2024-08-25
«Tagliatore punta a estero e su misura»
Pino Lerario (Getty Images)
Il direttore creativo del brand Pino Lerario: «Vogliamo essere sempre più internazionali, guardiamo con interesse al mercato americano. Ogni singolo capo passa dalle mie mani: cucio sempre il primo prototipo perché non voglio ci siano delle imperfezioni».Una questione di passione che si tramanda da tre generazioni e che ha coinvolto nonno, padre e figlio fin dal lontano 1940. «Abbiamo investito sulla bellezza, sulle nostre giacche tagliate alla perfezione, tutte made in Italy, fatte con amore», racconta Pino Lerario, direttore creativo di Tagliatore ed esponente della tradizione sartoriale di famiglia. «La partenza è stata nel laboratorio artigiano del nonno che produceva scarpe e dal quale deriva proprio il nome Tagliatore che si riferisce all’attività di intagliare le tomaie: lui era il migliore». E la moda? «L’inizio fu di mio padre che nel 1972 cominciò con lavorazioni conto terzi. È nel 1990 la svolta con una mini collezione firmata Lerario ma è nel 1998 che il soprannome di mio nonno, Tagliatore, diventa un brand. Siamo passati agli abiti con lo stesso gusto, con quell’attenzione maniacale per il design, il know how, le prove e il taglio. La nostra è una storia di famiglia, siamo cresciuti e ci siamo evoluti fino a lanciare il nostro brand nel mondo. Oggi siamo un’azienda con una vocazione sartoriale e negli anni c’è stata una grande evoluzione nel marchio. Uno dei momenti più belli della mia carriera è stato sicuramente l’incontro con Nino Cerruti, non solo un grande imprenditore ma uno dei migliori creatori di tessuti, che da decenni rappresenta l’eleganza e lo stile a livello internazionale». Come nasce un capo Tagliatore? «Ogni singolo capo passa dalle mie mani, negli anni mi sono specializzato nella modellistica, nelle tecniche di lavorazione e selezione dei materiali. Quando scelgo un tessuto, o come in molti casi ne realizzo qualcuno esclusivo, immagino già il nuovo modello da tagliare e come confezionarlo. Il primo prototipo deve essere rigorosamente cucito da me, non voglio ci siano imperfezioni nella fase di produzione, sono un perfezionista». Un marchio, una garanzia.«Dal design della giacca si parte per sviluppare le idee: forme sottili e morbide, la perfetta vestibilità, la ricerca e la valorizzazione dei particolari, i revers, le spalle, le maniche». A proposito di revers, i vostri sono inconfondibili come un logo.«Da 20 anni disegno questa collezione che si chiama Pino Lerario, una capsule che fa parte della collezione Tagliatore, con revers importanti, più larghi e lance allungate, più aggressive. Ma è la giacca Montecarlo con spalla tonda, morbida, arretrata, dove si vedono le cuciture sul dietro, un po’ anomala, che fa la differenza. È per un uomo super intenditore e che sa osare». Che valore ha il made in Italy e perché è così importante difenderlo? «Da imprenditore ritengo che sia fondamentale difendere il nostro saper fare. Tutti i prodotti più belli vengono fatti in Italia, perché siamo il Paese delle eccellenze, oltre alla moda ce ne sono tante altre che danno valore al nostro Paese. Dobbiamo puntare sulle conoscenze e valorizzare le nostre competenze in tutti i settori. Cerchiamo il talento fuori dall’Italia, ma basta aprire gli occhi: è qui intorno a noi». Quali sono i momenti più importanti che hanno segnato la storia del brand? «Il primo step è stato nel 1989, quando abbiamo realizzato gli abiti per il Batman di Tim Burton, con Jack Nicholson e Michael Keaton. Il costumista hollywoodiano Bob Ringwood vide in una vetrina di Londra un abito Lerario, se ne innamorò e decise che gli abiti maschili del film Batman li avremmo dovuti creare noi. Da lì la notorietà e la visibilità del marchio hanno varcato i confini nazionali. Ricordo l’entusiasmo della prima volta che siamo andati al Pitti, il legame che si è creato con una clientela fedele che ci segue da anni. I nostri clienti sono come amici, e il saper fare anche a livello di comunicazione e cura per chi ci sceglie ha pagato». Vestire gli attori cosa significa? «È uno degli aspetti che ci inorgoglisce maggiormente, qualcosa di cui esser fieri. Sapere che un personaggio del cinema sceglie i nostri capi ci riempie di gioia, una soddisfazione per tutti i nostri collaboratori, consapevoli del fatto che anche grazie al loro contributo hanno la possibilità di portare i nostri capi sul grande schermo». House of Tagliatore: quale è il valore aggiunto di questo showroom? «House of Tagliatore nasce quattro anni fa, è la nostra casa a Milano, dove accogliamo con l’ospitalità che contraddistingue noi italiani i clienti di tutto il mondo. Ha segnato l’inizio di un nuovo capitolo per la nostra famiglia. Luogo nel quale abbiamo la possibilità di esprimere a pieno i valori del brand, mostrando le collezioni con le quattro uscite annuali».Qual è il vostro rapporto con il su misura? «Il su misura è un obiettivo al quale puntiamo. È tra i nostri piani perché riteniamo sia un servizio che stimola e fidelizza il cliente finale. Al momento lo attiviamo in esclusiva su speciale richiesta di alcune celebrity». Cosa c’è nel futuro di Tagliatore? «Gli obiettivi che ci siamo posti negli ultimi anni riguardano soprattutto la crescita del brand all’estero. Oggi vantiamo comunque una buona presenza sul territorio nazionale e internazionale, mercati quali quello giapponese, europeo e scandinavo vedono la presenza del nostro marchio. Il mercato americano è per noi sempre fonte di interesse, per questo stiamo investendo e facendo ricerca oltreoceano».
il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi (Ansa)
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Donald Trump (Getty Images)
Donald Trump (Getty Images)