2020-08-26
Se il virus ce l’ha Briatore i «buoni» brindano
Hater progressisti scatenati alla notizia che l'imprenditore, fiero nemico dell'approccio catastrofista al Covid, è risultato positivo. È la logica perversa dei talebani della pandemia: la malattia come giusta punizione per i colpevoli di presunto «negazionismo».«Il vecchio ha il Covid, ben gli sta». È il brivido caldo di questa estate marcia, è la voce dal sen fuggita del pensiero unico di sinistra, quello allarmista per sopravvivenza politica, alla notizia che sembra già un contrappasso: Flavio Briatore ricoverato con la febbre. Ed è vero, l'imprenditore del divertimento che più di ogni altro ha contestato la filosofia chiusurista del governo è in un letto dell'ospedale San Raffaele di Milano. È arrivato domenica sera per un controllo, come precisa un comunicato del suo staff: «Accusava leggera febbre e sintomi di spossatezza. Dopo essere stato sottoposto a check-up generale, resta sotto controllo medico. Le sue condizioni sono stabili e buone, lo stesso Briatore tiene a ringraziare per le tante manifestazioni di affetto e interesse alla sua salute ricevute in queste ore».Negli ultimi giorni aveva polemizzato con il governo, aveva incontrato Silvio Berlusconi a Villa Certosa, aveva giocato a calcio in Sardegna con Sinisa Mihajlovic (positivo), Paolo Bonolis, Renzo Rosso, Diego Della Valle, Fabio Rovazzi. La cronaca finisce qui. Niente terapia intensiva, niente ossigeno, nessuna libbra di carne per gli avvoltoi social che dal primo minuto si sono avventati su di lui per banchettare sul suo stato di salute, tuffandosi come Stukas per mitragliare quell'Italia che ancora osa pensare - anzi osa sperare - che ci sia vita oltre il virus cinese. Briatore vittima degli haters è perfino una non-notizia poiché nessuno è antropologicamente più lontano dal pauperismo di ritorno, dalla decrescita infelice, dalla logica dei bonus a pioggia e dall'elemosina di Stato del manager di Cuneo. Briatore è un destinatario vivente di invidia sociale al quale si perdona solo di avere scoperto Michael Schumacher una vita fa. Rappresenta tutto ciò che a sinistra di Paperino si detesta per non essere in grado di imitare: la vita di eccessi, l'attico a Montecarlo e a Londra, le compagne gnocche, le pantofole con le iniziali (sono tollerate solo quelle di Lapo Elkann, gli italiani restano pur sempre sudditi di certe famiglie), la protervia trumpiana, la simpatia per la libertà d'impresa. E il Billionaire.Proprio la sua discoteca vip nel cuore (o nello stomaco, dipende dai gusti) della Costa Smeralda è al centro da qualche giorno del caso politico più serio nell'agosto da Covid: l'ordinanza del sindaco di Arzachena con coprifuoco a mezzanotte, i primi contagi fra il personale, la chiusura anticipata il 17 agosto, i 63 positivi registrati dopo tamponi a tappeto (è un focolaio e sulla prevenzione ci sarebbe molto da approfondire), le inutili proteste del nostro. Billionaire chiuso, sbarrato, ripassare fra un anno. Niente sciabolate al collo delle magnum di champagne, niente Ferrari gialle parcheggiare davanti, niente fate dall'abbronzatura integrale o calciatori in caccia. Il sindaco grillino Roberto Ragnedda, che qualche anno fa portava le casse di acqua minerale alla discoteca passando dalla porta di servizio, ha deciso di far sprangare quella principale per evitare il moltiplicatore sociale della paura. Scelta istituzionale legittima, ma non per Briatore che contro quelle misure restrittive di era scagliato: «Le discoteche sono il capro espiatorio. È incredibile, questo è il virus del panettiere, che di giorno non lavora e di notte lavora. Seduto non ti attacca, in piedi sì. Vive al buio, esce fuori con i pipistrelli». Il primo cittadino gli aveva risposto con sarcasmo: «L'ordinanza l'abbiamo fatta per proteggere soprattutto gli anziani come lei». La diatriba aveva cristallizzato come al solito gli schieramenti e il ricovero del Napoleone di Porto Cervo oggi fa ridere sotto i baffi gli odiatori. I quali si dividono in tre categorie. Ci sono i beceri integrali: «Dopo Bolsonaro e Boris Johnson, anche Briatore ricoverato per coronavirus. Anche se non credi al Covid, il Covid crede in te». Ci sono i benaltristi di complemento: «Al Billionaire ci sono più contagiati che sui barconi di migranti». E ci sono i perdonisti da sacrestia, subdoli e raffinati, che in sintesi dicono: «Guarisca e poi chiesa scusa». Sono i più ipocriti, quelli con il manganello foderato di gommapiuma e meritano un piccolo approfondimento da spiaggia. Sono giornalisti progressisti, intellettuali da seconda serata, piccoli politici. Tutti convinti che nella prima parte della frase sia necessario fare gli auguri al malato, ma nella seconda sia doveroso sottolineare quanto avesse torto nel suo diverso pensare. Come se il virus fosse un agente purificatore; come se la penitenza necessaria per ottenere la guarigione sia l'allinearsi ai salmi millenaristi del potere. Due esempi: «Gli auguro di guarire così in fretta da avere tutto il tempo per cambiare atteggiamenti nei confronti della salute, della Sardegna, del turismo»; «Se hai delle idee di merda in testa corri più rischi». Ed ecco il trionfo gauchiste, la malattia come colpa, come stigma sociale. Era dai tempi di Ippocrate che non passava un simile, squallido concetto.Nelle parole che inchiodano Briatore alle sue peraltro legittime convinzioni c'è la consueta doppiezza dei buoni per decreto, la sincera gratitudine della maggioranza per questo virus finalmente governativo che deve piegare le coscienze e liberare il giardino dell'Eden da pericolosi e diseducativi serpentI. La summa di tutto ciò è nel commentino di Selvaggia Lucarelli: «Briatore curato da Zangrillo, un negazionista curato da un negazionista. Insomma». Ballando sotto le stelle tutto diventa leggero e feroce. Silenzio, parla il virus e non sono ammesse mezzetinte, valgono solo i Dcpm di sua maestà Giuseppe Conte. Il Covid maggiordomo è un'arma decisiva, certamente favorevole all'accordo Pd-5 stelle. Vuole il Mes e voterà Sì al referendum sui parlamentari.
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
Continua a leggereRiduci
Novità per i cittadini. Da questo mese stop al telemarketing da numero mobile, mentre il 30 novembre potrebbe arrivare lo stop a molti autovelox non conformi alle normative.