chiacchiere

Cenci, frappe, bugie, lattughe e cioffi. A Carnevale ogni... chiacchiera vale
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Lo stesso dolce viene chiamato in maniera diversa nelle varie Regioni d’Italia. Per Iginio Massari sono «il simbolo» del periodo pre pasquale. Derivano dalla frictilia, la frittella preparata dalle matrone romane per i Saturnali.

Ci siamo: tra due giorni è martedì grasso e non potevamo non pescare dalle ricette della nonna. E le frappe, o sfrappe, o chiacchere o cenci, chiamatele con il dialetto che più vi suona familiare, sono la quintessenza della festa. Pochi ingredienti, buonissime, definiscono la gioia di lasciarsi andare.

Quelle nottate in tenda sotto le stelle immersi nel bosco che non dorme mai
(IStock)
Attendere l’alba accampati nella foresta, circondati da alberi e gufi, è un’avventura da provare con gli amici. Tra chiacchiere e confessioni, a far compagnia solo gli arbusti. Alcuni sono lì ad ascoltare tutti, da secoli.

Si potrebbe e si dovrebbe scrivere un trattato sul carnevale, sia che l'origine del nome sia da carnem levare (cioè togliere la carne) per ricordare l'ultimo opulento banchetto prima della Quaresima, e cioè nel famoso martedì grasso, sia che sia da cursus navalis, cioè corsi di navi per ricordare le sfilate allegoriche e le naumachie che tanto piacevano ai romani e ai loro imperatori.

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