Ce l’aveva messa tutta la stampa italiana, nel dare addosso al governo Meloni anche per la fantomatica «crisi del turismo» strombazzata per tutto il mese di agosto.
Il Manifesto aveva scomodato i sociologi per decretare che «la crisi delle spiagge è una tappa dell’alienazione» perché «illumina squilibri e diseguaglianze», La Repubblica listata a lutto piangeva le «povere vacanze italiane» e «l’estate del risparmio», Linkiesta addebitava la «crisi» al nostro «modello turistico fuori dal tempo», Alessandro Gassman spiegava al Corriere che i lavoratori del turismo avevano «esagerato».Poi ieri sono arrivati i dati del Viminale, che hanno certificato il boom del turismo nell’estate del 2025: +6,22 per cento rispetto al 2024. In crescita sia gli italiani (oltre un milione in più) che gli stranieri; a beneficiare del rafforzamento del mercato sono state le strutture alberghiere e anche quelle extralberghiere. «È un importante successo di tutta la nazione, la dimostrazione che il settore è in piena salute e rappresenta un traino per la nostra economia», ha commentato su social e tv il ministro del Turismo, Daniela Santanché, mentre sullo sfondo si udiva un poderoso e travolgente «sdeng!».