2022-08-27
La sinistra gioca il bonus dei mercati: «Ko finanziario se vincerà la destra»
Luigi Di Maio (Imagoeconomica)
Si ripetono allarmi già sentiti sul disastro economico prossimo venturo perché al governo non c’è più Mario Draghi. «Gli speculatori scommettono contro l’Italia». Enrico Letta e Luigi Di Maio gongolano. E c’è pure chi vorrebbe abolire il voto.Quando non sai più a che santo votarti e la situazione ti sta sfuggendo di mano, rimane sempre un’ultima risorsa a cui aggrapparsi: il Divino Mercato. E i progressisti italiani - constatato che i sondaggi non dipingono un quadro radioso e che forse la popolazione non è poi così entusiasta dell’Agenda Draghi - non hanno esitato a giocarsi l’ultimo bonus paura disponibile. Il nuovo mantra salmodiato da tutti i media d’area riguarda la crisi economica: se non vincerà il centrosinistra, sarà il disastro finanziario.È il ritornello che abbiamo già sentito nel 2018, quando l’allora commissario europeo al Bilancio, Gunther Oettinger, dichiarò alla Deutsche Welle: «I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto». Il filibustiere in questione fu costretto a scusarsi, ciò non toglie che le sue parole esprimessero sinceramente un pensiero che esiste, e che ancora circola ampiamente nel bel salottino degli speculatori. A farsene portavoce, in queste ore, sono personaggi come Davide Serra, il finanziere preferito da Matteo Renzi, o l’economista Nouriel Roubini.Il primo ha snocciolato alla Stampa un edificante racconto sugli incappucciati della finanza, roba da alimentare teorie del complotto per i decenni a venire. «Un mese fa c’è stata una cena a Londra con quaranta tra banchieri di investimento e gestori di fondi: trentacinque di loro avevano in testa di vendere allo scoperto titoli italiani», ha detto Serra. Capito? Il mondo della finanza intende punire l’Italia perché si è privata di Mario Draghi: «Abbiamo rinunciato al nostro Ronaldo, dopo vent’anni è esplosa l’inflazione e abbiamo il debito nominale più alto tra i Paesi del G10: è normale che se la prendano con noi». Potremmo anche notare che l’inflazione in doppia cifra è un risultato che abbiamo ottenuto con l’ottimo Draghi a Palazzo Chigi, ma passi.Ancora più feroce Roubini, che si scaglia contro la destra con inaudita veemenza: «Ovviamente gli spread italiani dipenderanno dai risultati delle elezioni e dalle politiche economiche della coalizione vincente», sostiene. «Più queste politiche saranno euroscettiche o incoerenti con eurozona ed Europa, più lo spread si allargherà. Il fatto che l’Italia possa essere gestita da un partito neofascista con elementi antisemiti dovrebbe infastidire qualsiasi umano rispettabile ben al di là di qualsiasi preoccupazione per i differenziali di rendimento e l’impatto economico».Ora, che gli speculatori internazionali decidano di scommettere contro una nazione ritenuta fragile o puntino a indebolirla per guadagnare di più non è una grande novità. Lo speculatore si chiama così perché, appunto, specula. In questi casi, è difficile capire dove inizi l’ideologia e finisca l’interesse, anche perché spesso i due elementi sono saldati: può darsi che gli hedge fund approfittino di un contesto (a loro) favorevole o contribuiscano a crearlo, e non è detto che si muovano per simpatie politiche. In ogni caso, agiscono esattamente come ci si aspetta da loro.Il punto è la disinvoltura con cui alcuni esponenti politici italiani approfittano della situazione per tirare acqua al proprio mulino. Qualcuno che avesse a cuore l’Italia proverebbe ribrezzo di fronte a un finanziere secondo cui «ci meritiamo» attacchi speculativi perché è caduto il governo Draghi. Frasi come quelle di Serra sono offensive, e lo sono ancora di più quelle di Roubini. Costoro - come a suo tempo Oettinger - sembrano godere all’idea che i mercati diano una bella lezione agli italiani che ottusamente si ostinano a esercitare la democrazia. E vengono i brividi a pensare che politici intenzionati a insediarsi a Palazzo Chigi diano loro ragione, invece di mandarli a quel paese come meriterebbero. A destra s’affannano a fornire rassicurazioni sul fatto che si comporteranno bene e faranno di tutto per non indisporre i poteri superiori. A sinistra, al solito, fanno di peggio: si schierano con gli speculatori. «O noi o la bancarotta», gongola Enrico Letta, quello che ama farsi bello con la bandiera rossa. Subito dietro, strisciante, ecco Luigi Di Maio: «La situazione internazionale sta colpendo gravemente l’economia del nostro Paese e questa situazione può peggiorare per effetto delle proposte economiche del trio sfascia-conti Berlusconi Meloni e Salvini, una coalizione che può portare l’Italia in una vera e propria guerra economica».Il metodo è il solito: per scongiurare la possibilità che i cittadini votino come diamine desiderano, i cari progressisti non trovano di meglio che alimentare la paura e promettere apocalissi. O noi o il diluvio, ribadiscono, come se la popolazione avesse tratto qualche giovamento delle loro politiche. Il succo del loro discorso è chiaro: anche se l’Italia è stata impoverita e vessata, non è opportuno che gli abitanti si lamentino, per non correre il rischio di infastidire qualche gestore di fondi americano o londinese.E mentre i politici starnazzano in questa maniera, gli intellettuali da cortile battono la grancassa. Lo fa, ad esempio, il teologo Vito Mancuso, che diffida del Papa ma è innamorato di san Mario. «Io non mi intendo di politica e posso sbagliare», ha scritto. «Ma sento che il nostro Paese avrebbe tutto da guadagnare da avere Draghi al governo per i prossimi anni e così mi chiedo se questo meccanismo elettorale parlamentare democratico non sia diventato un laccio che strozza la vita reale». Anche Mancuso, se non altro, ha il pregio della trasparenza: ha messo nero su bianco ciò che a sinistra pensano in molti, a partire dai vertici del Pd. Poiché la democrazia ha stufato, e dato che purtroppo tocca comunque votare, bisogna che i finanzieri ci insegnino come farlo. Così ordina il Dio Mercato: votate a sinistra, mettete la crocetta su Forza Mammona.