2019-06-10
Su divorzi e assegni ha ragione Pillon. Parola di femminista
Milena Milani, scrittrice libertina, già nel 1982 criticava le ingiustizie subite dai mariti nelle separazioni. E difendeva il ruolo dei papà.Nei giorni scorsi, il senatore Simone Pillon ha annunciato che il 10 giugno sarebbe ripresa, in Commissione giustizia, la discussione sul disegno di legge da lui presentato in materia di affido condiviso. A strettissimo giro, il vicepresidente della commissione - il pentastellato Mattia Crucioli - ha precisato: «A noi non risulta». Morale della storia: il cammino di questa norma sacrosanta appare ancora zeppo di ostacoli. Il problema è che contro il ddl si è movimentato il Fronte unico progressista, dipingendolo come un provvedimento estremista che cancellerebbe i diritti delle donne. L'attacco al progetto di Pillon, infatti, è prima di tutto ideologico.L'auspicio che i padri abbiano gli stessi diritti e doveri delle madri è considerato semplicemente folle. L'idea che i mariti non debbano necessariamente mantenere le mogli dopo il divorzio viene presentata come un indecente assalto all'universo femminile. Ecco perché vale la pena di rileggere, oggi, quel che scrisse a proposito del divorzio e dei rapporti fra ex mariti ed ex mogli una donna di nome Milena Milani.Costei non è certo sospettabile di essere una pericolosa reazionaria. Non appartiene nemmeno per sbaglio all'universo culturale da cui proviene il senatore Pillon. donna anticonformistaNata nel 1917 e morta nel 2013, la Milani è stata una delle più grandi scrittrici italiane di ogni tempo, anche se oggi è ingiustamente trascurata, forse proprio in virtù della sua indipendenza di pensiero. Nel 1964, tanto per chiarire, pubblicò un romanzo intitolato La ragazza di nome Giulio, il primo in Italia a prendere di petto l'amore saffico. Ne scaturì un putiferio: il volume fu ritirato, l'autrice e un dirigente dell'editore Longanesi furono condannati per oltraggio al pudore, intellettuali come Giuseppe Ungaretti si mobilitarono a favore della Milani (che fu poi assolta in appello). Insomma, capite bene che non stiamo parlando di chissà quale bacchettona, anzi.Ebbene, nel 1982 questa grande donna pubblicò una raccolta di scritti intitolata Umori e amori. Uno degli articoli che presenta s'intitola La divorziata è inferiore passiamole gli alimenti. Parlando del denaro che la ex moglie riceve dal marito dopo il divorzio, la Milani scriveva: «Ricevere questo appannaggio è molto umiliante per la donna. Essa continua infatti a essere considerata come inferiore, come dipendente, come creatura che deve essere “risarcita" da un danno».La scrittrice riferiva il caso di una sua conoscente «che fa di professione la divorziata». E aggiungeva: «La società dovrebbe dare dignità alla donna. Dovrebbe cioè fare in modo che gli esseri umani siano veramente sullo stesso piano [...]. Stabilire che uno paghi l'altro, come se il matrimonio fallito fosse soltanto un volgare contratto, non vuol dire andare a fondo del problema. Significa invece relegare la donna sempre in posizione inferiore, secondaria, alla mercé di un uomo».uomini sul lastricoInfine concludeva: «In America e in altri Paesi ben più ricchi del nostro, l'industria del divorzio con le relative liquidazioni alle ex mogli, a volte ha messo letteralmente sul lastrico quei poveri mariti. Non è che io voglia difenderli, ma non mi va che le donne siano sempre trattate da concubine di lusso, anche quando sono regolarmente sposate».Stupefacente. La Milani era femminista, libertina, di sicuro non «medievale» o «retrograda». Eppure si preoccupava degli uomini rovinati dal divorzio, e delle donne che utilizzano gli assegni di mantenimento a sproposito, ledendo la dignità propria e quella di tutte le ex mogli.Intendiamoci: questo non significa che tutte le donne siano approfittatrici e tutti i maschi povere vittime, ci mancherebbe. Ma che esistano padri ingiustamente rovinati dal divorzio è un fatto. Ecco perché una riforma come quella di Pillon sarebbe utile e, soprattutto, più equa. Ne va dei diritti e, appunto, della dignità di tutti. Anche di quella delle donne.
Il valico di Rafah (Getty Images)
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