Cronaca di un tranquillo mercoledì di paura nel salottino di Twitter, dove per ore si è assistito a uno psicodramma condiviso in soli 280 caratteri, con l’hashtag #crisidigoverno.
Rabbia, lacrime, raccapriccio, sdegno, frustrazione e tanta tantissima nostalgia. Roba tipo «Mario se ne è andato e non ritorna più», parafrasando Laura Pausini, che però quando ha scritto La solitudine aveva 18 anni. Mentre gran parte dei «bimbi» e delle «bimbe» di Mario Draghi, rimasti ieri tragicamente orfani, viaggia ben sopra i 40.
Non sono mancati i rivoluzionari come Marco Taradash, oggi nella segreteria di +Europa («In un Paese serio dopo una giornata parlamentare come quella di oggi durante la notte ci sarebbe un colpo di Stato. Per nostra fortuna non lo siamo»); gli esperti di marketing come Marta Ottaviani («Non vorrei dirvelo, ma nel suo discorso, #Draghi ha utilizzato sulla #Russia le stesse parole che ho usato io nella conclusione di #brigaterusse. Per tutto il resto, vi invito a leggerlo»); e i democratici come Laura Cesaretti, collega del Giornale («Vi ricordo che la sovranità appartiene al popolo, e se il popolo è fatto in maggioranza di teste di cazzo e elegge gente che gli somiglia, le cose poi vanno così»). Tra i tweet fotocopia, molto gettonato il «Se siete giovani, emigrate», ma anche «Avevamo una Ferrari, abbiamo preferito il calesse» (Ilario Piagnerelli, inviato di Rainews 24) . Sono state, intanto, gettate le basi del nuovo movimento «Fare per fermare il Cremlino» e del fan club di Mariastella Gelmini. Perché, si mormora già nel salottino, il tunnel Cern-Gran Sasso esiste veramente e quella riforma della scuola, in fin dei conti, non era poi così male.



