2022-05-24
Shopping francese nel gruppo Anima
Amundi, controllata dal Crédit Agricole, sale al 5,16% della sgr italiana: è la conferma che Parigi ha mire pure sul settore del risparmio gestito e punta a sfidare Generali.Francesi di nuovo in manovra. Amundi, la società di asset management controllata dal Crédit Agricole, è salita al 5,16% di Anima (senza aver mai dichiarato precedentemente il superamento di soglie rilevanti), il gruppo indipendente del risparmio gestito di cui è primo socio il Banco Bpm, con il 20,6%. Lo stesso Banco, di cui l’Agricole ha comprato più del 9%. Gran parte della quota rastrellata da Amundi, si legge negli aggiornamenti della Consob, che fa risalire lo shopping al 17 maggio, è in capo ad Amundi sgr Spa (1,58%) e a Cpr Asset Management sa (2,28%). Lo scorso 22 aprile, La Verità aveva scommesso sul fatto che le manovre del Crédit Agricole avrebbero riacceso non solo il risiko del credito e bancassicurativo, ma anche quello del risparmio gestito. E che a fare la prima mossa, anche in questo settore, poteva essere un altro alfiere che parla francese, ovvero Amundi. Il segnale era stato un lungo report di BoFa Securities dedicato alla società transalpina di asset management. In 21 pagine, gli analisti della banca d’affari Usa valutano gli effetti della «potenziale» acquisizione di Anima, ricordando che Amundi ha anche un accordo di distribuzione con Unicredit in scadenza nel 2026, mentre è «in coabitazione» sul Creval con la stessa Anima (il cui accordo scadrà nel 2027). L’operazione avrebbe comunque dei rischi: la quota di Crédit Agricole nel mercato bancario sarebbe superiore al 10% con il Banco e le autorità potrebbero accendere anche un faro, considerando la mole di debito sovrano gestito dalla società. Se però il deal si dovesse concretizzare, Anima e Amundi arriverebbero intorno a 430 miliardi, oltre il 17,5% del mercato totale. E lancerebbero la sfida al secondo in classifica, che con i suoi 490 miliardi possiede il 20% del mercato, ovvero le Generali. Che sono scese in campo per conquistare il ruolo di partner assicurativo esclusivo del Banco Bpm, azionista e a sua volta partner di Anima. Ora i francesi di Amundi si sono fatti notare, salendo nel capitale del gruppo guidato da Alessandro Melzi d’Eril e possono decidere di allargarsi senza fretta perché fino al 9,9% non sono costretti a comunicare l’aumento della quota a Consob. Nel frattempo, però, si sono piazzati in campo, pronti a giocare la partita, vedremo se in attacco o lungo la fascia, valorizzando il pacchetto al miglior offerente. Proprio ieri, il numero uno dell’Agricole in Italia, Giampiero Maioli, ha escluso che l’istituto possa essere interessato al risparmio gestito: «Siamo in questo momento esclusivamente concentrati sulla bancassurance» e non c’è «nessuna questione che ci riguardi su Anima». Diventa però difficile negare che Anima si trovi al centro di interessi incrociati, che possono intrecciarsi ancora di più quando si concretizzeranno le prossime mosse del risiko non solo bancario. Non a caso, a fine aprile, Francesco Gaetano Caltagirone è salito al 3,192% della holding in cui era entrato a marzo 2020, guardando anche alla politica generosa di dividendi. Ma il valore principale è rappresentato dai suoi accordi di partnership a lungo termine con banche italiane, tra cui appunto il Banco Bpm (coprono un arco temporale quasi ventennale, arrivando a scadenza nel 2038) e Mps (il contratto scadrà a fine 2030), che prevedono un accesso privilegiato esclusivo a oltre 3.300 sportelli. Cui si aggiunge l’accordo commerciale sulla rete di Poste, che è anche azionista, con l’11%.