa abbiamo arrestato otto persone del Tagikistan a New York City, Philadelphia e Los Angeles. Stavano pianificando un evento terroristico di tipo russo qui negli Usa. Fortunatamente la comunità dell’intelligence li ha scoperti prima che lo facessero», ha anche detto. Insomma, l’ipotesi di Homan è che dietro a Jabbar, nato in Texas, possa essersi mosso un network non costituito da cittadini americani. Era d’altronde marzo scorso, quando il direttore dell’Fbi, Chris Wray, riconobbe l’esistenza di una rete di trafficanti di esseri umani collegata all’Isis: quello stesso Isis a cui erano legati anche gli otto tagiki arrestati a ottobre.destabilizzazionePer il momento, non è ancora a disposizione un quadro completo della situazione. Occorrerà quindi aspettare ulteriori sviluppi. Tuttavia, emergono alcuni spunti di riflessione. Primo: si sono registrate pesanti falle nella sicurezza. Un problema tristemente noto già dai tempi dell’attentato di Butler. Secondo: abbiamo pericolose tendenze di marca islamista ed estremista in soggetti collegati alle forze armate. Infine, ma non meno importante, non è escludibile che sia in atto un tentativo di destabilizzazione, volto a mettere i bastoni tra le ruote a Trump a ormai tre settimane dall’insediamento. Un’ipotesi, questa, che si farebbe ancor più concreta, qualora dovesse essere provata una connessione tra i fatti di New Orleans e quelli di Las Vegas. Stavolta, non si sono tenute le dure proteste (non si sa quanto realmente spontanee) che si ebbero dopo la sua vittoria del 2016. Del resto, il tycoon, lo scorso novembre, ha ottenuto un trionfo netto, conquistando anche la maggioranza nel voto popolare. Ragion per cui sarebbe stato difficile far leva su un presunto dissenso diffuso nei suoi confronti. Il rischio è che quindi si stia registrando una convergenza tra vari fronti di opposizione. E chissà che qualcuno di essi non abbia deciso di giocare sporco. Sono del resto molti coloro che temono il nuovo corso promesso da Trump: a partire da chi non vuole un ritorno agli Accordi di Abramo. Il presidente americano in pectore deve quindi alzare il livello di guardia. E ne è più che consapevole.
Abdel Fattah Al-Sisi e Donald Trump (Ansa)