Il greggio non schizza in alto nonostante le tensioni: l’Opec e gli Usa hanno interesse a tenerlo basso. Una ritorsione di Gerusalemme e il blocco nel cruciale punto di passaggio fiaccherebbero l’Occidente.
Per abbassare il costo alla pompa e non perdere le elezioni di medio termine, Joe Biden ha drasticamente ridotto le riserve. Troppo dispendioso rialzarle, ma così gli Stati Uniti sono più vulnerabili agli choc dei prezzi.
Occidente in difficoltà, i Paesi produttori ridurranno la produzione di 1,15 milioni di barili al giorno. I rialzi impatteranno sul petrolio di Mosca: il prezzo sarà superiore al price cap fissato dal G7. Russia e India abbandonano il Brent, useranno come riferimento Dubai.
L'oro nero tocca 84 dollari al barile: una quotazione che non si vedeva da 7 anni e che costerà a ogni italiano 250 euro in più in 12 mesi. Le politiche dell'Ue non si rivelano «green»: le emissioni dovute alla combustione del legno sono infatti più alte di quelle del carbone.
Il presidente irrompe al tavolo dell'Opec e strappa un accordo a russi e sauditi per una riduzione da 20 milioni di barili al giorno. Un rimedio al crollo dei prezzi (sul quale soffiava la Cina) e ai danni dello shale gas di Barack Obama.