- A Bruxelles e ai fondi non basta la prudenza della manovra che non dovrebbe superare i 22 miliardi. Pesano le decisioni della Bce. Preoccupa la crescita del rendimento del decennale ai massimi da 10 anni.
- Si punta ad aumentare l’assegno minimo. Previsti più soldi per restare al lavoro una volta raggiunti i requisiti minimi. Matteo Salvini: ci saranno risorse per costruire il Ponte
A Bruxelles e ai fondi non basta la prudenza della manovra che non dovrebbe superare i 22 miliardi. Pesano le decisioni della Bce. Preoccupa la crescita del rendimento del decennale ai massimi da 10 anni.Si punta ad aumentare l’assegno minimo. Previsti più soldi per restare al lavoro una volta raggiunti i requisiti minimi. Matteo Salvini: ci saranno risorse per costruire il PonteLo speciale contiene due articoliLa nota di aggiornamento al Def varata ieri dal consiglio dei ministri (di cui ancora non si conosce il testo, né un numero ufficiale del debito 2023 su cui misurare il calo dello stesso fino al 2026) è una cornice super prudente che abbassa gli obiettivi di crescita del Pil reale allo 0,8% nel 2023 (dall’1% fissato ad aprile) e all’1,2% nel 2024 (dall’1,5% precedente) mentre l’obiettivo di deficit di bilancio è stato alzato al 5,3% del Pil nel 2023 (dal 4,5% fissato ad aprile), a causa dell’impatto dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni edilizie, ovvero il superbonus. Questa la cronica in cui verrà incardinata la manovrina, come l’ha definita ieri La Verità sottolineando che a disposizione per la legge di bilancio ci saranno solo 22 miliardi. Eppure questa prudenza non è bastata per fermare il rialzo dello spread tra Btp e Bund che ieri pomeriggio è salito a un passo dai 200 punti base – livelli che non vedeva da marzo – per poi chiudere in ritirata a 195 punti. La progressiva revoca del sostegno della Bce – le cui scelte, lo abbiamo scritto anche ieri, rilanciano il ballo dello spread - e una dinamica del disavanzo peggiore del previsto iniziano a incidere sul costo del debito, sostengono gli analisti. Preoccupati più che altro dalla velocità della salita del differenziale (è già rimbalzato più volte fino a 250-300 punti base negli ultimi quattro anni però l’aumento in questo caso è stato di 50 punti base in soli due giorni) e dal fatto che banche d’affari come Morgan Stanley si aspettassero un balzo di tale entità verso fine anno e invece è avvenuto con tre mesi di anticipo. In un contesto, ricordiamolo, di Quantitative Tightening – ovvero di un alleggerimento - da parte della Bce, che riduce la domanda di obbligazioni e mentre l’aumento dei tassi continua ad alimentare l’incertezza. Nelle sale operative, più che sullo spread i riflettori sono accesi soprattutto sul rendimento del Btp decennale italiano che, sul circuito Mts, ha superato il picco del 4,93% segnato lo scorso 28 settembre portandosi al 4,94%: oltre questa soglia, su livelli più prossimi al 5%, bisogna risalire al 2012 per rintracciare livelli di rendimento ugualmente elevati.Il disimpegno di Francoforte dall’acquisto dei titoli, pesa. La stessa corsa al rialzo dei rendimenti, evidente già da inizio settimana nel corso delle prime aste di titoli di Stato è conseguenza diretta dell’ultima riunione della Bce. Nel momento in cui il board della banca centrale ha deciso di alzare i tassi dello 0,25%, portando il tasso di riferimento al 4,5%, gli investitori si sono spaventati non solo per i possibili ulteriori rialzi, ma anche per la paura che si possa restare a lungo su valori così alti. Ma è chiaro che i mercati si stanno di nuovo muovendo (con sommo gaudio dei mistici dello spread nostrani). E vengono lanciati messaggi anche politici, tipo: più di così non potete fare ma non basta. Ieri il Financial Times, nella sua edizione online, ha sottolineato che i rendimenti sul mercato obbligazionario dell’eurozona sono ai massimi da dieci anni per le preoccupazioni degli investitori per le alte previsioni sul deficit di Italia e Francia e le attese che le banche centrali manterranno i tassi di interesse più alti più a lungo. Il rendimento dei titoli a 10 anni dell’Italia è salito di 0,12 punti percentuali al 4,89%, il livello più alto dal 2013.Il rendimento dei titoli di stato francesi a 10 anni è balzato al 3,5%, il livello più alto dal 2011, dopo che il governo è stato criticato mercoledì dall’autorità di vigilanza fiscale del Paese per non tagliare la spesa pubblica abbastanza da evitare di violare le regole fiscali dell’Ue l’anno prossimo. Ai massimi del decennio anche i rendimenti dei titoli tedeschi a dieci anni, al 2,93%, e di quelli spagnoli, saliti oltre il 4%. «È probabile che i deficit di bilancio siano maggiori di quanto precedentemente previsto. I mercati semplicemente non tollerano quelli che sembrano essere deficit non solo ciclici ma strutturalmente più elevati», ha dichiarato all’Ft Mike Riddell, gestore di Allianz Global Investors. Nel frattempo, la Bce nell’ultimo bollettino economico scrive che «i mercati dei titoli di Stato hanno mostrato capacità di tenuta anche rispetto alla minore presenza dell’Eurosistema sul mercato. L’assenza di significative pressioni al rialzo sui differenziali, nonostante l’interruzione dei reinvestimenti nell’ambito del programma di acquisto di attività a partire da luglio e il consueto minimo che le condizioni di liquidità registrano nei mesi estivi, suggerisce che gli investitori privati stiano continuando ad assorbire le obbligazioni non più acquistate dall’Eurosistema senza gravi difficoltà».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/spread-a-200-e-btp-a-un-passo-dal-5-mercati-e-ue-puntano-contro-litalia-2665755613.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="incentivi-a-chi-rinuncia-a-quota-103" data-post-id="2665755613" data-published-at="1695928603" data-use-pagination="False"> Incentivi a chi rinuncia a quota 103 Le politiche monetarie restrittive della Bce drenano dal bilancio dello Stato 14 miliardi di euro e a 14 miliardi di euro ammonta il deficit della prossima manovra. Non usa direttamente queste parole, ma è questo il senso del discorso del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Chiamato a commentare la Nadef, il titolare del Mef respinge al mittente i reiterati tentativi dell’opposizione di far passare la legge di bilancio come un terreno di scontro con l’Europa e con i mercati che stanno allargando la distanza, lo spread, tra i nostri titoli di Stato a 10 anni e il benchmark del debito costituito dal bund tedesco, ieri arrivato intorno a quota 200. «La manovra», evidenzia il leghista, «è improntata al principio della responsabilità e della prudenza con interventi indispensabili e necessari per assicurare la coesione sociale. L’aumento dei tassi d’interesse brucia risorse nell’ordine di 14-15 miliardi, sottratti ovviamente a interventi attivi a favore dell’economia e delle famiglie: è un buon motivo per non creare debito ma ovviamente dobbiamo ridurre gli effetti negativi su tutti noi». Come finanziare diversamente il taglio (un rinnovo del taglio) del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti fino a 35 mila euro di reddito lordo (costo intorno agli 11 miliardi) e come altrimenti trovare le risorse per il primo assaggio di vero taglio delle tasse con l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, portando quella minima fino alla soglia dei 28.000 euro? Poi ci sarà spazio anche per altro. Ma qui è tutto in divenire. Sono, infatti, 31 i disegni di legge collegati alla manovra e di questi, alcuni sono già all’esame del Parlamento. Si parte dagli interventi a sostegno della competitività dei capitali e si arriva fino alle misure in materia di semplificazione normativa, di disciplina pensionistica, di sostegno alle politiche per il lavoro, di contrasto alla povertà e sostegno alla maternità e alle famiglie numerose. Non solo perché sono allo studio le norme corrette per realizzare le infrastrutture di preminente interesse nazionale e altri interventi strategici in materia di lavori pubblici, anche per il potenziamento del trasporto e della logistica. Spiccano il capitolo pensioni e infrastrutture. Sul lato previdenziale uno degli obiettivi è quello di portare le pensioni minime a 700 euro. Centrale quota 103, cioè la possibilità di andare in pensione con 62 anni d’età e 41 di contributi, insieme all’Ape sociale, un assegno fino a 1.500 euro a partire dall’età di 63 anni, con 30 o 36 anni di contributi a secondo dei casi. Da ricordare l’incentivo per restare a lavorare. Chi ha maturato i requisiti per Quota 103 può restare in ufficio vedendosi girati in busta paga i contributi a suo carico. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, poi, ha chiarito che in manovra ci sarà un primo finanziamento per il Ponte sullo Stretto: «Quando fai la legge di bilancio cadono tanti uccelli del malaugurio perché o un finanziamento per il ponte c’è o non c’è. Tertium non datur. E siccome ci sarà l’obiettivo è che il primo treno attraversi il collegamento stabile tra Palermo, Reggio, Roma, Milano, Berlino e Stoccolma, nel 2032». E veniamo alle prossime tappe. La Nadef approvata dal Consiglio dei ministri passa ora al vaglio delle Camere, per il via libera, in tempi brevissimi, anche perché il documento programmatico di bilancio dovrà essere notificato a Bruxelles entro il 15 ottobre. La Commissione europea non si è ancora espressa e ha dato appuntamento al 21 novembre per un parere ufficiale. Il passo successivo sarà la stesura della legge di bilancio, che dovrà essere approvata dal parlamento entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio.
Enrico Bracalente (Ansa)
Il fondatore di NeroGiardini Enrico Bracalente: «I tratti vincenti di queste calzature sono lo stile italiano e la comodità. Crediamo che una scarpa debba essere così confortevole da dimenticare di averla ai piedi. La svolta? Investire in pubblicità: un grande brand deve essere noto».
Eugenia Roccella (Getty Images)
I ministri Roccella e Nordio puntano i fari sulle strutture per i minori, una rete di cooperative che fa girare quasi 1 miliardo all’anno per ricollocare i piccini sottratti alle famiglie. Il primo obiettivo è verificare quanti di questi provvedimenti siano sensati.
Carlotta Vagnoli (Getty Images)
Per oltre 23 mesi, Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene (candidata anche con Santoro) avrebbero perseguitato un uomo colpevole di avere una relazione parallela: «Lo dobbiamo mutilare».






