2022-05-26
Soros e Gates, gli autocrati illiberali impartiscono lezioni di democrazia
A Davos i due tycoon vogliono ridisegnare l’ordine mondiale contro il nuovo «Asse del male» rappresentato da Russia e Cina. L’obiettivo non cambia: organizzazioni sovranazionali che svuotino la sovranità degli Stati.Ogni giorno, grazie al World economic forum di Davos, il mondo intero riceve preziose lezioni su come organizzare il proprio futuro. Le ultime e più prestigiose sono giunte da due maestri del pensiero piuttosto noti ovvero George Soros e Bill Gates. Cioè cittadini, ricchi in modo spropositato, che si sentono in dovere di influenzare l’umanità per condurla verso un destino migliore, una sorta di paradiso in Terra «aperto» e tecnologizzato. Soros si è concentrato con particolare scrupolo sulla crisi ucraina, e in sostanza ha detto che il mondo libero deve fare di tutto per fermare la Russia e la Cina. Putin e Xi, a parere di Soros, «hanno molto in comune. Governano per intimidazione e, di conseguenza, commettono errori da capogiro. Putin si aspettava di essere accolto in Ucraina come liberatore; allo stesso modo, Xi si attiene a una politica zero-Covid che non può essere sostenuta». Già questo basta a fare capire quale sia l’ordine del discorso: le due potenze, che sono diversissime e che pongono all’Occidente sfide radicalmente differenti, vengono appaiate e presentate come una sorta di nuovo Asse del male.Per combattere i Nemici Assoluti, l’Europa deve mostrarsi compatta molto più di quanto non faccia oggi. Soros, a tal proposito, ha citato espressamente Enrico Letta, mostrando di apprezzare il suo «piano per un’Europa in parte federata». Un piano che però abbisogna di alcune modifiche: «La parte federale riguarderebbe gli affari esteri, l’asilo, l’energia, la difesa e le politiche sociali e sanitarie», ha detto il magnate di origine ungherese. «Molte persone, me compretso, insistono sul fatto che sia la sicurezza alimentare che quella climatica dovrebbero essere aggiunte all’elenco». Già: la rivoluzione verde è un cavallo di battaglia del caro George, che sul punto è del tutto allineato con il padrone di casa di Davos, Klaus Schwab. Alla nuova Europa allargata, aggiunge Soros, andrebbero aggregate «non solo l’Ucraina, ma anche la Moldova, la Georgia e i Balcani occidentali». In sostanza, il nostro ha ridisegnato l’ordine mondiale, alternando consigli a bacchettate, rivolte in particolare ai tedeschi: «La dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili russi rimane eccessiva, in gran parte a causa delle politiche mercantiliste perseguite dall’ex cancelliera tedesca Angela Merkel. Aveva stretto accordi speciali con la Russia per la fornitura di gas e aveva reso la Cina il più grande partner commerciale della Germania. La Germania è diventata l’economia con le migliori performance in Europa, ma ora c’è un prezzo pesante da pagare. L’economia tedesca deve essere riorientata. E ci vorrà molto tempo». Riassumendo, bisogna che l’Europa si allarghi a Est, che si unisca a coorte per combattere Russia e Cina e inizi a recidere tutti i legami politici e commerciali con i due cattivoni. Conclusione enfatica: «Dobbiamo mobilitare tutte le nostre risorse per porre fine presto alla guerra. Il modo migliore e forse l’unico per preservare la nostra civiltà è sconfiggere Putin. Questa è la linea di fondo». A uno sguardo superficiale, queste tesi potrebbero risultare estremamente suggestive per molti europei. Ma occorre tenere presenti almeno due aspetti che Soros sottace. Il primo è che un riassetto globale di questo genere sarebbe dolorosamente traumatico per le popolazioni europee e probabilmente porterebbe a un impoverimento generale. Il secondo aspetto riguarda quelli che potremmo definire conflitti di interessi di Soros. Costui non è esattamente un soggetto disinteressato: è un attore politico di primo piano, che ha avuto un ruolo nella destabilizzazione dell’Ucraina. La storia è nota e lui stesso l’ha confermata alla Cnn nei giorni di Maidan: «Ho aperto una fondazione in Ucraina prima che il Paese diventasse indipendente dalla Russia. La fondazione va avanti da allora, e ha svolto un ruolo importante negli eventi attuali (del 2014, ndr)», ha detto Soros con serenità. La domanda è: per quale motivo dovremmo prendere lezioni da un signore che si balocca con l’idea di modellare il mondo a suo piacimento? Analoga questione si può porre anche riguardo a Bill Gates. Quest’ultimo a Davos ha biasimato i governi occidentali perché non fanno abbastanza per prevenire le prossime pandemie. Che altri flagelli arrivino, secondo Gates, è inevitabile. Lo spiega bene nel libro appena uscito anche in Italia, Come prevenire la prossima pandemia (La Nave di Teseo). In larghissima parte si tratta di un concentrato di mezze verità mainstream su Covid e vaccini. Ma più interessante è la parte diciamo «propositiva» del tutto. Gates sostiene che si dovrebbe creare un super organismo mondiale specializzato nella gestione delle pandemie, il Germ (sic), il quale dovrebbe «occuparsi di monitorare la situazione in cerca di potenziali focolai» e «dovrebbe avere il potere di dichiarare lo stato di pandemia e collaborare con i governi nazionali e con la Banca mondiale per raccogliere con estrema rapidità i fondi necessari per affrontarla». In pratica, Gates immagina un Cts globale con poteri enormi. Come nel caso di Soros, il suo scopo sembra essere quello di convogliare risorse e responsabilità a organizzazioni sovranazionali che svuotino la sovranità degli Stati. Inoltre, sempre come Soros e Schwab, egli insiste sulla rivoluzione green, ma la condisce con elementi di distopia digitale. Immagina un futuro in cui il lavoro sarà per lo più smart, grazie alle meraviglie del Metaverso che renderanno tutto più semplice e apparentemente umano. Disegna forme allucinanti di didattica a distanza, in cui i bambini più piccoli sarebbero costretti a seguire lezioni registrate e a interloquire con gli insegnanti tramite forum online. Bill si dice «elettrizzato» dalle possibilità che il nuovo mondo digitale offre. Noi lo siamo un po' meno. E l’inquietudine aumenta se si pensa che il libro di Gates è stato pubblicizzato abbondantemente da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità. Non è un caso: la Fondazione Bill e Melinda Gates è il secondo finanziatore mondiale dell’Oms, e tra le altre cose ha investito nella produzione del vaccino Moderna. Al pari di Soros, dunque, pure Gates ha i suoi conflitti di interessi. Ed è qui il punto della questione. I due magnati si danno tanta pena per la libertà e la democrazia occidentali, ma il potere che essi esercitano dimostra che dalle nostre parti sono per lo più queste élite a orientare le decisioni e che sono consessi come quello di Davos (tutto tranne che democratici) a dare forma all’avvenire. Un avvenire che, se assomigliasse a quello fantasticato dai Gates, dai Soros e dagli Schwab non sarebbe poi tanto diverso dalle autocrazie che questi bellimbusti dicono di voler combattere.