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Secondo l’organismo professionale avrei insultato i medici. Io invece esprimo e ribadisco la mia disistima verso chi ha applicato i disastrosi protocolli ministeriali. E rivendico di aver informato sui guai del siero.
Con commovente senso dell’umorismo, mentre il malore improvviso che ammazza persone sane diventa un evento normale, come evento normale sono i dodicenni con la miocardite, le diciottenni in menopausa, l’aumento del cancro e della sua violenza, l’Ordine dei medici di Torino mi scrive questa appassionante raccomandata, con la quale mi convoca a dare spiegazioni:
«Gentile dr.ssa De Mari Silvana, si trasmette in allegato eccetera con il seguente addebito: l’aver la dr.ssa Silvana De Mari, nella sua qualità di medico, diffuso mediante i social network Facebook e Twitter esternazioni inerenti il vaiolo delle scimmie e il coronavirus, insulti nei confronti dei colleghi che applicavano i protocolli dettati dal ministero della Salute per la cura del Covid-19 e indicazioni terapeutiche per i soggetti vaccinati per il Covid-19 finalizzati a disintossicare dal vaccino, che per forma e modo di esternazione sono idonee a determinare timori infondati e pregiudizio dell’interesse generale».
1Esternazioni inerenti il vaiolo delle scimmie e il coronavirus. Sono accusata di avere detto la verità: il virus Covid-19 è un fago e colonizza i batteri intestinali (questo è uno dei motivi per cui l’antibiotico azitromicina andava somministrato senza aspettare danni polmonari dimostrati dal saturometro).
2Insulti nei confronti dei colleghi che applicavano i protocolli dettati dal ministero della Salute per la cura del Covid-19. Il termine insulto implica un’aggressione gratuita e volgare. Io ho manifestato la mia assoluta disistima, disistima che sottolineo tuttora, a tutti i medici che hanno applicato il protocollo statale e ubbidendo a ordini irragionevoli hanno moltiplicato il numero dei morti. Il protocollo statale consisteva in Tachipirina e vigile attesa, non dare medicinali fino a quando è troppo tardi, come dimostrato dall’abbassamento dell’ossigeno nel sangue, non dare vitamina C e vitamina D che, come dimostrato dal professor Isaia di Torino avrebbero da sole diminuito la mortalità dell’80%.
Il protocollo statale non ha nessuna firma, nessuno se ne è assunto la responsabilità, è un protocollo irresponsabile. Segnalo la mia assoluta e totale disistima a tutti i colleghi che hanno eseguito un ordine non firmato. Il Comitato tecnico scientifico è stato assolutamente irresponsabile. Non si è assunto la responsabilità dell’obbrobrio terapeutico Tachipirina e vigile attesa. Non sappiamo chi sia l’autore. Sono anni che pretendo di sapere il nome e cognome di chi ha partorito questo scempio e nel caso si tratti di un laureato in medicina vorrei anche sapere il nome e il cognome dei due sprovveduti che lo hanno promosso rispettivamente all’esame di clinica medica e a quello di farmacologia.
La Tachipirina leva la febbre, era una difesa per questi pazienti, ma non l’infiammazione che li stava assassinando, e, cosa ancora più grave, abbatte il glutatione che era fondamentale per combattere l’infiammazione. Dare Tachipirina a un paziente Covid è come dare zucchero a un diabetico: un crimine. Non ci sono altri termini. Ma l’irresponsabilità e l’insipienza di chi ha partorito Tachipirina e vigile attesa non avrebbero danneggiato la popolazione se non ci fossero stati i medici che incredibilmente hanno applicato questo protocollo completamente sbagliato, rendendosi corresponsabili della morte inutile di migliaia di pazienti che avremmo potuto salvare con le tempestiva terapie corrette, applicate con ottimi risultati già nel marzo 2020 al Mauriziano di Torino, dal professor Cavanna e innumerevoli altri centri, perché già note dal 2003, quando abbiamo fronteggiato la Sars 1, che aveva linee patogenetiche simili.
I medici hanno ubbidito a un protocollo assurdo perché veniva dal ministero senza chiedersi se danneggiasse i pazienti e senza chiedersi chi l’aveva scritto, ma non firmato: Anonimus ministeriale. Questo è successo per la legge Gelli che ha stabilito nel 2014 che se i medici ammazzano o danneggiano i pazienti applicando protocolli che arrivano dal ministero, non sono imputabili di nulla, mentre se non li seguono sono imputabili di tutto. La medicina è stata ridotta a pura esecuzione di ordini e in questo caso ordini sbagliati.
Possiamo dare del «cane» ai medici che hanno danneggiato scientemente i pazienti per eseguire ordini sbagliati, ordini della cui imbecillità chiunque abbia dato un esame di farmacologia e clinica medica deve rendersi conto? Noi dobbiamo farlo. Definizione di cane: mammifero eccetera oppure persona che fa male il suo lavoro. Quel muratore è un cane, mi è crollato il balcone, quell’imbianchino è un cane, la mia cucina fa schifo, quel sarto è un cane, la giaccia è asimmetrica. Quel medico che prescrive un proinfiammatorio invece che un antinfiammatorio in una malattia che uccide per cascata di citochine certo che è un cane. E come altro volete chiamarlo?
La gente è morta, è morta di una malattia atroce che sarebbe stata curabilissima con terapie tempestive e corrette, che sono note dal 2003 e che non sono state date. Sono morti a migliaia, sono morti di Tachipirina e vigile attesa, sono morti soli, sono morti come cani in ospedali dove altri medici ballavano Jerusalema nei corridoi con addosso le divise dell’ospedale, dopo aver legato i pazienti a letto e avergli sparato l’ossigeno nei polmoni trombizzati.
Se non risponde alle chiamate dei pazienti nemmeno telefonicamente il medico di famiglia è un ladro che ruba il suo stipendio. Lo stipendio dei medici di famiglia nasce dalle tasse con cui spolpano i cittadini, quei cittadini che poi avete abbandonato non rispondendo nemmeno al telefono. Tutti i medici che non rispondevano nemmeno telefonicamente alle richieste di aiuto dei pazienti dopo essere stati pagati per curarli, possiamo considerarli ladri? La tragedia Covid-19 non è stata dovuta al virus, che se ben curato ha lo 0,2% di mortalità, ma al protocollo senza senso di Anonimus ministeriale e ai medici che lo hanno eseguito, troppo ignoranti per accorgersi che erano senza senso o troppo vili per sfidare la legge Gelli (tertium non datur).
3Le indicazioni terapeutiche per i soggetti vaccinati per il Covid-19 finalizzate a disintossicare dal vaccino. Quindi non bisogna dare indicazioni alla gente cui è stato somministrato un farmaco sperimentale, privo di qualsiasi capacità di fermare la trasmissione e sostanzialmente tossico. Due libri: Patologia generale della proteina Spike di Paolo Bellavite e Ciro Isidoro e V-19 di Massimo Citro spiegano dettagliatamente la pericolosità di questi farmaci. Sono due magnifici libri di cui raccomando la lettura, che spiegano come la Spike vaccinale sia tossica.
Secondo l’Ordine dei medici di Torino è stato sbagliato dire alla gente che, se inoculati con questa roba, era fondamentale fare una serie di esami, tra cui il D-dimero (se avesse fatto immediatamente la misurazione del D-dimero, Camilla Canepa sarebbe ancora viva) e utilizzare vitamina C, glutatione e Nacetilcisteina per diminuire i danni da Spike. Non bisognava dire nemmeno questo? Mentre consideriamo normali le morti improvvise, ampollosamente chiamate malori, le vite distrutte per infiammazione delle piccole fibre, l’aumento del cancro, la sterilità, le ragazzine che vanno in menopausa a diciassette anni, i ragazzini con la miocardite, l’Ordine dei medici di Torino con l’eroismo dell’ultimo giapponese dell’isola difende da timori infondati e pregiudizio dell’interesse generale la sacra Tachipirina e il sacro siero. Che la cura raccomandata dal ministero e applicata dalla maggioranza dei medici era pessima, che i cosiddetti vaccini Covid sono in realtà inefficaci e pericolosi, che somministrarli, oltretutto in maniera coatta, con il ricatto del lavoro e di libertà fondamentali, è stato un crimine non deve essere detto. I colleghi dell’Ordine dei medici trovano eccessive le mie parole i miei toni, urtano il loro senso del bon ton, ma, come giustamente dice Mario Giordano, chi non urla è complice. Quindi, chi urla, non è complice.
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A prima vista lo slogan sembra condivisibile. In realtà implica un dovere, quindi una sanzione per chi non lo rispetta. Lo Stato aumenta i suoi poteri e può decidere chi deve mettersi la maglia di lana o se è obbligatorio assumere un farmaco sperimentale.
Ho scoperto le malattie professionali durante l’esame di Anatomia patologica. Il problema era già stato accennato a Patologia generale e impostato a Patologia medica, ma è stato ad Anatomia patologica che, davanti ai vetrini, il problema è stato messo a fuoco: il lavoro come malattia. Non erano solo il tempo e la forza dell’operaio ad essere in vendita, ma il suo corpo e la sua sopravvivenza, la sua salute e la sua morte. L’incidente sul lavoro è terribile, ma in teoria non dovrebbe accadere, come l’incidente in auto. La malattia professionale invece accade lentamente, giorno dopo giorno. Sui miei libri c’era scritto che lavorare con l’anilina causava il cancro della vescica, lavorare con l’amianto il mesotelioma (un cancro della pleura particolarmente aggressivo e particolarmente doloroso in quanto infiltra precocemente il piano costale), eppure c’erano fabbriche dove la gente lavorava con l’anilina o con l’amianto.
Da medico ho lavorato al San Luigi Gonzaga dove c’erano le insufficienze respiratorie da malattia professionale e infine un’ultima malattia professionale: la tubercolosi, che è una malattia infettiva, certo, ma quando si instaura su polmoni già danneggiati dall’aver respirato porcate tutti i giorni, otto ore al giorno, è particolarmente devastante. C’erano persone dimesse dopo anni di ospedale. Alcune non dimesse mai. Fu grazie ai grandi processi di allora per i morti nelle fabbriche di cancro che le condizioni degli operai nel capitalismo occidentale sono cambiate. Non cambiarono invece oltre le cortine di ferro, dove restarono e sono tuttora devastanti.
L’essere operaio, però, non è stato solo dolore, ma anche orgoglio di essere i costruttori del mondo. Se non lo avete ancora letto, leggete La chiave a stella di Primo Levi, e se non lo avete ancora visto, non perdetevi il film Gran Torino di Clint Eastwood: prende il nome da un’auto della Ford degli anni Settanta. Nel 1978 Giovanni Berlinguer fece tre riforme: la prima abolì i molto problematici manicomi italiani, senza però sostituirli con strutture adeguate. La seconda riforma fu un aborto facile e gratuito. La terza è stata istituire il Sistema sanitario italiano basato sulla frase «la salute è un diritto». Questa frase non è un proverbio, anche perché i proverbi hanno una base di saggezza, ma si è trasformata in una specie di proverbio, ovunque ripetuto nel corso della recente pandemia. L’articolo 32 della Costituzione afferma che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». Quello che è garantito come fondamentale diritto è la tutela della salute. L’articolo garantisce che lo Stato ci metta buona volontà e quattrini per mettere a riparo la nostra salute: in questo senso tutti i tagli fatti alla sanità dovrebbero essere considerati violazioni dell’articolo 32. L’affermazione di Berlinguer «la salute è un diritto» è comunque diversa dall’articolo 32 della Costituzione. Quando questa frase è stata ufficializzata ne sono stata felice: finalmente la piaga delle malattie professionali sarebbe stata combattuta e sconfitta. Mio marito, che è quello più intelligente dei due, mi mise seduta e mi spiegò che quella frase è una trappola. Dove c’è un diritto, c’è anche un dovere, e c’è anche un reato per la violazione di quel diritto. La proprietà privata è un diritto. Se subisco un furto posso denunciare il ladro. Se la salute è un diritto, chi denuncio se mi viene il raffreddore? Lo Stato che non ha mandato i carabinieri a verificare che avessi la maglia di lana? Quindi sto autorizzando lo Stato a entrare nella mia casa e nei miei vestiti per il mio bene. Quelli che squittiscono «più diritti per tutti», stanno parlando di più doveri per tutti e più reati per tutti, per esempio il dovere di trattare il signor Vladimir Guadagno come se fosse una donna, e il reato nel caso uno non lo voglia fare. Se passasse il ddl Zan, questa sarebbe la situazione.
Il diritto alla salute dava allo Stato poteri assoluti per preservare la nostra salute: ci avrebbero mandato carabinieri a casa per verificare il termostato e la maglia di lana. In effetti ci sono entrati carabinieri in casa, per verificare che non avessimo ospiti a cena. Questa affermazione, «la salute è un diritto», garantisce l’obbligo vaccinale, qualsiasi obbligo di qualsiasi vaccino o farmaco detto tale, garantisce il fatto che ogni libertà più elementare, incluso andare a Messa o correre soli su una spiaggia, possa essere cancellata, perché una serie di scienziati di livello scientifico talmente straordinario da aver identificato banchi a rotelle come baluardo contro i virus ha deciso che fa male alla nostra salute.
Il progetto di salute di Berlinguer non ha interessato le migliaia di bimbetti smembrati a spese dell’erario. L’aborto è una malattia: nei testi di ostetricia è descritto sotto il capitolo: patologia della gravidanza. La legge 194 contraddice la Costituzione. La legge 194 tra l’altro stabilisce che la volontà della madre deve essere certa. Quindi è doveroso far ascoltare alla madre il battito e farle vedere l’ecografia, sia prima che durante l’aborto, per essere assolutamente certi che la madre voglia la distruzione di quella piccola vita. La dubbia frase «la salute è un diritto» giustifica l’eutanasia, anche di non consenzienti. Giustifica l’aborto eugenetico, ma il termine è un po’ nazista e pare brutto, per cui è sostituito dal più vezzoso aborto terapeutico. In tutti i casi si evita una malattia. A volte può essere una malattia lieve e risolvibile chirurgicamente. A un mio amico è stato proposto per tre volte l’aborto del suo bimbo che aveva un piedino torto, una piccola malformazione ortopedica. Tra l’altro la legge 194 vieta assolutamente che un medico proponga l’aborto alla madre.
A Rossano nel 2009 è stato abortito un bambino per un labbro leporino. L’aborto è stato fatto su un bimbo di 5 mesi, che è nato vivo ed era talmente robusto che è riuscito a sopravvivere 40 ore. È stato messo in una scatola metallica dove per 40 ore è rimasto solo. Finalmente è morto di disidratazione. Questi bambini nascono vivi. La legge vieta di rianimarli. Non si lega il cordone ombelicale, così che muoiano dissanguati in un tempo decente, ma il piccolo è riuscito da solo a coagulare il cordone. Muoiono soli. È vietato che ricevano qualsiasi tipo di cura. Se si rianimassero avrebbero lesioni cerebrali permanenti per l’eccessiva prematurità, si potrebbe almeno avere gli attributi per sopprimerli, in maniera indolore, o per tenerli in braccio mentre muoiono. Muoiono di insufficienza respiratoria. Dissanguati. Se resistono a ipossia e dissanguamento, muoiono per disidratazione come Eluana Englaro.
La madre partorisce il feto, che però una volta fuori dall’utero non è più feto, è una persona, ma non si assume la responsabilità di stargli vicina tenendolo in braccio. Se un genitore si è assunto la tremenda responsabilità di stabilire che quella creatura non deve vivere, per un labbro leporino, non può assumersi la responsabilità di stargli vicino fino all’ultimo battito? Il medico che ha fatto lo scempio di far nascere questo bambino di 22 settimane perché muoia, in una società che squittisce idiozie sull’inclusione, non ha il dovere di stargli vicino fino alla morte? Se non avete il coraggio di far morire i vostri bambini guardandoli in faccia, allora non li uccidete proprio, finite la gravidanza e poi affidate il bimbo a chi lo adotterà.
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Dovrò comparire dinnanzi all’Ordine dei medici poiché avevo sollevato dubbi prima sul lockdown e poi sulle vaccinazioni. Ora che è passato del tempo, però, abbiamo scoperto gli effetti avversi e la debolezza del protocollo «Tachipirina e vigile attesa».
Si intitola La mia mano destra il bel libro autobiografico di Donato Salvia. Donato è uno dei figli della talidomide. La prima parte del libro infatti è dedicata alla storia di questa terribile molecola. Il farmaco venne immesso sul mercato negli anni Cinquanta con una sontuosa campagna di marketing dalla società tedesca che lo produceva, la Chemie Grunenthal. Il farmaco aveva capacità sedative e antinausea. La campagna di marketing era stata grandiosa, ma lo stesso non fu possibile dirlo della sperimentazione. Il farmaco fu testato solo sui ratti, e questo è un errore, perché le molecole, i farmaci, hanno tossicità diversa nelle varie specie e quindi è corretto testarli su più di una specie. Sui ratti dimostrò una bassissima tossicità e nessuna capacità teratogena. Anche sugli umani dimostrò una bassissima tossicità per quanto riguarda la tossicità acuta, quella cronica non fu indagata, per cui il farmaco fu messo in vendita con grandissime campagne pubblicitarie, e consigliato anche alle donne incinte. C’è una sola maniera per sperimentare la tossicità cronica ed è la stessa che serve per sperimentare la tossicità a distanza: la sperimentazione deve protrarsi nel tempo. Il farmaco aveva poca tossicità acuta. Aveva però tossicità cronica, poteva causare su lunghe distanze nevriti irreversibili. Non aveva capacità teratogena sui ratti, ma la aveva però sui conigli e sugli esseri umani. Se il farmaco fosse stato sperimentato anche sui conigli, ci si sarebbe resi conto del fatto che causava malformazioni gravissime nel feto, principalmente focomelia. Il farmaco è dannatamente teratogeno anche per l’uomo. Con il termine focomelia si indicano malformazioni congenite degli arti che si presentano come appendici rudimentali del tronco, che continuano con la mano o col piede più o meno sviluppati.
La mia mano destra è un libro allegro, dolente e pieno di fede nella vita che ci racconta come un uomo senza la mano destra possa fare il cameriere, il giardiniere, l’operaio, guidare una moto e guidare una macchina. Donato non si ritiene un portatore di handicap, ma uno che la mattina, quando esce, accetta che il suo handicap lo segua, purché non gli rompa l’anima più di tanto. Nel libro si racconta che Donato scoprì molto tardi la parola talidomide. Sua madre non aveva mai pronunciato queste sillabe. Il motivo lo posso scrivere io. Quando ero bambina, ricordo benissimo, la pagina del giornale che raccontava della talidomide: è nella mia mente ancora adesso. Il caso a un certo punto scoppiò. La verità è figlia del tempo, prima o poi arriva. Finalmente qualcuno riuscì a capire per quale motivo in alcune nazioni, Germania, Italia, Giappone, c’era stata un’epidemia così grave di focomelia e finalmente qualcuno lo mise in correlazione con il farmaco che era stato consigliato alle donne in gravidanza contro la nausea e contro l’ansia. Sul giornale campeggiavano le immagini di questi bimbi senza gambe e senza braccia, ma quello che era terrificante era il titolo: le madri volevano dormire, nasce la galleria dei mostri. La madre di Donato non ha mai pronunciato la parola talidomide per la vergogna. I bimbi sono stati chiamati mostri. Le madri sono state criminalizzate: sarebbe stata cioè colpa loro se, per un farmaco a loro prescritto, che aveva scritto sui foglietti illustrativi che era consigliato in gravidanza, avevano messo al mondo figli con malformazioni. La responsabilità del disastro era in realtà della casa farmaceutica che ha sistematicamente ignorato le innumerevoli segnalazioni di innumerevoli medici di danni collaterali, nevriti, e il sospetto di danni teratogeni, aborti e focomelia. La responsabilità è delle autorità sanitarie che non indagarono se non poco e tardi. Dopo il disastro talidomide sono state messe a punto una serie di leggi che regolamentano la sperimentazione e l’immissione di farmaci sul mercato. Trovate l’elenco di queste leggi nell’ottimo libro Vaccino come atto d’amore? Dell’avvocato Fulvio Di Blasi, che spiega come tutte siano state violate per l’immissione sul mercato dei cosiddetti vaccini anticovid. Sono stati testati per soli due mesi: hanno scritto sui foglietti illustrativi che non si conoscono gli effetti a distanza. Hanno scritto sul foglietto illustrativo che non sono stati testati in gravidanza, nemmeno in animali. Hanno scritto sul foglietto illustrativo che non sono conosciuti gli effetti sulla cancerogenicità, termine con cui si indica la capacità di causare il cancro, e sulla teratogenicità, termine con cui si indica la capacità di causare alterazioni allo sviluppo del feto. Eppure medici entusiasti li hanno iniettati e li stanno iniettando in persone giovani, bambini e donne incinte. In questo momento sono segnalati dagli oncologi casi di cancro più numerosi del solito. In questo momento sono segnalati nei reparti di ostetricia casi di aborto più numerosi del solito. Dichiarati un gesto d’amore e imposti con una violenza inaudita che ha violato i trattati di Norimberga, Helsinki e Oviedo, questi farmaci sono stati immessi sul mercato e imposti grazie a una falsa affermazione di emergenza. Questa falsa affermazione di emergenza è stata creata da un lato gonfiando enormemente il numero dei morti, dall’altro impedendo le terapie domiciliari che avrebbero permesso la normale gestione della malattia. Ci sono state circolari che hanno imposto ai medici di calcolare come se fosse stato ucciso dal covid qualsiasi paziente con un tampone positivo, anche se era morto per altro, infarto, incidente stradale, o le micidiali infezioni ospedaliere da batteri antibiotico resistenti. Le terapie domiciliari sono state intralciate e impedite.
Domani alle 18 sono convocata all’ordine dei medici di Torino per rispondere di una serie di affermazioni. Ho consigliato l’olio di fegato di merluzzo per migliorare le difese immunitarie affermando che avrebbe diminuito il rischio di contrarre la malattia e nel caso avrebbe diminuito la violenza. È appena stato confermato con uno recente studio organizzato dall’università di Oslo. Come facevo a saperlo nel marzo del 2020? Perché era ovvio. I medici imparano anche la logica. L’olio di fegato di merluzzo contiene vitamina A, vitamina D, e omega tre, quindi è ovvio che sostenga il sistema immunitario. Per fronteggiare le malattie virali, quelle batteriche e il cancro occorre potenziare il sistema immunitario. Sono soprattutto le persone con un sistema immunitario debole che muoiono di covid, principalmente anziani con patologie pregresse. Era compito della medicina dare le istruzioni per potenziare il sistema immunitario, invece le persone sono state terrorizzate e rinchiuse in casa a fare dolci, tutti ottimi sistemi per danneggiare il sistema immunitario. Sono imputata di aver sconsigliato la tachipirina che abbatte il glutatione e consigliato gli antiinfiammatori. Ora è dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che questo avrebbe ridotto la mortalità dell’80%. Sono imputata di aver consigliato alte dosi vitamina D. Ora è dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che avrebbe ridotto le ospedalizzazioni dell’80%. Sono imputata di aver detto che le mascherine non sono solo inutili ma dannose. È dimostrato da innumerevoli lavori clinici: l’ultimo pubblicato sulla rivista Medicine spiega come addirittura, dove l’uso di mascherine sia stato costantemente imposto, la mortalità da covid sia più alta. Domani quindi andrò ad affrontare questi prescrittori di tachipirina e vigile attesa e farò loro la domanda a cui pretendo che rispondano. Quante vite ha salvato? Sono riuscita a far arrivare i protocolli corretti a migliaia di persone e a innumerevoli medici che grazie a me li hanno scoperti e applicati. Quante vite ho salvato col mio olio di fegato di merluzzo? Secondo università di Oslo non poche. Quante vite ho salvato sconsigliando la mascherina e spingendo la gente a usarla il meno possibile? Quante vite ho salvato spingendo a sostituire la tachipirina con l’aspirina? Quante vite ho salvato dicendo alla gente di non aver paura, di ridere, di sorridere, e soprattutto di stare al sole così da potenziare il sistema immunitario? Quante vite ho salvato sconsigliando l’uso improprio dei cosiddetti vaccini, che secondo i loro stesso foglietti illustrativi non devono essere inoculati al di sotto dei 16 anni e in gravidanza? Quanti dodicenni non hanno la miocardite perché io ho detto alle loro madri di lasciar perdere? Quante vite ha salvato Mario Giordano dando voce ai medici che curavano il covid invece di prescrivere tachipirina e vigile attesa?
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