2025-05-13
Starmer teme Farage e fa il contrario del Pd
Spaventato dall’exploit del rivale, il leader laburista annuncia una stretta sull’immigrazione. Tra le altre cose, vuole aumentare gli anni necessari per diventare cittadino britannico da 5 a 10. Tutto questo mentre da noi i dem chiedono esattamente l’opposto. Nel luglio del 2024, quando Keir Starmer vinse le elezioni e divenne primo ministro della Gran Bretagna, i progressisti italiani apparvero entusiasti. «Il trionfo del Labour è una risposta ai 14 anni di disastroso governo conservatore, inclusa la Brexit. Ma è anche la dimostrazione che le destre si possono battere. Congratulazioni a Keir Starmer: che il cambiamento promesso abbia inizio», disse Laura Boldrini a nome del Partito democratico, tramite un comunicato ancora visibile sul sito del gruppo parlamentare. Purtroppo, però, dall’amico inglese non sono arrivati grandissimi assist sui temi che più stanno a cuore ai dem nostrani. Anzi, converrebbe al Pd fare finta che l’unica sinistra vincente in Europa non esista, visto quello che propone e considerato quello che Starmer ha detto ieri. Come noto, fra non molto si andrà a votare (meglio: qualcuno andrà a votare) per il referendum che, tra le altre cose, propone di abrogare la legge sulla cittadinanza. Il Pd ha scelto di supportare con convinzione la battaglia politica a favore della proposta di ridurre da dieci a cinque anni il periodo di residenza necessario per diventare italiani. Insomma, la sinistra italica ha investito molto sulla richiesta di cittadinanza breve. Ebbene, proprio ieri Keir Starmer, «l’uomo che ha battuto la destra inglese incarnando il cambiamento», non solo ha dichiarato che l’immigrazione ha causato al suo Paese danni «incalcolabili», ma ha annunciato che farà l’esatto contrario di ciò che sogna il Pd: porterà da cinque a dieci anni il periodo di tempo necessario per divenire cittadini britannici. Il governo laburista ha deciso di modificare la legislazione in materia di immigrazione, rendendola più rigida e ha annunciato in conferenza stampa l’entità delle nuove misure. Come ha riportato la Bbc, «le modifiche porranno fine anche all’insediamento automatico nel Regno Unito per i migranti con alcuni visti dopo cinque anni. La maggior parte dei migranti dovrà rimanere per almeno 10 anni prima di poter richiedere lo status di residente permanente e iniziare il percorso per ottenere la piena cittadinanza». Potranno beneficiare di un percorso «accelerato», ha precisato Starmer, infermieri, ingegneri, esperti di intelligenza artificiale e altri che «contribuiscono realmente alla crescita della società e della Gran Bretagna». Quello del primo ministro britannico è stato un discorso pesantissimo, che qui sarebbe etichettato come «di destra estrema». Starmer ha detto che le nuove regole produrranno «una netta rottura con il passato» e questo «garantirà che l’insediamento in questo Paese sia un privilegio che deve essere guadagnato, non un diritto». Capito? La cittadinanza va meritata, non regalata. Chissà che ne pensano gli amici del Pd... Non è tutto. Starmer ha spiegato che chi vuole restare nel Regno Unito dovrà dimostrare di conoscere bene la lingua, comprese le persone che arrivano grazie al ricongiungimento famigliare. «Quando le persone vengono nel nostro Paese, dovrebbero anche impegnarsi all’integrazione e a imparare la nostra lingua», ha insistito il primo ministro. Il quale si è poi lanciato in un discorso risciacquato nel sovranismo. A suo dire, le aziende inglesi sono «quasi dipendenti dall’importazione di manodopera a basso costo». Tradotto: importano immigrati invece di «investire nelle competenze delle persone qui e desiderare un buon lavoro nella loro comunità». Starmer ha fatto l’esempio del settore ingegneristico, «in cui i visti sono aumentati vertiginosamente mentre gli apprendistati sono crollati». Tale sistema, ha detto, è fallimentare e esclude «i giovani che stanno costruendo il loro futuro». A un certo punto, il caro Keir ha sganciato la bomba: «Le nazioni dipendono dalle regole, regole giuste. A volte sono scritte, spesso no, ma in ogni caso danno forma ai nostri valori, ci guidano verso i nostri diritti, certo, ma anche verso le nostre responsabilità, verso gli obblighi che abbiamo gli uni verso gli altri», ha detto. «In una nazione eterogenea come la nostra, e ne sono felice, queste regole diventano ancora più importanti. Senza di esse, rischiamo di diventare un’isola di stranieri, non una nazione che cammina unita». In bocca a un uomo di sinistra sono parole incredibili, mentre potrebbero stare molto bene sulle labbra di un leader identitario. E infatti hanno suscitato l’immediata reazione del mondo pro migranti, a partire dalla grossa ong Care4Calais, secondo cui quelle di Starmer sono «parole pericolose per qualsiasi premier. Ha forse dimenticato gli scontri dello scorso anno?» (il riferimento è ovviamente alle rivolte esplose nell’agosto del 2024). Ed eccoci al punto nevralgico della vicenda. Le frasi di Starmer e le sue iniziative, sulla carta, sono del tutto condivisibili: è necessario proteggere le frontiere, promuovere la crescita del mercato del lavoro interno, non svendere la cittadinanza, procedere a più espulsioni di irregolari come Keir promette di fare. Il punto è che - come ha detto Nigel Farage - i laburisti stanno facendo promesse che non possono mantenere. Occorre ricordare che Starmer è prima di tutto l’uomo che ha fatto incarcerare migliaia di militanti anti immigrazione giusto un anno fa, comprese persone che sono state arrestate per un semplice commento sui social. Tra queste, pure una madre di famiglia (condannata a oltre due anni di carcere per istigazione all’odio), e un ufficiale di polizia in pensione fermato per un post su X, il quale ora, giustamente, ha deciso di fare causa alle istituzioni. Poco meno di un mese fa, poi, il ministero dell’Interno inglese ha negato il visto d’ingresso allo scrittore francese Renaud Camus, l’intellettuale omosessuale che ha formulato il concetto di Grande sostituzione. Camus era stato invitato proprio per parlare di immigrazione, ma secondo le autorità britanniche i suoi discorsi sono potenzialmente pericolosi, e dunque meglio non consentirgli di mettere piede sull’isola. Se fossero coerenti, ora i burocrati del ministero dovrebbero espellere Keir Starmer in persona, perché le sue frasi di ieri assomigliano molto a quelle che usa Camus quando parla degli stranieri. Il fatto è che i progressisti inglesi, primo ministro in testa, stanno facendo un clamoroso sfoggio di ipocrisia. Da un lato arrestano, censurano e addirittura incarcerano i nemici politici accusandoli di essere odiatori. Poi cercano di mettere in pratica - o almeno promettono che lo faranno - le loro stesse ricette. Starmer, con tutta probabilità, si è deciso a fare qualcosa sull’immigrazione perché vuole frenare l’avanzata di Farage, uno che sa comprendere e interpretare il malcontento popolare sulla questione. Se tuttavia manterrà almeno in parte le sue promesse, il premier britannico si sarà dimostrato comunque migliore della nostra sinistra. Quest’ultima ad andare incontro ai bisogni del popolo non ci prova nemmeno per finta.