2023-06-07
Sulla surrogata reato universale c’è il sì femminista da tutto il mondo
Gruppi americani, francesi, australiani e giapponesi sostengono la norma di Fdi e mettono in crisi la sinistra che ora deve decidere che fare: o contrasta il traffico di bambini votando la legge, oppure ne diventa complice.Hanno detto che è una legge scritta male, un pasticcio, un modo per colpire le coppie omosessuali, l’ennesima iniziativa della destra per riportarci al medioevo. Eppure, alcune delle maggiori associazioni femministe del mondo, non certo ascrivibili all’universo sovranista, hanno deciso di schierarsi apertamente a sostegno della norma proposta da Fratelli d’Italia e dal centrodestra per rendere l’utero in affitto reato universale.Stiamo parlando di organizzazioni quali Ciams (Coalition internationale pour l’abolition de la maternité de substitution), Stop surrogacy now, Finrrage (Feminist international network of resistance to reproductive and genetic engineering), Japan coalition against surrogacy practices, Feminist legal clinic, Prostitution research & education. A queste sigle si uniscono singole personalità di enorme rilievo internazionale come Sylviane Agacinski, filosofa dell’Académie Française; Gena Corea, intellettuale femminista radicale americana e firma del New York Times; Phyllis Chesler, psicoterapeuta e docente emerita di Psicologia e Women’s studies al College of Staten Island. Intellettuali e associazioni hanno risposto alla sollecitazione delle attiviste di Radfem Italia, Rete per l’inviolabilità del corpo femminile e Finaargit e le loro prese di posizione non potrebbero essere più chiare. «I parlamentari italiani hanno, oggi, una storica occasione per difendere il divieto di questa nuova forma di tratta, la maternità surrogata», scrivono le responsabili della Ciams. «Attendiamo il loro voto con speranza e fiducia».Per Stop surrogacy now si è, invece, esposta Jennifer Lahl, altra attivista di primissimo piano: «Se l’Italia farà passare questa proposta di legge», afferma, «si tratterà di un passo avanti positivo verso l’abolizione di questo mercato globale dei bambini e sarà d’esempio al mondo dimostrando che le donne non si noleggiano e i bambini non si vendono». Molto diretta pure Yoshie Yanagihara, docente all’Università Tokio Denki e a Yale e esponente della coalizione giapponese contro la surrogata: «Se il governo italiano approverà il nuovo disegno di legge per penalizzare tutti i clienti della maternità surrogata internazionale, contribuirà definitivamente alla cessazione della diffusione di questa nuova forma di sfruttamento delle donne», scrive. «Vorrei esprimere la mia gratitudine alle persone che hanno scritto questo disegno di legge e al governo italiano che prende molto sul serio questo problema». Certo, non è la prima volta che si leggono appelli internazionali contro la surrogata. Ma qui siamo davanti a un notevole cambio di passo. Intanto, per via della incontestabile autorevolezza delle firmatarie. E poi perché costoro non si limitano a una generica condanna, ma offrono esplicito supporto alla proposta di legge attualmente in discussione. Il che rende la loro uscita ben diversa da quelle registrate in precedenza.In particolare si nota la diversità rispetto alla petizione sottoscritta la scorsa settimana da circa 500 persone tra cui intellettuali, amministratori locali e persino qualche parlamentare di sinistra. Quella petizione, rilanciata alla grande da Avvenire, ribadiva la condanna dell’utero in affitto ma, nei fatti, sconfessava la proposta di legge della destra. Le firmatarie si appellavano a generiche azioni europee e internazionali e, a latere, hanno pesantemente criticato l’idea di istituire un reato universale.Ciò dimostra quanto quella petizione fosse, in realtà, una mossa politica - anche abbastanza meschina - per inquinare le acque, cioè per fingere un impegno sul tema da parte della sinistra parlamentare. La quale poi, nel concreto dell’Aula, continua a sostenere l’attuale andazzo, cioè l’elusione esplicita e sostanzialmente legalizzata della legge da parte di chi ricorrere alla surrogata all’estero e poi rientra in Italia senza conseguenze.Il fatto che così tante esponenti del femminismo internazionale abbiano deciso di sposare la linea della maggioranza italiana non soltanto corrobora l’azione di Fdi, ma pone anche un serio problema alla sinistra. Nel senso che le attiviste americane, giapponesi, francesi, australiane eccetera, hanno sbriciolato i paraventi ideologici dei progressisti e li mettono di fronte a una scelta semplice ma devastante: o pro o contro. Chi vuole davvero contrastare la surrogata non può non schierarsi a favore del reato universale. Tutti gli altri, a prescindere dai distinguo più o meno pelosi, contribuiscono a mantenere operativo il mercato dei bambini e a sdoganare la mercificazione del corpo femminile.C’è poco da girarci intorno: qui non resta che dire sì o no all’utero in affitto. Finora la sinistra italiana ha detto sì: una parte lo ha fatto in modo esplicito, a dispetto della legge vigente che lo vieta; un’altra parte lo ha fatto in maniera surrettizia, schierandosi apparentemente contro la pratica ma appoggiandone, nei fatti, la diffusione. Ora coloro che si dichiarano avversari di questo indegno commercio della vita - già severamente proibito dalla legge, vale ribadirlo - hanno l’occasione di cambiare rotta e di sostenere un progetto di legge che può portare a un miglioramento concreto.Certo, probabilmente la norma può essere approvata anche senza l’appoggio della sinistra: se così avverrà, gli elettori avranno la prova definitiva della clamorosa ipocrisia di Pd e compagni, quelli che difendono le donne soltanto se possono guadagnarci qualcosa.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)