
- Roberta Targa: «Molte aziende hanno superato il momento più difficile e stanno ripartendo. Quello che voglio dire è che possiamo vincere. Con tenacia, passione e umiltà».
- Spazio alle apache, il pelo di cammello e le angore lavorate. Ma non manca anche l'attenzione alla tecnologia, dove la lana cardata incontra il poliestere elasticizzato e il mohair si mescola con il nylon.
- Il cashmere, filato di lusso per antonomasia, con Falconeri diventa accessibile grazie a una politica di prezzo democratica . Senza sacrificare la qualità di materie prime e lavorazione made in Italy.
- Un paio di calzini fatti con filo di carta. Il calzificio DèPio risponde così alla provocazione: «È possibile essere alla moda e in armonia con la natura?»
Lo speciale contiene tre articoli e gallery fotografiche.
La Manifattura Filati Targa Roberta è una delle eccellenze di questo settore. Questa azienda è specializzata nella lavorazione di lane e filati pregiati come alpaca, mohair, seta e cashmere. Abbiamo parlato con Roberta Targa della situazione in cui versa questa eccellenza made in Italy durante l’emergenza sanitaria.
Qual è la situazione attuale nella sua azienda?
«In questo momento stiamo lavorando molto. Fortunatamente, nonostante i mesi di lockdown e la seconda ondata che stiamo affrontando in questo periodo, molte aziende sembrano aver superato il momento più difficile e stanno riprendendo a lavorare a pieno regime. Detto questo, ci sono anche molte altre realtà che proprio a causa del Covid si sono fermate, soprattutto gli artigiani».
Quale materiale vende di più in questo momento?
«Senza dubbio quello dell’aguglieria, ovvero tutti i filati per la maglia ai ferri, l’uncinetto e più in generale per tutte le attività tessili manuali. La nostra azienda lavora esclusivamente con lane e filati pregiati che uniamo per creare prodotti sempre nuovi. Rosalba, il mio braccio destro e mente creativa per la creazione di nuovi prodotti, è sempre al lavoro. Abbiamo il filo di alpaca e mohair, oppure il filo di mohair e seta. In tutto questo non può certo mancare il cashmere, il filato di alta qualità per antonomasia».
Da cosa dipende il successo dell’aguglieria secondo lei?
«In luoghi dove fa molto freddo e diventa buio presto, i ragazzi giovani hanno riscoperto questo passatempo. Sono sempre più numerosi quelli che si dedicano a fare la maglia. Ma anche la moda ha avuto un ruolo importante. In una delle loro interviste Dolce e Gabbana hanno parlato di uncinetto, gomitoli e dell’arte di fare a maglia. L’idea di avere qualcosa di esclusivo, che sia pregiato e allo stesso tempo unico, sta davvero spopolando».
La vostra azienda opera anche all’estero. Quali sono i paesi più importanti per l’export?
«Sicuramente Inghilterra e Cina. Abbiamo avuto dei ritardi con l’export ma sono più imputabili alla nostra situazione attuale piuttosto che alle aziende con cui lavoriamo».
Quale messaggio vorrebbe lanciare ai suoi colleghi in questo momento?
«Voglio dire che si può vincere, ma per farlo bisogna avere tenacia, umiltà, passione e la voglia di fare bene. Il made in Italy resta qualcosa di unico cui fare tesoro, ma allo stesso tempo bisogna tenere gli occhi aperti sul mondo. Non bisogna fossilizzarsi su un prodotto ma si deve essere sempre disposti a migliorare e scoprire cose nuove. Per ultima cosa, voglio mandare un messaggio ai giovani. Venite a scoprire questo mondo, imparate questo mestiere così bello».
I trend e i numeri del settore

Pitti Immagine
Il settore della moda, quello dei tessuti e dei filati sono profondamente interconnessi. È da questi ultimi che nascono le tendenze del futuro ed è proprio per questo motivo che Pitti dedica un evento proprio alle eccellenze della filatura su scala internazionale. Il prossimo febbraio - in concomitanza con Pitti Uomo e Pitti Bimbo - Firenze ospiterà l'87esima edizione del suo «laboratorio di ricerca e osservatorio per le nuove tendenze del lifestyle globale».
La filatura italiana, così come il tessile nel suo complesso, sta vivendo un periodo difficile. Dopo due anni timidamente favorevoli, il 2019 è risultato in una flessione del meno 5,8%, con un fatturato complessivo che si aggira attorno ai 2.760 milioni di euro. L'andamento negativo ha interessato sia la filatura laniera (comparto preponderante con una quota di oltre l'80% sul fatturato settoriale totale) sia la filatura cotoniera, mentre la filatura liniera vede confermare il trend positivo del 2018.
Quando si parla di trend, in questo settore si avverte sempre più fortemente un ritorno alla manualità, con particolare attenzione alla sostenibilità. Secondo Maurizio Cecioni, titolare dell'azienda Cieffe Filati: «L'ecosostenibilità è una priorità per tutti. La protezione dell'ambiente è fondamentale e passa per l'utilizzo di prodotti certificati o riciclati». Spazio quindi alle apache, i mohair, il pelo di cammello e le angore lavorate da sole o in mischia. Non manca l'attenzione alla tecnologia, dove la lana cardata incontra il poliestere elasticizzato, il mohair si mescola con il nylon, e l'angora si unisce con il poliuretano impermeabilizzante. Infine i filati costruiti con fibre sintetiche di poliammide e poliestere che spaziano dai grossi e fantasiosi a più fini e particolari.
Tra gli effetti invece trionfano microbouclé, spugnette e ciniglie, cordonetti e fettucce, che contribuiscono a creare superfici mosse e affascinanti.
Il cashmere «Ultralight» e «Ultrasoft» di Falconeri
Falconeri è diventato, negli anni, il brand di riferimento per gli amanti del cashmere e dei filati naturali. La filosofia di questa aziende made in Italy si basa sul rispetto dell'ambiente e delle persone. Falconeri dice no al fast fashion ma immagina capi che siano senza tempo e che possano accompagnare i clienti in un viaggio per esplorare «l'idea del lusso».
La sfida del brand è da sempre quella di veicolare un messaggio forte e ben definito secondo il quale il prezzo non è necessariamente proporzionale al valore del capo. Così il cashmere, filato di lusso per antonomasia, con Falconeri diventa accessibile grazie a una politica di prezzo democratica che non prescinde mai – mai – dall'altissima qualità di materie prime e lavorazione made in Italy.
Falconeri è a tutti gli effetti un brand unico nel suo genere. L'azienda abbraccia infatti una filosofia «seasonless» (senza stagione, ndr) applicata a design che trascendono mode passeggere e trend del momento, in grado di coniugare la piacevolezza di un filato deluxe a un prezzo accessibile e democratico. Ogni capo è un investimento che dura una vita, scevro dai diktat di una moda usa e getta. Una produzione Made in Italy e all'avanguardia, che dà vita a capi che si trasmettono di generazione in generazione, come tesori da tramandare.
L'impegno per una produzione consapevole - che Falconeri sostiene anche attraverso due organizzazioni internazionali: Ccmi a tutela dei consumatori, produttori e investitori e Sfa a tutela della flora e della fauna - inizia dai pascoli della Mongolia. È lì che nasce il cashmere «Ultralight 2.50», utilizzando due fili unici di cashmere pettinato e ritorto per una lunghezza totale di 12 chilometri. Questa tipologia di fibra possiede naturalmente le caratteristiche di termoregolazione, elasticità e traspirazione, così da mantenere costante la temperatura corporea ovunque ci si trovi, nonché in ogni stagione, dalle più miti alle più fredde.
Il cashmere «Ultrasoft 2.28» è invece un filato cardato molto caldo e dall'aspetto voluminoso. Anche in questo caso sono unicamente due i fili di cashmere ritorto, per una lunghezza totale di 10km, necessari a ogni singolo capo, per il quale si impiega più di un'ora di tessitura e una per il confezionamento manuale di ciascuno.
E non finisce qui. Falconeri ha deciso di siglare «The Fashion Pact», una vera e propria coalizione a livello mondiale, un impegno condiviso ad oggi da altre 67 prestigiose realtà del settore tessile e moda, per garantire un futuro più sostenibile alla terra ragionando su tre grandi temi: clima, oceani e biodiversità.
Il filato di carta delle calze DèPio

È possibile essere alla moda e in armonia con la natura? Il calzificio italiano fondato nel 1949 da Pio Chiaruttini sembra pensarla proprio così. Per realizzare il loro ambizioso progetto sono andati fino in Giappone alla ricerca di una fibra naturale, il cui filato è completamente biodegradabile.
Nasce così «la calza di carta», creata con una trama intrecciata ad altre fibre come canapa, lino e cotone. Secondo Mary DèPio: «Il materiale di cui è composto questo prodotto è molto leggero e resistente. Al tatto è liscio e grazie alla sua naturalezza permette una buonissima areazione ed è un ottimo isolante sia per l’estate che per l’inverno».
L’azienda bresciana ha deciso inoltre di creare due capsule ispirate alla Vittoria Alata per celebrarne il ritorno in città. «Il ritorno della Vittoria Alata è un evento di grande importanza storica e culturale per la città di Brescia a cui il calzificio DèPio ha voluto partecipare» ha commentato la titolare. I modelli sono stati realizzati con materie prime nobili provenienti da manifatture lombarde per una produzione completamente made in Italy.


















































