Leonardo, si avvicina il voto sull’ad Profumo. Fondi divisi sull’azione di responsabilità
2022-05-15
Verità e Affari
In arrivo a stretto giro la revisione del prezzario per la ricostruzione degli immobili danneggiati dal sisma del 2016. L’aumento dovrebbe attestarsi al 20 per cento. Ma non è escluso che la percentuale possa anche essere più elevata. Tutto dipende dall’intesa finale fra tutti i soggetti in gioco per arrivare all’ordinanza del commissario straordinario d’intesa con i governatori di Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche.
Proprio di questo su è discusso ieri nella Cabina di coordinamento costituita dal commissario straordinario, Giovanni Legnini, dai governatori delle regioni interessate, nonché dai rappresentanti dei sindaci e dell’Anci. L’argomento non è del resto di poco conto se si pensa che il valore stimato della ricostruzione, pubblica e privata, è attorno ai 27 miliardi. Una parte del patrimonio edilizio è stato naturalmente già ricostruito.
Ma ancora resta molto da fare. E, con la fiammata inflazionistica e la penuria di materie prime, la macchina si è inceppata. Molti cantieri sono fermi perché non riescono a procurarsi le materie prime e perché il costo dei lavori è improvvisamente lievitato rispetto alle stime iniziali. Di qui la necessità di revisione del prezzario. Sul quantum, Lazio, Umbria e Abruzzo hanno già espresso parere positivo per un ritocco al rialzo del prezzario del 20 per cento.
La Regione Marche starebbe invece ancora facendo le sue verifiche perché teme la quota potrebbe non essere sufficiente a coprire il rincaro dei prezzi. In generale, «l’ordinanza punta a rispondere ai problemi innescati nella ricostruzione pubblica e privata dell’aumento dei prezzi di molti materiali edili con un incremento del contributo per le nuove domande, e consentendo un recupero dei maggiori costi a chi ha redatto i progetti sulla base dei vecchi prezzi e ha già avviato i lavori» si legge in una nota del Commissario straordinario Ricostruzione Sisma 2016.
CANTIERI 2021
La ricostruzione intanto ha fatto passi in avanti. Il 2021 è stato un anno record per la ricostruzione privata con l’approvazione di 5.200 decreti di contributo ed altrettanti cantieri, tanti quanti nei quattro anni precedenti. Secondo quanto riferisce un report del commissario straordinario, la tendenza è confermata nei primi dati del 2022: a gennaio, grazie alla definizione delle domande per i danni lievi presentate in forma semplificata, sono stati approvate altre 900 richieste di contributo, portando il numero totale delle richieste approvate a 13 mila, per un importo di 3,8 miliardi.
«La ricostruzione del centro Italia avanza, grazie alle semplificazioni e a un lavoro corale degli uffici regionali e comunali , che hanno migliorato la loro produttività e grazie all’apporto di professionisti e imprese - ha detto il commissario Legnini -Ma c’è ancora molto da fare».
Glass Lewis ha suggerito agli investitori istituzionali di appoggiare l’azione di responsabilità proposta da Bluebell Partners contro l’ad di Leonardo Alessandro Profumo, Iss di bocciarla.
I proxy advisor, che indirizzano il voto dei fondi, si dividono e rendono così l’assemblea del 23 maggio (la seconda convocazione è per il 31 ) che tra le altre cose dovrà esprimersi sulle accuse al manager ligure - ancor più incerta. Quasi impossibile che passi la nuova richiesta avanzata dal fondatore di Bluebell, Giuseppe Bivona, contro l’ex presidente di Mps - il 30% di Leonardo è nelle mani del Mef che voterà contro e il Cda ha di recente respinto le accuse di Bluebell e confermato la fiducia all’ad - ma è altrettanto vero che i fondi istituzionali pesano per circa il 50% nell’ex Finmeccanica e che un eventuale voto “massiccio” contro l’attuale ad della società della Difesa avrebbe un peso non indifferente.
Ma di cosa stiamo parlando? Secondo Bluebell da anni Profumo starebbe provocando danni reputazionali al gruppo dell’aerospazio per i procedimenti giudiziari legati ad Mps che hanno portato a una condanna del manager in primo grado a sei anni reclusione per la vicenda dei derivati. «Pensiamo che il proponente possa avere delle rimostranze legittime - si legge nelle motivazioni di Glass Lewis - . Mentre la sentenza è soggetta ad appello, riteniamo che rappresenti una sostanziale indicazione che le azioni di Alessandro Profumo possano danneggiare il valore degli azionisti e che un'azione di responsabilità possa essere giustificata».
GIUDIZIO CONTRARIO
Non la vede allo stesso modo l’altro proxy, Iss, che evidenzia come «al momento, in base alle informazioni fornite dal proponente e alle informazioni attualmente disponibili e considerando che la sentenza menzionata da Bluebell può essere ancora rivista, ci sembra che non ci sia sufficiente terreno per rimuovere Profumo dal suo ruolo e intraprendere un'azione legale nei suoi confronti». Il proxy si attende che Leonardo «monitori con attenzione e rigorosamente la situazione e, se necessario, prenda le misure adeguate». La questione, conclude, «merita comunque speciale attenzione e considerazione da parte degli azionisti considerando il potenziale impatto reputazionale per la società e per la continuità della sua leadership».
Manca all’appello l’altro proxy, Frontis, che lo scorso anno aveva consigliato di votare a favore dell’azione di responsabilità, ma quest’anno non avendo clienti che investono in Leonardo non emetterà alcun report. Insomma, se l’esito del risultato è scontato, non altrettanto può dirsi per le percentuali finali. Oltre al Mef, che, come detto, detiene la maggioranza relativa con il 30% , nell’azionariato di Leonardo ci sono alcuni dei colossi globali come Vanguard, T. Rowe, Norges Bank, Schroder Investment, Dimensional Fund Advisors, Blackrock, Dnca Finance, Invesco, Pictet , Aviva, Amundi, Artemis, Natixis e attori italiani come Fideuram, Mediolanum e Generali.
Si stima che il loro peso non sia inferiore al 45%. Tant’è che l’attività di di Bluebell si sta intensificando: negli ultimi giorni il fondo si è rivolto al governo, la Mef e a tutti i principali investitori chiedendo di votare contro Profumo. Mettendo in evidenza che rispetto allo scorso anno, quando la proposta era stata respinta, è venuta alla luce una nuova vicenda grazie agli articoli della Verità. Si parla della vendita fallita in Colombia di navi e aerei militari e del ruolo da intermediario svolto dall’ex prmier Massimo D’Alema sospettato di avere legami con i vertici dell’ex Finmeccanica.
Grandi manovre nel sistema fieristico italiano che è ripartito dopo il periodo il forzato stop per il Covid (con cali di giro d’affari superiori all’80%).
Ma il boom di presenze registrato tra i padiglioni da gennaio ad oggi non cancella i problemi di un rilancio che passa anche attraverso il rinnovamento delle strutture ed un salto tecnologico-digitale che si è fatto pressante alla luce delle problematiche legate alla pandemia.
Tra l’altro, mentre nel resto d’Europa (specie in Germania) i governi sono intervenuti da subito con cospicui finanziamenti a sostegno delle Fiere, nel nostro Paese i soldi sono arrivati in ritardo e col contagocce. Dunque il gap si è fatto più netto. A nostro favore gioca però la forza del prodotto-Italia ed il contesto attorno alle manifestazioni. Ma non basta.
Da qui il percorso, quasi obbligatorio, delle partnership che sembra trovare nuovo slancio con, ad esempio, Milano che punta ad una fusione con Parma e Vicenza-Rimini che continua a guardare a Bologna.
LA PERLA DEL NORDEST
Ma poi c’è la “perla” del Nord est ovvero la Fiera di Verona, dove passano manifestazioni di caratura internazionale come Vinitaly ma non solo. Verona da tempo si sta guardando attorno. Bloccato un discutibile accordo con Milano su una costola del Vinitaly, e sfumata l’intesa con Vicenza ha anche percorso la strada di una forte partnership con Parigi.
Tutte strade che non hanno sortito, al momento, risultati concreti e che mettono Verona nella situazione di dover pensare allo shopping ma anche di essere preda. Da qui un ribaltone che ha però all’origine un diverso equilibrio tra le forze propulsive della città ed il recentissimo nodo- alleanze in vista delle lezioni comunali. Il risultato è il cambio alla presidenza, alla direzione generale (con lo “storico” Giovanni Mantovani in uscita) e la creazione di un amministratore delegato.
Il cambio alla direzione generale è comunque il perno di una intesa portata avanti dal Comune di Verona principale azionista della Fiera con quasi il 40% e la Fondazione Cariverona con il suo 24%, ma anche da altri soci forti come Camera di Commercio, Banco BPM e Cattolica Assicurazioni.
NUOVO VERTICE
A VeronaFiere si va dunque verso un vertice tutto nuovo con Federico Bricolo presidente e Maurizio Danese Amministratore Delegato. Il principale sponsor di Bricolo è l’attuale sindaco Federico Sboarina, che ha dovuto superare le resistenze di coloro che spingevano per andare con la nomina a dopo le elezioni comunali.
D’altra parte Bricolo è un uomo forte della Lega, di cui è anche responsabile elettorale per le prossime amministrative. E con questa nomina il sindaco Sboarina cerca di ricucire lo strappo con Salvini dopo la sua adesione a Fratelli D’Italia. Il leader leghista infatti, durante una visita a Verona, aveva pubblicamente elogiato il sindaco, facendo intendere che fosse molto vicino al Carroccio. Come tutta risposta Sboarina, pochi giorni dopo aveva annunciato la sua adesione a Fratelli d’Italia con tanto di plauso ufficiale dalla leader Meloni.
Da qui il grande gelo Sboarina-Lega con quest’ultima fredda sulla ricandidatura alla poltrona di sindaco. A complicare le cose la decisione di Forza Italia di appoggiare Tosi. Ora, con le amministrative da un passo, la mossa Bricolo potrebbe spianare la strada ad una pace Sboarina-Lega.Ma torniamo alla Fiera: Bricolo come presidente della Fiera prenderà il posto proprio di Maurizio Danese, destinato a diventare amministratore delegato. Danese, imprenditore e presidente di Aefi (l’associazione delle fiere italiane) è ben visto dai soci forti.
Come pure il nuovo dg che dovrebbe essere Flavio Piva, presidente della Bcc di Verona e Vicenza. Le nomine dovrebbero avvenire il 17 maggio, alla prossima assemblea per l’approvazione del bilancio della fiera.
Dopo il rinnovo del contratto per le funzioni centrali dello Stato, in arrivo anche il «contentino» per il personale della scuola. La questione verrà affrontata da Aran e sindacati il prossimo 17 maggio.
Intanto, secondo quanto risulta a Verità&Affari, il governo ha già un progetto ben chiaro per docenti, personale ausiliario, tecnico e amministrativo e dirigenti. Ma sotto forme diverse. Per il rinnovo del contratto di professori e ausiliari l’esecutivo ha previsto lo stanziamento di 2,16 miliardi che corrispondono complessivamente ad un aumento della retribuzione del 3,78 % rispetto al 2018. I dirigenti non saranno della partita. Per loro l’esecutivo ha però previsto la stabilizzazione dei precari.
Inoltre, con i sindacati si discuterà anche di lavoro agile, «complementare e non alternativo al lavoro in presenza» come si legge nell’atto di indirizzo del Ministero per la pubblica amministrazione sul rinnovo contrattuale del triennio 2019-2022 per il personale del comparto dell’istruzione e della ricerca.
E poi ancora sul tavolo della trattativa ci saranno, oltre agli aumenti, anche misure di welfare con «possibili aree di intervento su genitorialità, prestazioni sanitarie, formazione e mobilità sostenibile». Interpellato sulla questione il ministero non commenta. Intanto scattano le contestazioni.
STABILIZZAZIONE
La soluzione stabilizzazione dei dirigenti precari non convince tutti. L’Associazione Classi dirigenti delle pubbliche amministrazioni Agdp e l’Associazione ex allievi Sna ha espresso «la propria ferma contrarietà al tentativo di stabilizzare i funzionari che hanno ricevuto incarichi dirigenziali meramente fiduciari, senza aver mai superato il concorso pubblico indetto dalla Scuola nazionale dell'Amministrazione (Sna) o da ciascuna amministrazione e, quindi, senza aver mai superato prove preselettive, scritte ed orali».
Le due associazioni promettono di dare battaglia contro l’emendamento 32.8 all'A.S. 2564 perchè la proposta normativa deroga al principio del concorso pubblico. Se approvata, creerebbe un doppio binario per l'accesso alla qualifica dirigenziale: il concorso pubblico e la stabilizzazione - pur una tantum - degli incarichi dirigenziali conferiti intuitu personae, «sulla base di un rapporto di fiducia di natura personale, politico o altro».
Intanto, in un’intervista al Corriere della Sera, il ministro Patrizio Bianchi, ha sottolineato come il governo abbia «investito e continuerà a farlo. Fino al 2026 l'organico rimarrà inalterato e impiegato anche per ridurre la numerosità delle classi - prosegue - Le risorse che si libereranno dopo, a causa del drammatico tasso di denatalità, saranno reinvestite». Inoltre «a settembre abbiamo assunto quasi 60 mila insegnanti. Ne assumeremo altri 60 mila a settembre 2022 e 70 mila entro il 2024». In arrivo infine risorse per nidi e materne «Oltre 300 milioni per potenziare il sistema integrato di educazione e istruzione per i bambini da 0 a 6 anni» ha ricordato Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera.