Chi è stato Paul Gauguin, che uomo si è celato dietro il pittore, quanta oscurità ha lasciato si allargasse dentro di sé? Gauguin – Una vita al limite, in onda su Sky Arte nella prima serata di lunedì 8 maggio, centoventesimo anniversario della scomparsa del pittore, non è un’opera celebrativa. È, piuttosto, il tentativo di rileggere l’arte di Gauguin attraverso una piena consapevolezza della sua natura umana: un provare a tirare un filo che sappia tenere insieme l’opera e l’artista.
Gauguin – Una vita al limite è la quadratura del cerchio, lo squarcio nel velo, il velo cui l’occhio sarebbe indotto a fermarsi. Così serene, così esotiche, così capaci di portare chi le guardi altrove, dentro paradisi colorati, dove sia la vita a scorrere nella sua pienezza. Le opere di Gauguin, i suoi quadri, sembrerebbero finestre spalancate su un’esistenza magnifica, felice. Ma dietro la parvenza perfetta ben altro si è nascosto.
Paul Gauguin, di cui la storia ha memoria come di uno fra i più famosi pittori che hanno cercato rifugio lontano dai contesti urbani, non è stato solo il buon selvaggio di Rousseau. «Colonialista», è stato definito poi, da una storiografia che ne ha riletto la produzione artistica. Una storiografia di cui Gauguin – Una vita al limite non prende le parti. Lo speciale, cui lunedì sera farà seguito un secondo documentario, dedicato ai misteri e al simbolismo intrinsechi al dipinto La visione dopo il sermone, racconta. Racconta l’uomo, l’artista che è stato capace di prendere le distanze dal movimento impressionista, dai dettami accademici. Racconta la portata innovativa dell’arte di Gauguin, il coraggio delle sue idee: il viaggio, vissuto come rottura e ripartenza, come momento per misurarsi con il sé più vero e tornarne arricchito. Racconta le influenze che l’avanguardismo del pittore avrebbe esercitato sull’arte futura, su Picasso e Matisse. Ma racconta pure gli spigoli di Gauguin, le sue relazioni con donne troppo giovani perché la memoria storica potesse risparmiargli l’etichetta di pedofilo. Racconta, con spirito giornalistico, con lo spirito di chi osservi senza mai giudicare, con quali occhi Gauguin guardasse alle terre del Pacifico. Con quali occhi e quale piglio ne valutasse gli abitanti. E sono gioie e dolori ad emergere dal racconto, sono due facce di una medaglia che, difficilmente, è stata mostrata nella sua interezza.
Gauguin – Una vita al limite è, dunque, l’occasione di approfondire una parte importante della storia dell’arte, acquisendo parimenti la consapevolezza di cosa quell’arte l’abbia generata. È storia e intrattenimento, è la mescolanza intelligente di nozioni e «pettegolezzi»: un momento di svago cui nulla può essere rimproverato, anzi.


