Nessuna spaccatura nella maggioranza sul piano di riarmo europeo: martedì e mercoledì prossimo il centrodestra voterà compatto, al Senato e alla Camera, la risoluzione sulle comunicazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno già detto «sì» al Parlamento europeo, mentre c’era curiosità su quale sarebbe stata la posizione della Lega, che a Bruxelles si è opposta al piano di Ursula von der Leyen. Ieri si è svolto un vertice del Carroccio, al quale hanno partecipato il leader Matteo Salvini, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e altri esponenti di punta del partito. A quanto apprende La Verità, la posizione della Lega può essere sintetizzata in alcuni punti chiave: no a un piano di riarmo europeo puro e semplice a scapito delle altre urgenze, apertura a un rafforzamento della difesa italiana sotto l’ombrello della Nato. No a un esercito europeo, che tra l’altro, come ben sanno i nostri lettori, è una pura utopia, considerato che ogni Stato ha le sue procedure; di inviare soldati in Ucraina non se ne parla. «Diciamo no soprattutto», dice alla Verità un big della Lega, «a un piano roboante, frettoloso, quello strombazzato dalla von der Leyen con cifre sparate a caso, senza una visione, che avrebbe il solo scopo di garantire all’industria bellica tedesca e francese di risanare i conti a spese nostre. Chiediamo che gli acquisti per il rafforzamento della difesa e della sicurezza vengano fatti presso aziende italiane. Un discorso intelligente e di buon senso è rafforzarci nell’ambito della Nato in un’ottica di difesa e sicurezza nazionale e soprattutto guardando al fronte sud dell’Europa e dell’Alleanza atlantica: Mediterraneo allargato e Africa, con una attenzione particolare alla sicurezza di infrastrutture strategiche come gasdotti, cavi sottomarini. Deve essere un piano di sicurezza nazionale», aggiunge il nostro interlocutore, «da mettere in campo anche seguendo i suggerimenti di Giorgetti, a partire dalla proposta di mobilitare con un fondo di garanzia in linea con le pratiche di InvestEu, e che vada a sviluppare tecnologie e infrastrutture. La Lega chiederà alla Meloni di vigilare su questi punti».
Le perplessità del governo italiano sull’impianto presentato dalla von der Leyen sono state del resto rese esplicite da Giorgetti tre giorni fa nella sede più ufficiale, ovvero la riunione dell’Ecofin. «Dobbiamo anche chiarire», ha sottolineato tra le altre cose Giorgetti, «la portata e la durata della clausola di salvaguardia poiché la maggior parte degli investimenti nella Difesa si estende su molti anni e il loro impatto sui conti pubblici può apparire solo a lungo termine». Intanto, continua il balletto di indiscrezioni sulla partecipazione di Giorgia Meloni sabato prossimo al vertice in video della coalizione dei «volenterosi» convocata dal premier britannico Keir Starmer, in accordo con il presidente francese Emmanuel Macron. L’idea sarebbe quella di creare una coalizione che, senza gli Stati Uniti, sia in grado di garantire la sicurezza dell’Ucraina dopo l’eventuale accordo di pace con la Russia. Difficile che la Meloni partecipi a una riunione che innanzitutto è riservata a chi ha intenzione di inviare truppe in Ucraina, ipotesi esclusa dal nostro governo. «Noi crediamo», risponde a una domanda sui volenterosi il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, «che sia più opportuno puntare su una scelta che coinvolga le Nazioni Unite, proprio per garantire la possibilità di tutelare la pace, così come si fa in Libano, dove c’è una forza di interposizione dell’Unifil tra Libano e Israele. Ma è tutto ancora molto prematuro perché prima bisogna arrivare alla pace».



