2022-08-05
Slitta il voto sulla delega fiscale Il nuovo catasto verso il tramonto
Nessun accordo dei capigruppo in Senato: il testo resterà fermo fino a settembreDelega fiscale al palo. Non è stato raggiunto nella conferenza dei capigruppo del Senato l’accordo per inserire l’esame del ddl prima dello stop dei lavori parlamentari per la pausa estiva. Rischia di concludersi così l’iter di un provvedimento divisivo, il cui articolo 6 prevede la riforma del catasto, che proprio per la sua conflittualità politica esce da quel perimetro di affari correnti e gestione di provvedimenti di emergenza come il Pnrr. I lavori delle Camere riprenderanno il prossimo 6 settembre con una nuova capigruppo e l’esame del decreto legge Aiuti bis. Con le elezioni il 25, questo slittamento potrebbe esser la pietra tombale sulla riforma delle tasse. Come si diceva, la delega contiene la riforma del catasto riguardo alla quale La Verità ha sempre evidenziato il rischio di un aumento delle imposte per i proprietari di abitazioni. Già alla Camera le sedute, nel corso del tempo, sono state piuttosto combattute, con una spaccatura della maggioranza rientrata a fine maggio scorso. Grazie a una mediazione che secondo Lega e Fi ha scongiurato una stangata, sempre negata dalla sinistra nonostante sia le raccomandazioni Ue sia l’allegato al testo del Mef ribadissero l’opportunità di tagliare la pressione sul cuneo fiscale e quindi sul mondo del lavoro ridistribuendo le imposte sulla casa. Entrando nel dettaglio del testo, il governo è delegato ad adottare norme finalizzate a modificare il sistema di rilevazione catastale degli immobili, prevedendo nuovi strumenti da porre a disposizione dei Comuni e dell’Agenzia delle entrate, atti a facilitare l’individuazione e il corretto classamento degli immobili. La delega indica i principi e i criteri direttivi che dovranno essere utilizzati per l’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati (da rendere disponibile a decorrere dal 1° gennaio 2026). Queste informazioni non dovranno essere utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi derivanti dalle risultanze catastali né, di conseguenza, per la determinazione di agevolazioni e benefici sociali lasciando quindi intendere che non verranno modificate le imposte. Salvo poco dopo inserire un secondo parametro, per garantire un’integrazione dei dati: si dovrà prevedere che «venga indicata per ciascuna unità immobiliare, oltre alla rendita catastale anche una ulteriore rendita, suscettibile di periodico aggiornamento, sulla base di criteri già previsti in materia di tariffe d’estimo delle unità immobiliari urbane. Si dovrà consentire nella consultazione catastale l’accesso alla banca dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare (controllata dall’Agenzia delle entrate, ndr); una quota dell’eventuale maggiore gettito è riservato alla riduzione dell’imposizione tributaria sugli immobili e sia prevalentemente attribuito ai Comuni». Anche qui vale il saldo invariato e soprattutto la possibilità in futuro di mantenere invariato il gettito delle attuali tasse, come dice la premessa, ma anche di aggiungerne di nuove, magari proprio grazie alle banche dati Omi: l’importante sarà che il saldo resti invariato. Tagliando un po’ il cuneo fiscale, piuttosto che quale altra tassa sui beni mobiliari, diventerebbe possibile far crescere quelle sul mattone. Nonostante le numerose modifiche, insomma, il rischio di aumento di imposte sempre denunciato dalla Verità sussiste e diversi esperti hanno ribadito l’allarme. A cominciare dai dottori commercialisti che hanno recentemente prodotto uno studio per sottolineare che «l’adozione di valori correnti in luogo delle rendite catastali avrebbe sulla tassazione della proprietà degli immobili un impatto dirompente. L’incremento dell’imposta sarebbe del 66%».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)