2021-02-06
Se l’obiettivo sono le larghe intese va decisa una linea sui migranti
Sbarchi record: un patto bipartisan è arduo, specie se al Viminale resta Luciana LamorgeseSi possono preparare mille piani, disegnare seduti al tavolo altre mille strategie. Si può discutere di nomi, di equilibri, di raffinate alchimie politiche. Tutto si può fare, anche con un pizzico di soddisfazione. A un certo punto, tuttavia, la realtà viene a bussare alla porta, e tocca affrontarla. E la realtà - per il governo che verrà, a prescindere dal colore - si chiama immigrazione. Intendiamoci subito: qui non stiamo parlando di condizioni per la trattativa, di punti programmatici di cui fare commercio nelle stanze della politica, e di temi su cui mediare per edificare ardite alleanza. Qui parliamo di brutale pratica, di ordinaria - ma complessa - amministrazione.Sulla gestione dell'emergenza sanitaria, sui nodi economici, sulle riaperture e persino sulla distribuzione dei fondi europei è possibile immaginare qualche forma di intesa, persino tra forze politiche distanti anni luce come il Partito democratico e la Lega. Con tanta disponibilità a ingoiare rospi e un filo di timore reverenziale nei confronti di Mario Draghi, può essere che si componga una maggioranza variegata con qualche straccio di elemento comune.Ma sui migranti, in qualunque modo la si giri, non è fattibile alcuna intesa. Italia viva è da sempre favorevole alle frontiere apertissime, anzi conta alcuni esponenti di cui si ricordano le escursioni a bordo di navi Ong. Leu e l'estrema sinistra, addirittura, sostengono apertamente e praticamente le operazioni di recupero degli stranieri in mare. Il Partito democratico ha mostrato una linea leggermente più ambigua: ha sempre celebrato e praticato l'accoglienza, si è impuntato a smontare i decreti Sicurezza salviniani. Alla bisogna, però, non ha esitato ad appoggiare operazioni parecchio discutibili. Ricordiamo tutti come, prima delle tornate elettorali regionali, le navi «umanitarie» siano state lasciate a bagnomaria a giusta distanza dalla costa, al fine di non indispettire gli elettori che non gradiscono gli sbarchi in massa. Riassumendo, si può dire che la linea del Pd sia: tutti dentro, tranne quando ci fanno perdere voti.Il punto è: come si conciliano questi orientamenti, pur appena differenti, con la posizione granitica di Lega e Fratelli d'Italia in materia di apertura dei confini? La stessa Forza Italia, che Draghi sembra gradirlo parecchio al punto da appoggiarlo quasi a scatola chiusa, non ama granché le incursioni carolesche delle Ong. Anzi, salvo rare eccezioni, le ha combattute strenuamente tramite Maurizio Gasparri e altri. Che adesso sia pronta a farsi piacere l'invasione non pare, sinceramente, credibile. Fino ad ora, al problema si è ovviato facendo finta di niente. Di immigrazione, semplicemente, non si parla più. Il governo giallorosso, una volta demolite le norme salviniane che avevano fermato gli ingressi, ha sepolto la pratica sotto un monte di ipocrisia. Ha fatto finta di non vedere i guai e i disastri che l'immigrazione di massa continua a causare. Ha fatto scena muta di fronte all'aumento vertiginoso degli arrivi. Giusto per chiarirsi: al 31 dicembre 2020 erano entrate 34.154 persone. Nel 2019 erano 11.471, nel 2018 (quando la grande ondata migratoria degli anni precedenti non si era ancora del tutto spenta) se ne contarono 23.370. Significa che, nel giro di due anni, c'è stata un'impennata pazzesca. A gennaio la tendenza è rimasta la stessa: 1.039 sbarchi, poco meno dei 1.340 dell'anno precedente; decisamente di più rispetto ai 202 del 2019.Ora si avvicina la bella stagione, e il flusso è destinato a ingrandirsi. Tutte le previsioni a livello internazionale parlano di un aumento delle partenze dal Nord Africa, e già ne abbiamo avuto un primo assaggio in questi giorni. Giovedì Repubblica (fonte non sospettabile di sovranismo) ha fornito un quadro sintetico ma efficace: «La Ocean Viking soccorre due gommoni con 237 persone, tre pescherecci con più di 400 arrivano a Lampedusa, cinque barche in difficoltà segnalate dall'aereo Moonbird della Ong Sea Watch, 400 migranti riportati in Libia, due imbarcazioni dirette in Sardegna dall'Algeria». Tutto questo in meno di 24 ore. A Lampedusa il sempre loquace sindaco Totò Martello grida che l'emergenza arrivi è senza sosta.Questi sono i risultati del grande lavoro di Luciana Lamorgese nei mesi passati. Tanto basta per rendere incompatibile l'attuale ministro dell'Interno con un governo sostenuto dalla destra. E questo è il meno. Anche qualora la Lamorgese tornasse a svolgere il suo mestiere, resta da vedere come si comporterebbe il nuovo inquilino del Viminale. Dovrebbe, teoricamente, applicare le leggi vigenti, cioè i decreti giallorossi. I quali, teoricamente, prevedono la possibilità di arginare le Ong ma nei fatti - applicandoli come è stato fatto finora - lasciano campo libero ai taxisti del mare. Allora, diteci, come potrebbe Matteo Salvini digerire una cosa del genere? come potrebbero gli elettori di Forza Italia? E, d'altra parte, come potrebbero Pd, Italia viva e sinistra farsi andar bene una linea rigorista sull'immigrazione? Non dimentichiamoci che proprio l'accoglienza è stata utilizzata come linea di demarcazione fra buoni e cattivi: da un lato i democratici pronti ad aprire le porte, dall'altra i sovranisti crudeli razzisti e spietati.Ripetiamo: non è teoria, è pratica. Tutto fa pensare che, da qui a qualche settimana, il via vai dal Nord Africa si intensificherà. La prima volta che un'imbarcazione guidata dalla Carola di turno con centinaia di stranieri a bordo si presenterà al largo della Sicilia, come si comporterà l'eventuale governo Draghi? La farà accomodare serenamente in porto? Farà finta di niente? Inviterà gli attivisti no borders a tornare indietro? Ce ne rendiamo conto: non sono questioni di «alto profilo». Ma è anche su questo terreno che si decide il futuro dell'Italia.