2023-02-15
Stavolta a dover stare a casa è Pregliasco
Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)
Niente seggio in Lombardia per la virostar. La sconfitta spazza via la propaganda della sinistra contro la giunta di Attilio Fontana, ritenuta incapace di gestire il Covid e responsabile dei contagi nelle zone più colpite. Il sindaco di Codogno: «Il Pirellone c’è sempre stato».Il cielo di Lombardia è caduto in testa a Michele Serra. Quello che non accade mai ad Asterix è avvenuto nelle urne; l’azzurro manzoniano che fa da volta celeste da Sondrio fino a Mantova, da Varese fino a Brescia è precipitato a zittire, oscurare l’arroganza di chi nei due anni pandemici aveva creato la più fantasmagorica e fasulla delle narrazioni, quella della Regione Lombardia responsabile del contagio e incapace di gestirlo. Tutto spazzato via, compresi i partiti di sinistra che hanno cavalcato la più grande bufala del decennio nella speranza di trasformare le vittime in carnefici, tentando prima la spallata al Pirellone mentre la gente moriva (puro sciacallaggio) e poi aggrappandosi a quelle vicende per lucrare consensi in campagna elettorale.La gente lombarda non ha dimenticato, questo dicono le elezioni. E la clamorosa bocciatura della sinistra Covid è parte della spiegazione di una disfatta, sta nella capacità di un popolo operoso e sobrio di non farsi condizionare, di distinguere sempre - come diceva Bob De Niro in Ronin - «chi sta dalla parte del problema, chi della soluzione e chi del paesaggio». Forte della copertura del governo di Giuseppe Conte e di ministri mediocri come Roberto Speranza (Salute) e Francesco Boccia (Affari regionali), il Pd lombardo ha creduto che bastasse guidare dal divano la rivolta, andare in piazza con i Cobas, avallare le scritte «Fontana assassino» dei Carc, farsi scudo con le foto delle bare, appiattirsi sullo storytelling di media compiacenti fino all’autolesionismo, per veder cadere come una pera matura un’istituzione guidata per 29 anni con efficacia dal centrodestra. Errore letale nella Regione simbolo del fare, inserita nella catena del valore dell’industria tedesca, capace di trainare l’export di un intero Paese (è il territorio più ricco d’Europa con Baviera e Île de France), locomotiva d’Italia che ogni anno manda a Roma 53 miliardi. Errore letale accusare i lombardi di essere degli untori, anche perché l’emergenza ha cementato uno straordinario senso di appartenenza. I cittadini bombardati da talk show improntati al terrorismo mediatico hanno avuto la possibilità (dettata dai molti drammi famigliari) di toccare con mano quanto fosse fuorviante la fiction. Un decisivo e personale fact checking. E per contro quanto fosse concreta la risposta di un sistema sanitario che - nonostante la devastante spallata della pandemia mondiale e qualche deficit organizzativo anche grave come il sistema informatico Aria - prima ha retto, poi ha reagito, infine si è distinto per efficienza nelle vaccinazioni di massa. Il 60% dei consensi a Bergamo, il 61% a Brescia (le due città martiri del Covid), addirittura il miglioramento delle percentuali precedenti nei paesi più colpiti come Alzano Lombardo, Nembro, Albino, Codogno nel Lodigiano sono la dimostrazione plastica che la gente si era fatta un’idea molto diversa dalle accuse ripetute a nastro dal sistema mainstream a senso unico. E quando hanno visto che anche i pm chiamati in causa regolarmente chiudevano le inchieste con scontate assoluzioni (sull’ospedale in Fiera a Milano, sui camici di Attilio Fontana, sulla bufala delle «stragi nascoste») i lombardi hanno attribuito le responsabilità politiche del disastro nazionale al governo centrale, salvando medici, ospedali e sanità locale. Chi conosce il sistema regionale (e sa che 200.000 pazienti arrivano ogni anno in Lombardia dal resto d’Italia a farsi curare) non aveva alcuna intenzione di vederlo smantellare come auspicavano i dem imbracciando il piccone. Tutt’al più va migliorato, e per questo non servono rivoluzioni ma continuità. Un piccolo segnale del «mood collettivo» era arrivato un anno e mezzo fa quando Camillo Bertocchi, sindaco di centrodestra di Alzano Lombardo nei mesi dello tsunami pandemico, era stato rieletto. «Eravamo in trincea, cercavamo di salvare vite, di aiutare le persone, di creare catene di solidarietà in assenza di tutto, dalle mascherine ai respiratori. Non avevamo tempo di fare propaganda e i cittadini ci hanno capito», ricorda. Entra nel merito del voto Francesco Passerini, sindaco di Codogno, comune del paziente uno: «Qui la Regione c’è sempre stata. Fra Stato e Pirellone non c’è stata mai partita e la gente non se n’è dimenticata». Eppure, salito in Val Seriana, Pierfrancesco Majorino ripeteva dentro la sua bolla: «Fontana ha la responsabilità di avere inserito i positivi nelle Rsa», pur sapendo che quell’inchiesta giudiziaria (legata al Pio Albergo Trivulzio) era finita in nulla. Il riconfermato governatore oggi può commentare: «I nostri cittadini, che non sono sciocchi, si sono resi conto che c’era stata una grande strumentalizzazione».Il day after è doloroso per chi si è visto piombare il cielo di Lombardia sulla testa. Anche nelle redazioni c’è sconcerto; chi per due anni ha supportato un circo di balle spaziali adesso si chiede come mai gli elettori non abbiano creduto a Giovanni Floris, a Myrta Merlino, a Involtino Formigli. Nel disastro generale spicca il Ko simbolico di un loro ospite fisso, Fabrizio Pregliasco, bocciato nelle urne e costretto a rimettersi il camice. «Eravamo eroi, oggi forse ci considerano ingombranti», spiega il virologo facendosi un film tutto suo. «Ci hanno impallinato perché eravamo quelli che raccontavano la verità, comprese le incertezze e i limiti della scienza. Fontana e la sua forza politica rappresentano la nuova normalità che la gente ha ritrovato e non vuole perdere». C’è di più. I cittadini si sono sentiti traditi quando hanno scoperto che i campioni della virologia prime time - da lui a Pier Luigi Lopalco, da Massimo Galli a Stefano Crisanti - erano funzionali a una parte politica. Nell’estate 2021 Pregliasco invitava «ad andare in spiaggia con la mascherina». Ha pagato per tutti. Ora ammette fuori tempo massimo: «La pandemia in Lombardia è stato uno tsunami difficile da gestire per chiunque, la matrice politica ha vinto sui dolori passati. La gente ha voluto dimenticare». È l’esatto contrario. La gente ha votato così perché si è ricordata di chi pontificava e di chi le era accanto. Qui si usa ancora fare il nodo al fazzoletto.
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)