2023-06-02
Nel sabba di Senago c’era anche il bimbo. Le vittime sono due
Alessandro Impagnatiello (Ansa)
Il barman confessa d’aver ucciso la compagna incinta ormai di sette mesi. Dopo le coltellate, ha tentato di bruciarli in bagno. «Se n’è andata, adesso sono libero». Ha continuato a mentire per qualche ora, cercando un alibi presso l’amante inglese. Ha provato a costruire un castello di verità fasulle, Alessandro Impagnatiello, prima di crollare davanti alla ricostruzione chirurgica degli investigatori. Il trentenne barman di locali vip milanesi (l’ultimo è l’Armani Bamboo bar) ora è a San Vittore con l’accusa di omicidio premeditato della compagna Giulia Tramontano, occultamento di cadavere e aborto procurato, poiché la donna (29 anni) era incinta di sette mesi. Aspettava un bimbo, si era fatta fotografare orgogliosamente in dolce attesa al mare, sapeva che era un maschio e l’aveva chiamato Thiago. Lo si intuisce dal bigliettino lasciato dai famigliari della vittima nell’appartamento di Senago (Milano) dov’è avvenuto il delitto. È appoggiato accanto a un peluche del Tigro, è indirizzato a Giulia e Thiago, si legge: «Per sempre nei nostri cuori». Mamma e papà erano già pronti a fare i nonni.Dopo quattro giorni di riscontri incrociati le forze dell’ordine hanno risolto il caso e hanno costretto il presunto assassino a confessare; nessuna forzatura, semplici obiezioni, tracce di sangue rilevate sulla sua Volkswagen T-Roc, le immagini decisive di una telecamera in funzione nella via davanti al cancello, la premeditazione dovuta alla ricerca sul web di come far scomparire il corpo. Con un risultato agghiacciante: Giulia non era scomparsa nel nulla domenica sera, non aveva abbandonato in preda a «problemi mentali» la casa che condivideva con il compagno, come accampava lui nel tentativo di depistare le indagini. Ma era stata uccisa con tre coltellate dall’uomo smascherato. La donna (agente immobiliare), aveva da mesi il sospetto di essere tradita. Sapeva che lui aveva un figlio di sei anni da una storia precedente ed era incline alle avventure. Era riuscita attraverso i social a mettersi in contatto con la cameriera che aveva una tresca con Alessandro - una ragazza italoinglese -, e l’aveva incontrata prima di affrontarlo. Aveva scoperto che anche lei aspettava un bambino da Impagnatiello, ma qualche settimana prima lo aveva perso. La conversazione fra le due donne si era trasformata nella composizione del puzzle noir: la doppia vita dell’uomo, il perimetro di cocktail e menzogne, il desiderio di lui di lasciare Giulia con la giustificazione bugiarda che «quel bimbo che portava in grembo non era suo e lei era disturbata». Quando sabato sera nella casa di Senago, fra le 19 e le 20, la Tramontano lo ha messo di fronte alle verità nascoste, Alessandro ha reagito a coltellate. E non ha risparmiato nulla a lei e neppure al piccolo Thiago ormai settimino, una piccola vita completa e quasi pronta ad aprire gli occhi sul mondo. Poi è cominciato il sabba infernale. Secondo gli investigatori, dopo essere rimasto per ore accanto al cadavere della compagna, per due volte ha tentato invano di bruciarlo nella vasca da bagno. Non riuscendo nell’operazione, nella notte ha trasferito quelle due vite distrutte in auto e le ha trasportate dietro un vecchio garage di sua proprietà a meno di un chilometro dall’abitazione, nascondendole in un’intercapedine. Infine è tornato a casa e ha costruito la storia della scomparsa improvvisa della compagna incinta. Ieri durante la conferenza stampa, la pm Letizia Mannella ha sottolineato: «Giulia ha subìto l’estrema violenza in quanto donna, compagna di una persona che non la voleva più». Poi ha aggiunto una raccomandazione opinabile: «A noi donne insegna che non dobbiamo mai andare all’ultimo incontro chiarificatore». Ma lei viveva con Alessandro sotto lo stesso tetto, e considerare tutti gli uomini potenziali killer non aiuta a cogliere il centro del problema. A questo punto è impossibile parlare di femminicidio senza guardare oltre l’autopsia e vedere nitido il problema: le vittime sono due, Giulia, Thiago e il suo peluche ci accompagnano nella ricostruzione. E continueranno a vivere a lungo sia nel cuore di chi li ha amati, sia negli incubi di chi ha spento le loro esistenze. Due, non una, perché quella donna incinta portava un’altra vita con sé. E se il codice penale ha la sua granitica ufficialità, la sensibilità degli uomini non può lasciare che quel piccolo innocente si trasformi in un’apparizione scomparente destinata a svanire dentro i fascicoli della Procura. Non siamo così ingenui da combattere una battaglia di retroguardia: la legge è chiara, ma quella legge va cambiata perché Thiago oggi chiede alla società dei diritti universali di essere riconosciuto e rispettato. Nel sanzionare la colpa, l’aggravante è evidente. Come tutte le mamme, Giulia diceva da mesi «sto aspettando mio figlio». Non qualcuno che non esiste, ma qualcuno che c’è, con un cuore che pulsa, la figura completa, le foto dell’ecografia. Qualcuno che c’è e sta arrivando, qualcuno a cui regalare un tigrotto di peluche. Sette mesi. Da sempre chi nasce settimino è un bimbo che piange, strilla, riconosce mamma e papà al primo sguardo. Anche le sentenze devono accorgersi di lui, dimenticarlo significa farlo morire un’altra volta. A questa conclusione era arrivato nel 2006 il procuratore generale di Venezia per l’omicidio di Jennifer Zacconi e del piccolo Hevan, che portava in grembo da nove mesi.Il bluff di Alessandro Impagnatiello è durato quattro giorni. L’uomo è crollato (e ha rivelato dove aveva nascosto le vittime) quando ha visto i Ris prendere le sue impronte sulle scale di casa. Quando gli hanno mostrato i filmati delle telecamere mentre spostava i cadaveri. Quando la sua amante ha detto ai carabinieri che lui voleva vederla per spiegarle («ma ho rifiutato perché avevo paura»). Mentre annaspava cercando alibi, l’assassino ha provato a scagionarsi inviando con il cellulare della compagna messaggi postumi alle amiche di lei. Era già nel grande vortice, aveva le mani che tremavano. Sapeva, nella solitudine insanguinata, di avere spento due vite innocenti. Due.