2023-07-19
Serie B all’ultimo stadio: campionato a 21
Il collegio di garanzia del Coni accetta il ricorso del Perugia contro il Lecco, lombardi fuori anche se hanno vinto sul campo e pronti a ricorrere al Tar. Dopo i calendari con la X al posto del Brescia, l’ipotesi è club dispari e stagione ritardata di un mese. Hai vinto? Sparisci, vieni sciolto nell’acido, ricominci dalla Terza categoria. Hai disputato un campionato penoso e sei retrocesso? Sei ripescato, ti risiedi subito al ristorante del club dei ricchi, qualche tifoso agita pure la bandiera dal terrazzo. È il tanto declamato «merito sportivo» all’italiana. È la realtà della poco credibile Serie B, che resta pur sempre il secondo livello professionistico del calcio nazionale e non sa neppure quando cominceranno le partite. È la regola della Federazione pasticciona del presidente Gabriele Gravina, che non risparmia al movimento un’altra estate di litigi, ricorsi, battaglie giudiziarie. Con un’unica mefitica certezza: con il Lecco, visto che è piccolo e non possiede giornali, non si patteggia. Niente multe riparatrici. Risultato, la città manzoniana rischia di essere travolta dagli Azzeccagarbugli.Dopo la bocciatura del collegio di garanzia del Coni, i lombardi sono di nuovo nel limbo dei dannati: non più in Lega Pro (hanno ottenuto la promozione sul campo), non in Serie B perché non hanno lo stadio a norma (servono più posti in tribuna, sala stampa, torri faro per le riprese, lavori impossibili da completare per fine agosto). E perché hanno presentato fuori tempo massimo la documentazione di iscrizione con il nome della città che li ospiterà per un paio di mesi (Padova). Allo stato attuale non risultano iscritti a niente, sono apolidi e dovrebbero ripartire dalla Terza categoria. Sarebbe un nonsense letterario se non fosse un dramma sportivo che evidenzia un’ingiustizia omerica. Per tre motivi: il Lecco ha vinto il campionato sul campo e a suon di gol; la Federcalcio non ha mai chiesto in anticipo documentazioni di agibilità degli stadi come presupposto per partecipare ai playoff; la stessa federazione ha fatto slittare l’inizio del torneo per la promozione in Serie B di una settimana a causa delle inadempienze del Siena con Inps. Quindi il Lecco avrebbe avuto solo tre giorni (e non 10) per trovare uno stadio che lo ospitasse. Come sappiamo, la questua è durata anche per il voltafaccia del Monza di Adriano Galliani, che al mattino ha dato l’ok e al pomeriggio l’ha revocato. Poiché il burosauro italiano è sempre in agguato, la «cartuccella» decisiva è arrivata tardi per le ferie del prefetto di Padova, città magnanima. In questo caso nessuna deroga federale ma Stalag 17.Sintesi finale dopo la sentenza del collegio di garanzia: Lecco con dossier incompleto all’inferno e ripescato il Perugia. Club che paradossalmente è nelle condizioni del Lecco. Ha l’impianto di illuminazione del Curi non a norma per la B, dovrà emigrare nelle prime giornate a Benevento e sottostare allo stesso diktat che condanna i blucelesti: «Le società, per conseguire la riammissione al campionato di B, dovranno ottenere la licenza nazionale relativa al medesimo campionato. Non saranno ammesse deroghe sui criteri infrastrutturali fissati». Firmato Gabriele Gravina. Lo stesso numero uno federale che nei convegni parla di «rinascimento del calcio italiano» dà l’impressione di cacciare a pedate un piccolo club che non ha un euro di debito e non ha aggiustato i bilanci. È vero che il collegio Figc aveva ammesso il Lecco, ma ora nel delirio procedurale la federazione non può autodefinirsi «realtà terza», lasciando ad altri la patata bollente; trovi una soluzione. Il pasticcio è solenne e la reazione sotto il Resegone è ovviamente feroce. Il presidente Paolo Di Nunno non si arrende: «Abbiamo vinto, dovete darmi la Serie B o mollo tutto. Il campionato non ce l’ha regalato nessuno. Altro che Terza categoria, questo calcio è sporco e io non ho più voglia di spendere soldi inutilmente. Mi chiedo che senso abbia giocare se poi ti tolgono la promozione in questo modo. Chiudiamo i campionati e andiamo tutti al mare». Mentre si sfoga, Di Nunno prepara la battaglia di agosto. Entro il 20 luglio si conosceranno le motivazioni del collegio di garanzia che ha ripescato il Perugia; con quelle in mano, il Lecco andrà al Tar il 2 agosto e al consiglio di Stato il 29 agosto per far valere le proprie ragioni. Sarà in buona compagnia perché Spal, Benevento, Foggia, Reggina potrebbero presentare domanda di riammissione o di ripescaggio. Macchinine dell’autoscontro, caos totale. Già così si partirà con la quarta giornata, prevista il 2 settembre, mentre le prime tre agostane verranno incastrate in seguito. Il calendario presentato in pompa magna a Como, in quella Villa Olmo che fu dimora di Giuseppina Beauharnais, ha ben poco di napoleonico. Traballa fra le incognite: ora le squadre sono 19 più una X (Reggina fuori, ripescaggio del Brescia), con la possibilità che si parta a 21 se il ricorso del Lecco dovesse essere accolto e il Perugia mantenuto in B. Un campionato dispari da vendere all’estero, un incubo. Per lo sconcerto del numero uno di Lega B, Mauro Balata, che proprio alla kermesse del calendario ha detto: «Vogliamo essere un calcio made in Italy e trasferire il brand italiano nel mondo». Presidente, lasci perdere. La faccenda è da mal di testa e la responsabilità oggettiva della Federcalcio non è secondaria. Al collegio di garanzia, l’avvocato federale Giancarlo Viglione ha indicato ai manzoniani la strada da seguire: «Il Lecco ha meritato la promozione sul campo e non ha avuto il tempo necessario per espletare le formalità. La Figc ha sbagliato; quando la Lega Pro ha cambiato il calendario dei playoff (la famosa settimana di ritardo, ndr) avrebbe dovuto modificare il termine per l’iscrizione della vincitrice alla Serie B. Tra l’altro il Lecco aveva presentato istanza di proroga, senza risposte. L’errore non può abbattersi sul club». C’è un’ulteriore conseguenza: il mercato dei lombardi è di fatto condizionato dai tribunali. Un conto è giocare in B, un altro finire a spalare carbone in Terza categoria. Senza contare che nessuno oggi ingaggerebbe (pagando) un giocatore del Lecco, con la possibilità di averlo gratis in caso di condanna. In un sistema solido e sano, tutte le società di Serie A, Serie B e Lega Pro dovrebbero prendere posizione in difesa del merito sportivo, primo e ineludibile faro di uno sport sano. Prima di tutti Gravina, che conosce molto bene la parola patteggiamento.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?