2024-10-26
Il Congresso Usa spedisce due lettere contro Stellantis: rispetti i patti o addio fondi
Carlos Tavares (Getty Images)
I deputati e senatori dem: l’azienda ha fatto profitti e l’ad Tavares guadagna 40 milioni, ora investa o perderà i finanziamenti. Incalzano anche i repubblicani.Il Congresso Usa si schiera al fianco del sindacato e minaccia di bloccare i fondi a Stellantis. In una potente dimostrazione di solidarietà con i metalmeccanici della Uaw, 79 membri del Congresso hanno inviato infatti inviato una serie di lettere al gruppo italo-francese e al suo amministratore delegato, Carlos Tavares, esprimendo profonda preoccupazione per le recenti azioni dell’azienda e sollecitando un rinnovato impegno nei confronti dei lavoratori americani.Una missiva firmata da 23 senatori, tra cui il leader della maggioranza del Senato Chuck Schumer e tutti e quattro i senatori del Michigan e dell’Illinois, è stata indirizzata il 23 ottobre direttamente a Tavares criticandolo per non aver rispettato i propri obblighi contrattuali nei confronti dei membri della Uaw. Nel frattempo, 56 membri della Camera dei rappresentanti, tra cui tutte le delegazioni democratiche del Michigan e dell'Ohio, nonché il deputato Bill Foster, che rappresenta Belvidere, Illinois, hanno inviato una lettera al consiglio di amministrazione di Stellantis. Hanno espresso il loro sgomento per la direzione e le decisioni dell’azienda, sottolineando in particolare i ritardi nella riapertura dello stabilimento locale di assemblaggio dopo lo spostamento della produzione in Messico.Stellantis e la Uaw litigano da mesi sui piani di investimento dell’azienda. La casa automobilistica ha indicato un rallentamento della domanda di veicoli elettrici come un cambiamento che ha spinto a rivedere i suoi piani di produzione. E la pressione su Tavares sta aumentando. Nel mirino ci sono soprattutto le scarse performance del gruppo in un mercato chiave come quello degli Stati Uniti dove le vendite stanno rallentando e diversi dirigenti di primo piano hanno lasciato l’azienda negli ultimi mesi. In una delle lettere inviate dal Congresso vengono ricordati i 6 miliardi di dollari di profitti di Stellantis nella prima metà dell’anno, gli 8 miliardi di dollari spesi in riacquisti di azioni e dividendi, il pacchetto di compensi da 39,5 milioni di dollari assegnato a Tavares e soprattutto i 335 milioni di dollari in fondi pubblici che il gruppo dovrebbe ricevere per la riapertura di Belvidere. «L’affidamento di Stellantis al sostegno dei contribuenti, mentre pianifica licenziamenti e sposta la produzione fuori dagli Stati Uniti, tradisce la fiducia dei lavoratori e dei contribuenti americani», afferma la lettera, citando i recenti licenziamenti nelle fabbriche di Sterling Heights, Warren, Toledo e Detroit.Le lettere del Congresso sottolineano che la decisione di Stellantis di ritardare l’investimento su Belvidere e potenzialmente spostare la produzione della Dodge Durango fuori dagli Stati Uniti, non solo viola il contratto Uaw, ma tradisce anche la fiducia nel Congresso e le aspettative del pubblico americano sul ruolo dell’azienda nel sostenere i posti di lavoro nazionali. «In qualità di amministratori dei finanziamenti dei contribuenti, abbiamo la responsabilità di garantire che questi investimenti vadano a vantaggio dell’interesse pubblico. Ci auguriamo che sia chiaro per voi che il popolo americano non tollererà i sussidi dei contribuenti per un’azienda che sta tagliando la produzione e i posti di lavoro, il tutto mentre aumenta la retribuzione dei dirigenti, i dividendi agli azionisti e i riacquisti di azioni», viene specificato. Lasciando intendere, così, che i 335 milioni di dollari di fondi pubblici non sarebbero giustificati. Il fronte aperto negli Usa contro il gruppo partecipato dalla famiglia Elkann è bipartisan. Perché tra le lettere inviate a Tavares c’è anche quella sottoscritta da tre membri repubblicani della delegazione congressuale del Michigan (John James di Shelby Township, Jack Bergman di Watersmeet e Bill Huizenga di Holland) che esprimono «serie preoccupazioni» in merito ai recenti sviluppi nel settore automobilistico, in particolare i licenziamenti presso lo stabilimento di assemblaggio della Ram 1500 Classic a Warren. La lettera attribuisce la responsabilità dei licenziamenti anche all’amministrazione Biden per «la recente norma sulle emissioni allo scarico emanata dall’Environmental Protection Agency che minaccia di aggravare il declino economico del Michigan», si legge nel documento. «Molti sarebbero costretti a dichiarare bancarotta o a fare vendite predatorie come risultato negativo della nuova norma sulle emissioni allo scarico dell’Epa. Sebbene comprendiamo che le pressioni dell’amministrazione Biden-Harris abbiano reso difficile per i costruttori di automobili agire diversamente, i leader del settore automobilistico hanno la responsabilità fiduciaria e l’obbligo morale di denunciare l’eccesso di potere federale degli attivisti dell’Epa, che decimerebbe la capacità dell’America di competere e la capacità degli americani di guadagnarsi da vivere», viene aggiunto.Nel frattempo, in Italia, arriva una buona notizia. La Lancia Gamma, disegnata, progettata e sviluppata nel nostro Paese, sarà prodotta nello stabilimento di Melfi, in Basilicata, segnando il ritorno del marchio in questo impianto dove la seconda generazione della Ypsilon è stata prodotta tra il 1995 e il 2003. Lo ha confermato il ceo di Lancia, Luca Napolitano, sottolineando che la vettura verrà prodotta a partire dal 2026.
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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