
Sull'isola la kermesse organizzata dall'Unhcr. I ragazzi delle superiori verranno istruiti da rappresentanti di Msf, Save the children e altre organizzazioni pro migranti. Si mobilita anche la Rai, partner dell'evento.Qualcuno sostiene che alcuni esponenti dell'attuale governo siano «imprenditori della paura» che amplificano il timore nei confronti degli immigrati al fine di guadagnare consenso. È vero: degli stranieri si parla parecchio sui giornali e in televisione. Il fatto, però, è che Matteo Salvini non è l'unico a occuparsi con costanza di questioni migratorie. Se nel nostro Paese si discute quotidianamente di migranti è anche perché esiste una potentissima macchina della propaganda che da anni opera a favore dell'accoglienza indiscriminata. Per un leghista che in tv parla dei crimini dei clandestini, ci sono cento iniziative che celebrano le frontiere aperte. Convegni, mostre, rassegne, festival, film... Un martellamento ideologico senza fine, che oscura anche questioni serie. Ad esempio la riflessione sul decreto immigrazione voluto dal ministro dell'Interno. Il testo è arrivato ieri al Quirinale, e sarebbe interessante riuscire a discutere in modo approfondito di ciò che contiene. Peccato che del provvedimento non si parli se non in termini di polemica feroce. In compenso, si parla diffusamente di come ospitare i profughi. Fino a domani, a Lampedusa, si celebra la «Giornata della memoria e dell'accoglienza». Scopo della manifestazione (iniziata ieri) è quello di ricordare il naufragio avvenuto il 3 ottobre 2016 al largo dell'isola, che causò la morte di 368 persone. Un evento tragico che è sacrosanto tenere a mente, come no. Il problema è il modo in cui, anche quest'anno, si parlerà di quella strage. L'anniversario del disastro, infatti, si trasforma nell'ennesima occasione di propagandare l'apertura dei confini.Per l'occasione, a Lampedusa sono giunti numerosi studenti provenienti da varie scuole superiori italiane (l'anno scorso furono 200, quest'anno la metà). Costoro avranno il privilegio di essere istruiti sui temi dell'accoglienza da maestri d'eccezione: le Ong. L'intenso tour dei ragazzi è iniziato ieri, con una visita al «Museo della fiducia e del dialogo» inaugurato da Sergio Mattarella nel 2016. Un museo della migrazione, in sostanza, che offre anche esperienze interattive (per esempio permette ai visitatori di sperimentare un naufragio nel Mediterraneo). Per la giornata di oggi, invece, sono in programma alcuni «workshop». Tra le varie «lezioni» ce n'è una intitolata «Operazione di ricerca e soccorso», a cura di Medici senza frontiere, cioè una delle Ong che gestiscono la nave Aquarius. Altri momenti di approfondimento sono affidati a Save the children, Organizzazione internazionale per le migrazioni, Amnesty international. Carlotta Sami di Unhcr parlerà del «Sistema di asilo e accoglienza in Italia»; Giuseppe de Mola di Msf si occuperà di «Soccorso in mare, criminalizzazione delle Ong e della solidarietà». Possiamo immaginare che cosa diranno questi signori: che l'attuale governo è razzista e spietato. Del resto, l'Unhcr certe cose le ripete pubblicamente da settimane. Domenica, per dire, ha commentato con entusiasmo l'approdo dell'Aquarius a Malta. Invece di criticare il governo dell'isola, che sull'accoglienza ha sempre fatto orecchie da mercante, l'agenzia per i rifugiati dell'Onu ha preferito prendersela con chi si oppone ai tassisti del mare, spiegando che le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo (quelle in stile Aquarius, appunto) andrebbero intensificate. In buona sostanza, la tre giorni di Lampedusa è un clamoroso spot a favore delle Ong. A finanziare quasi integralmente l'iniziativa dovrebbe essere l'Unhcr, ma un contributo viene dato anche dall'Associazione nazionale vittime civili di guerra, non si capisce bene a che titolo. Ovviamente partecipano pure i Comuni di Lampedusa e Linosa, ma, soprattutto, a mettere la ciliegina è la Rai. L'emittente pubblica, infatti, è «media partner» della rassegna. Numerosi inviati delle testate giornalistiche pubbliche sono stati spediti sull'isola onde offrire la miglior copertura mediatica possibile. Viale Mazzini ha deciso di organizzare una programmazione speciale, iniziata domenica sera con La difesa della razza. Vittime dell'immigrazione, documentario di Gad Lerner andato in onda su Rai3 (verrà replicato sabato prossimo). Fino a domani, in tutti i tg e in quasi tutti i programmi (da I fatti vostri a La vita in diretta passando per Geo), ci saranno momenti dedicati alla «Giornata della memoria e dell'accoglienza». Una bella pubblicità a reti unificate.Il momento più alto della tre giorni, tuttavia, arriverà la mattina del 3 ottobre. Dalle 8.30 alle 12.30, infatti, è prevista una cerimonia commemorativa presso la Porta d'Europa. A guidare le danze sarà don Luca Camilleri dell'arcidiocesi di Agrigento. Sapete chi lo accompagnerà? Un sacerdote di nome Mussie Zerai. Ve lo ricordate? Probabilmente sì. Amicissimo di Laura Boldrini e di altri profeti dell'accoglienza, il nostro è stato indagato qualche tempo fa per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Nelle scorse settimane La Verità ha pubblicato alcuni documenti riguardanti «padre Mosè».Da quelle carte risultava che Mussie Yosief Zerai, prima di prendere voti e abito talare, fosse finito in carcere a Roma. Era il 1994, e la condanna era a due anni di reclusione, con rito abbreviato, per concorso in detenzione ai fini di spaccio di 2,2 chilogrammi di hashish. Abbiamo provato a chiedere spiegazioni al sacerdote, che però ha preferito non risponderci. Salvo pubblicare su Facebook, il 24 settembre, il suo Certificato generale del casellario giudiziale, che risulta pulito. La carta, in realtà, dimostra poco. Nel senso che chi ha scontato una condanna, se non è recidivo, dopo tre anni può chiedere la riabilitazione. Se è andata così, meglio per Zerai. Ci chiediamo però perché non abbia voluto raccontarcelo a voce. Quel che è certo è che il nostro, domani, sarà a Lampedusa con gli studenti e una bella platea di autorità. Saranno tutti assieme appassionatamente, a tessere le lodi dell'accoglienza e dei tassisti del mare. Finanziati dall'Unhcr e sponsorizzati dalla Rai. La macchina della propaganda non si ferma nemmeno nell'era Salvini.
Roberto Crepaldi
La toga progressista: «Voterò no, ma sono in disaccordo con il Comitato e i suoi slogan. Separare le carriere non mi scandalizza. Il rischio sono i pubblici ministeri fuori controllo. Serviva un Csm diviso in due sezioni».
È un giudice, lo anticipiamo ai lettori, contrario alla riforma della giustizia approvata definitivamente dal Parlamento e voluta dal governo, ma lo è per motivi diametralmente opposti rispetto ai numerosi pm che in questo periodo stanno gridando al golpe. Roberto Crepaldi ritiene, infatti, che l’unico rischio della legge sia quello di dare troppo potere ai pubblici ministeri.
Magistrato dal 2014 (è nato nel 1985), è giudice per le indagini preliminari a Milano dal 2019. Professore a contratto all’Università degli studi di Milano e docente in numerosi master, è stato componente della Giunta di Milano dell’Associazione nazionale magistrati dal 2023 al 2025, dove è stato eletto come indipendente nella lista delle toghe progressiste di Area.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.
Ansa
Mirko Mussetti («Limes»): «Trump ha smosso le acque, ma lo status quo conviene a tutti».
Le parole del presidente statunitense su un possibile intervento militare in Nigeria in difesa dei cristiani perseguitati, convertiti a forza, rapiti e uccisi dai gruppi fondamentalisti islamici che agiscono nel Paese africano hanno riportato l’attenzione del mondo su un problema spesso dimenticato. Le persecuzioni dei cristiani In Nigeria e negli Stati del Sahel vanno avanti ormai da molti anni e, stando ai dati raccolti dall’Associazione Open Doors, tra ottobre 2023 e settembre 2024 sono stati uccisi 3.300 cristiani nelle province settentrionali e centrali nigeriane a causa della loro fede. Tra il 2011 e il 2021 ben 41.152 cristiani hanno perso la vita per motivi legati alla fede, in Africa centrale un cristiano ha una probabilità 6,5 volte maggiore di essere ucciso e 5,1 volte maggiore di essere rapito rispetto a un musulmano.






