2023-03-31
La sinistra s’aggrappa al culto del progresso
Antonella Viola (Imagoeconomica)
In crisi d’identità, ora fa il tifo per qualsiasi tipo di innovazione prodotta dalla scienza. Come Antonella Viola che, messa in cantina la crociata contro il vino, sforna inesattezze pro bistecca sintetica. Tralasciando le implicazioni di tipo etico, sanitario o economico.Crollati i colossi novecenteschi, ridotta ogni possibilità di reale progresso materiale della società (aumento dei salari, miglioramento delle condizioni di lavoro, sanità gratuita eccetera), alla sinistra occidentale, in drammatica crisi d’identità, non resta che appigliarsi agli ultimi, fievoli bagliori di un’ideologia moribonda chiamata progressismo. Le cui applicazioni pratiche sono ancora più grottesche della scadente impalcatura teorica, poiché si riducono a un generico e abbastanza ridicolo culto dello sviluppo in quanto tale che, di volta in volta, assume la forma di scientismo, transumanesimo o feticcio del digitale. Per il progressista medio, ogni «innovazione» è di per sé positiva semplicemente perché, appunto, è nuova e ci allontana dalle tenebre del passato. Tanto meglio se tale innovazione è un prodotto della «scienza», interpretata in maniera caricaturale quale produttrice di certezze assolute e indiscutibili.Non stupisce, dunque, l’entusiasmo suscitato dal dibattito sulla cosiddetta carne sintetica dopo l’elaborazione, da parte del governo, di un decreto che vieta di «impiegare, vendere, importare, esportare, distribuire alimenti o mangimi costituiti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati». I solerti fautori delle magnifiche sorti e progressive dell’umanità si sono schierati in un lampo a difesa della bistecca prodotta in laboratorio e contro i retrogradi destrorsi inadatti ad affrontare il futuro. Sulla Stampa, Antonella Viola spiega che sempre più persone «ritengono il consumo di carne eticamente ingiustificabile, vista l’abbondanza di fonti alternative di proteine».Finita l’epoca d’oro del Covid, la dottoressa si è lanciata nel redditizio campo alimentare e, dopo aver abbozzato una crociata contro il vino, ora si cimenta con la carne. Gli allevamenti intensivi, spiega, sono «un pericolo per la salute dell’umanità intera» poiché rappresentano un enorme rischio di zoonosi (malattie infettive trasmesse da animali a uomo). Inoltre, «la produzione di carne ha un enorme impatto sull’ambiente: inquina, consuma suolo e acqua». In realtà, quelli sintetizzati dalla Viola sono per lo più pregiudizi.Gli standard di igiene e sicurezza degli allevamenti italiani (anche grazie, pensate un po’, alle innovazioni scientifiche) sono altissime. Quanto all’impatto sull’ambiente, è il caso di esaminare qualche cifra. La percentuale coltivata di terre a livello mondiale - sul totale delle terre emerse - rappresenta circa l’11,4%. L’allevamento mondiale utilizza circa il 50% delle terre agricole, di cui l’80% composto da praterie per lo più incoltivabili. L’endocrinologo esperto di bovini Jean-Francois Hocquette ha dichiarato al giornalista francese Gilles Luneau che «molti progetti di ricerca europei hanno mostrato che lo stoccaggio del carbonio da parte delle praterie compensa tra il 30% e l’80% delle emissioni di metano dei ruminanti».In ogni caso, le emissioni prodotte dall’allevamento sono ben lungi dall’essere paragonabili a quelle prodotte dalle auto o, per dire, dalle infrastrutture digitali. Parlare genericamente di «allevamenti intensivi» senza distinguere fra nazioni diverse ha poco senso. Comunque sia - se il problema è quello, condivisibile, della sofferenza e dello sfruttamento - basterebbe concentrare il dibattito pubblico sulle condizioni degli animali e sull’eventuale riduzione della produzione globale.Per altro, giova ricordare che la carne sintetica di cui si discute è prodotta a partire da cellule staminali, dunque risulterebbe comunque problematica per i vegani. Non a caso, le aziende che se ne occupano si rivolgono per lo più al mercato dei cosiddetti «flexitarian», cioè coloro che non vogliono rinunciare alla carne ma sono comunque sensibili alle istanze animaliste.Quanto alla vulgata secondo cui «la carne fa male» e i prodotti sintetici potrebbero puntare (come dice la Viola) a realizzare «carne rossa un po’ più sana», ci sarebbe da discutere per giorni. Può persino darsi che siano risibili le preoccupazioni espresse dal governo rispetto alle incognite della bistecca in vitro, come no. Secondo Jean-Francois Hocquette, la produzione di carne sintetica «è un processo fondato su un gran numero di divisioni cellulari. In qualsiasi processo biologico ci sono sempre delle piccole irregolarità. Quando diventa irregolare, la moltiplicazione cellulare può produrre una porzione minima di cellule cancerose. Ma la produzione minima di un gran numero di moltiplicazioni diventa significativa. Non esiste rischio sanitario, poiché le cellule che mangeremmo sono morte e digerite dall’acidità gastrica. Ma andate a dire al consumatore che mangerà un po’ di cancro di manzo…».Più che le argomentazioni etiche o sanitarie, tuttavia, i difensori d’ufficio dell’hamburger artificiale puntano molto sui potenziali benefici economici. Mattia Feltri, ad esempio, segnala puntuto ai sostenitori del made in Italy che «oggi l’Italia è in grado di produrre circa la metà della carne che consumiamo, il resto lo si importa». Vero, verissimo. È il risultato delle battaglie suicide condotte, ormai da diversi anni, contro l’allevamento, che ci hanno portato, tra le altre cose, a chiudere gran parte delle porcilaie e a smantellare una parte rilevante di un’industria in cui storicamente siamo sempre stati maestri. Dice il progressista medio: vietando la carne in vitro, si tarpa le ali a un settore in espansione e, come sostiene la Viola, «altri Paesi diventeranno leader nell’alimentazione del futuro».La fragilità di questo ragionamento è fin troppo evidente. Stando ai dati più recenti, nel mondo ci sono appena 100 start up che lavorano sui prodotti sintetici. In Italia ce n’è una, la trentina Bruno Cell, partita nel 2020 con un investimento di ben 100.000 euro. Ora, se fossimo a Singapore, dove l’industria della carne manca completamente, potrebbe avere senso produrre bistecche in laboratorio. Ma da noi, per quanto sotto attacco da fin troppo tempo, esiste un fiorente e importante giro d’affari che conta aziende antiche.Con tutta evidenza, il mercato della carne sintetica non è alternativo a quello della carne d’allevamento, bensì sostitutivo. L’obiettivo è quello di non consumare più carne, non di consumarne di meno. E allora spieghino i geni: per quale motivo dovremmo danneggiare imprese che già esistono in nome di fantomatiche startup che nessuno ha aperto? Perché dovremmo favorire la concorrenza straniera e smettere di tutelare le nostre eccellenze? Probabilmente ha qualche ragione chi denuncia l’utilizzo retorico di certi spauracchi alimentari a fini di propaganda politica conservatrice, ma l’appiccicoso sviluppismo dei progressisti e dei presunti liberali italiani è decisamente peggiore e molto più ipocrita. Fingono di abbracciare l’avvenire, in realtà sono appesi a un’impalcatura ideologica, quella sì, prodotta in laboratorio. Dopo tutto, perduti quelli vecchi, la sinistra Ogm è sempre alla disperata ricerca di nuovi padroni.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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