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Smentito Padoan: zero crescita, l’Italia ha perso il treno un’altra volta

Pier Carlo Padoan non è un uomo fortunato. Da quando è arrivato alla guida del ministero dell'Economia infatti non gliene va bene una. E non soltanto perché le previsioni di crescita non riesce proprio ad azzeccarle (questo è capitato quasi a tutti gli uomini che negli ultimi tempi hanno avuto il compito di reggere i cordoni della borsa, Monti compreso) e nemmeno perché spesso ha dovuto mettere una pezza alle promesse del presidente del Consiglio, il quale usa i soldi pubblici per comprare il consenso senza badare alle voragini che crea nel bilancio dello Stato. No, la sfortuna di Padoan è che quando decide di aprire bocca, cosa che capita raramente, viene subito smentito dai fatti.

Prendete ad esempio la lettera inviata ieri al Corriere della Sera. Il ministro voleva rispondere all'editoriale con cui Paolo Mieli faceva le bucce al governo su spesa pubblica e crescita, accreditando la tesi di una forte azione per tagliare spese e tasse. Peccato che proprio ieri un paio di notizie si siano incaricate di dargli torto, perché come è noto il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Così, mentre in prima pagina il numero uno di via XX Settembre assicurava futuri benefici per imprese e contribuenti, garantendo un'opera di risanamento delle finanze pubbliche, in una delle pagine interne si dava conto di una crescita prossima allo zero o forse addirittura sotto lo zero. In un'analisi che risentiva molto di fonti europee, ma forse anche ministeriali, il principale quotidiano italiano illustrava tutti i segnali che fanno temere il peggio, dall'indice di fiducia dei consumatori a quello che registra gli acquisti delle imprese manifatturiere. Percentuali non proprio da urlo, che farebbero segnare una flessione del Prodotto interno lordo anche nel terzo trimestre di quest'anno. Per non dire, poi, del 2017, sul quale non si proiettano cifre tranquillizzanti.

Insomma, in prima pagina Padoan ieri magnificava l'azione di governo, un po' più in là si ipotizzava addirittura di dover richiedere un prestito al fondo salva-Stati per tappare i buchi di banche tipo il Monte dei Paschi di Siena. Una prospettiva incoraggiante per dirla con il ministro. Tuttavia, come se non bastasse la smentita delle statistiche, il povero responsabile dell'Economia ha dovuto fare i conti anche col presidente della Commissione europea, il quale proprio nel giorno in cui, nonostante l'aria da eterno pessimista, Padoan tirava fuori parole ottimiste, ha rovesciato una secchiata d'acqua ghiacciata sulle richieste italiane. (...)

Altro che flessibilità, ossia possibilità di non rispettare i parametri di bilancio allo scopo di finanziare altre spese: l'Italia ha già beneficiato di sconti miliardari. Claude Juncker, ossia il fedele interprete del Merkel-pensiero, in pratica ha respinto in un sol colpo tutte le aspettative di trovare i soldi da distribuire a pensionati, giovani e così via in vista del voto sulla riforma costituzionale. Per il capo della Ue il nostro Paese ha già ottenuto che Bruxelles chiudesse un occhio e forse anche tutti e due di fronte alle maggiori spese. Dei 30 miliardi bruciati nello scorso anno, il 66 per cento sarebbero extra regole, dunque 19 miliardi di spese in più. Insomma, il povero Padoan non poteva scegliere un giorno più infausto per rispondere alle critiche di chi accusa il governo di non rimettere in ordine i conti pubblici. Un consiglio: visto che aspira a prendere il posto di Ignazio Visco in Banca d'Italia, liberandosi di una poltrona che scotta, ossia quella di ministro, nei prossimi mesi sarà meglio adottare la regola di via Nazionale e tenere la bocca chiusa. È il modo migliore per evitare di finire allo spiedo come un pollo.

Ricchezza triplicata e vecchiaia al sicuro: il piano  Mediolanum
Ansa
Stefano Volpato: col Tfr nei fondi previdenziali e un contributo volontario di circa 5.000 euro l’anno si riduce il nodo della pensione bassa.

Il 2025 rappresenta un punto di svolta per Banca Mediolanum. «Un anno memorabile», lo definisce Stefano Volpato, direttore commerciale, non solo per i risultati economici - budget ampiamente superati - ma perché segna il passaggio da una fase di crescita a una di trasformazione strutturale. L’obiettivo dichiarato è ambizioso: accompagnare i clienti verso l’autonomia e l’indipendenza finanziaria in età pensionabile, rendendo possibile, nei fatti, la triplicazione della ricchezza finanziaria pro capite, sottolinea Volpato durante la tradizionale convention con la rete a Merano, per tirare le somme dell’anno che sta per finire e definire le strategie del 2026. Un anno, ha confermato l’amministratore delegato Massimo Doris, destinato appunto a superare il record del 2024, con una raccolta netta di 10,4 miliardi e oltre 2 milioni di clienti e un primato, nell’universo Assoreti tra raccolta, mutui e prestiti concessi oltre che le polizze sottoscritte.

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«Nido di vipere», desiderio e ipocrisia nel Texas profondo
«The Hunting Wives» (Netflix)

Arrivata su Netflix Italia, Nido di vipere adatta il romanzo di May Cobb e racconta noia, desiderio e trasgressione in una comunità texana conservatrice. Tra dramma e giallo, la serie osserva le contraddizioni private e sociali della sua protagonista.

La serie dello scandalo, quella che negli Stati Uniti ha fama di aver passato al vaglio, senza nulla lasciare all'immaginazione, la sessualità omoerotica di donne all'apparenza tradizionali. The Hunting Wives, tradotto per l'Italia con Nido di vipere, è un romanzo di May Cobb, adattato poi a serie televisiva. Negli Usa, sotto forma di narrazione tv, ha debuttato lo scorso anno. Su Netflix Italia, invece, è arrivata lunedì 15 dicembre, portando con sé una storia fatta di noia e trasgressione, di bisogni che emergono piano, travolgendo chi li provi prima ancora che questi possa capire perché.

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Dimmi La Verità | Augusta Montaruli (Fdi): «Il centro sociale Askatasuna non ha mai ripudiato la violenza»

Ecco #DimmiLaVerità del 19 dicembre 2025. Ospite la vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli. L'argomento del giorno è: "Lo sgombero del centro sociale Askatasuna di Torino".

Stellantis & C. scoprono il bluff Ue: «Svolta sulle elettriche disastrosa»
Ansa
Anche le case tedesche bocciano la proposta della Commissione che dà più spazio alle auto diesel e benzina: «Troppe condizioni, lievitano i costi». Per il gruppo di Elkann il piano è «inadeguato». Meno pessimista Parigi.

Quella che i commenti a caldo definivano «svolta epocale», si è prima trasformata in un passo in avanti «importante» - a strettissimo giro sminuito come «significativo» -, e poi è diventata l’ennesimo pastrocchio della Commissione europea che peggiora la già drammatica situazione dell’automotive nel Vecchio continente. La rapidissima parabola delle modifiche annunciate da Bruxelles sui veicoli elettrici si è compiuta quando i diretti interessati, cioè le case automobilistiche, hanno svelato il bluff.

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