Nella corsa per la poltrona di sindaco di Genova, l’ultimo punto a favore del candidato di centro-destra, Pietro Piciocchi, potrebbe segnarlo il centro-sinistra. Ovviamente senza volerlo. Infatti con l’ossessiva campagna in Parlamento contro il ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone, accusata di aver conseguito una «laurea della domenica» (copyright del Fatto quotidiano) alla Link campus university di Roma, ha in realtà alzato una palla solo da schiacciare al fronte conservatore, visto che Silvia Salis, la candidata progressista si è laureata nello stesso istituto e con condizioni persino più favorevoli. Per lo meno questo è ciò che sostiene, come vedremo, l’allora rettore Claudio Roveda.
La Calderone, nel 2012 (l’anno prima la Link, costola di un ateneo maltese, era stata legalmente riconosciuta in Italia come università non statale), ha preso un diploma triennale in Economia aziendale internazionale da studentessa lavoratrice e, successivamente, nel 2016, una laurea magistrale in Economia aziendale. La Salis, tra il 2017 e il 2019, ha completato il corso, anche in questo caso triennale, di Scienze della politica e relazioni internazionali.
La polemica
Di fronte alla notizia degli esami dati nel week end dalla Calderone la sinistra è insorta. I suoi parlamentari hanno presentato interrogazioni e lei ha dovuto rispondere in aula. La trasmissione Piazza pulita ha dedicato alla questione un lungo servizio.
Sette deputati del Pd, capitanati da Arturo Scotto, hanno chiesto alla ministra di dare conto della sua «laurea della domenica». Gli onorevoli in questione hanno ricordato che il marito della donna, Rosario De Luca, faceva parte del cda della Link mentre la moglie si laureava e che il consiglio nazionale dei consulenti del lavoro (ordine di cui i coniugi fanno parte) aveva aperto le porte dell’università agli iscritti «con convenzioni e borse di studio». Ma i dem non sanno, o forse omettono di ricordare, che anche la Salis ha un percorso formativo analogo, se non addirittura più agevole.
Probabilmente per questo motivo, con La Verità, Piciocchi, regolarmente laureato alla facoltà di Giurisprudenza di Genova e per 14 anni docente alla Bocconi, ha detto: «Io non ho problemi a darvi copia del mio libretto universitario. Sfido la mia avversaria a fare altrettanto». Anche la Salis, come la Calderone, ha seguito i corsi in veste di studentessa lavoratrice («executive»), usufruendo di tutti i vantaggi connessi, a partire dagli sconti sulle rette. Il regolamento prevede da anni facilitazioni sia per i lavoratori che per gli atleti. Corsi al venerdì e al sabato in settimane concordate e nessun obbligo di frequenza.
Vecchie conoscenze
A occuparsi della Salis è stato un professore, Pierluigi Matera, ordinario di diritto privato comparato, all’epoca presidente della Scuola undergraduate e graduate dell’università, una sorta di preside di tutte le facoltà e ufficiale di collegamento con il Coni, dove, da almeno 10 anni, ricopre importanti ruoli.
Il Comitato olimpico, esattamente come i consulenti del lavoro, ha da tempo avviato convenzioni con la Link, mentre la Salis ha avuto come relatore proprio Matera. Titolo della tesi: «La gestione delle federazioni sportive nazionali. Modelli attuali e prospettive di riforma». Voto finale: 109. Ma i due, come detto, si conoscevano già bene. Nel 2014 Matera è diventato vice procuratore generale dello sport del Coni (ruolo ricoperto sino al 2016), dove è stato anche docente di management sportivo.
Da parte sua la Salis, dal 2016 al 2021, è stata consigliere della Federazione Italiana di atletica leggera, dal 2017 (quando ha iniziato l’università sotto l’ala protettrice di Matera) componente del Consiglio nazionale del Coni e, nel 2021, è diventata vicepresidente vicario dello stesso Comitato olimpico, mentre Matera, lo stesso anno, è stato inserito della Commissione di revisione dello statuto del Coni.
Salis e Matera condividono anche un’altra casella nella stessa scacchiera accademico-sportiva: l’Idems, acronimo di Istituto di diritto e management dello sport, centro di formazione e ricerca della Link che organizza master di specializzazione, corsi di aggiornamento e iniziative scientifiche. Accanto al logo dell’istituto fa bella mostra quello del Coni, a suggellare il solido legame. Al vertice dell’organizzazione c’è Matera, nel consiglio direttivo figura la Salis.
Il duo (Matera in qualità di presidente, la candidata sindaco di vice) guida anche, dal 2022, l’Osservatorio permanente del Coni per le politiche di Safeguarding, l’ufficio istituito per garantire la sicurezza e il benessere dei partecipanti a tutte le attività sportive. Un organismo che è finito, nonostante le buone intenzioni, al centro di polemiche. Infatti l’ufficio avrebbe ignorato le segnalazioni contro Ferruccio Galvagno, controverso dirigente della Federazione italiana danza e sport musicali, radiato nel 2010 e, poi, premiato nel 2025 con un contratto nel 2025. Secondo alcuni, nei suoi confronti non ci sarebbe stata nessuna presa di posizione di Matera o di Salis, nemmeno quando il Pd ha portato il caso in Parlamento.
l’esposto
Ma se il corso di laurea della Calderone, a causa delle inchieste giornalistiche, ha portato a un esposto presso la Procura di Roma e all’apertura da parte dei pm di un fascicolo esplorativo, nessuno ha pensato di accendere un faro sui legami tra la Link, il Coni, Matera e la Salis. In compenso il ciclo di studi seguito dall’ex campionessa di lancio del martello è finito al centro di un’inchiesta fiorentina della pm Christine von Borries che ha portato alla sbarra nove (ex) dirigenti della Link: a giugno è attesa la sentenza del Tribunale. Tra gli imputati anche l’ex ministro Vincenzo Scotti, fondatore dell’università privata. L’accusa per tutti è quella di associazione a delinquere e falso ideologico per i presunti esami facili che sarebbero stati garantiti ai poliziotti del Siulp, un sindacato, che al pari del Coni, aveva stretto una convenzione con la Link. I corsi finiti nel mirino sono stati proprio quelli di Scienze della politica e di Human security. In questo procedimento Matera è stato assolto. Tra le altre cose era accusato di non aver nominato le commissioni d’esame e di aver esonerato alcuni studenti del Siulp da materie e stage del primo anno senza un valido motivo. Lui si era difeso così: «Non ho mai nominato le commissioni per gli esami degli studenti executive perché già dal 2015, tale funzione rientrava […] nelle deleghe date a Stefano Mustica […] si tratta di una attribuzione implicita...». Agli atti del processo ci sono anche alcune mail che secondo gli investigatori evidenziavano come Matera «nel suo ruolo di docente fosse perfettamente a conoscenza che gli esami relativi alla sua materia venissero svolti in sedi diverse da Roma». Prassi vietata dalla legge.
Il professor Claudio Roveda è stato rettore della Link dal 2017 al 2020 (negli anni in cui la Salis era studentessa dell’università) e prorettore quando c’era la Calderone. Ci conferma le facilitazioni per gli studenti del Coni e le attività nei week end: «Era fatto apposta perché queste persone hanno delle attività sportive, il lavoro In ogni caso, l’università, al sabato e alla domenica, aveva i corsi dei master, quindi era sempre aperta. Sulla Calderone hanno inventato una polemica che non esiste. Io glielo ho detto ai giornalisti, ma non mi sono stati a sentire. L’ateneo funzionava sette giorni alla settimana. I docenti potevano fare gli esami anche di domenica, perché le aule erano a disposizione. Sarà stato sicuramente così anche per la Salis». Insomma pure lei potrebbe aver conseguito la famosa «laurea della domenica». Forse anche per questo non voluto mostrare il libretto universitario.
le facilitazioni
E Matera? «Lui è quello che ha gestito l’accordo con il Coni, di cui era giudice. Era una convenzione simile a quella con il Siulp per lo sviluppo dell’attività didattica. C’erano condizioni particolarmente favorevoli che facilitavano la partecipazione di questi studenti lavoratori». Pagavano e ottenevano, però, senza soldi non si faceva niente? «No, no». Ma che ruolo aveva il Coni? «Consultivo, come altri gruppi. Dava pareri e otteneva facilitazioni». Roveda ribadisce che tali vantaggi erano previsti da regolamento: «Quando la Link è diventata un’università accreditata in Italia, è stato stabilito che per gli atleti dovessero essere garantite condizioni favorevoli, in base alla collaborazione con il Coni. Gli atleti avevano addirittura un academic coach, una persona che li doveva gestire». E la Salis? «Era legatissima a Matera, il presidente di tutte le facoltà. Me lo ha confermato la collaboratrice che l’ha iscritta». E le agevolazioni per gli sportivi erano le stesse garantite ai consulenti del lavoro? «I più facilitati erano gli sportivi» ribatte Roveda. Quindi la laurea della Salis non è diversa da quella della ministra? «No, anzi. Gli atleti avevano anche, come detto, l’academic coach che li aiutava tra una gara e l’altra per favorire i processi di apprendimento e seguire la preparazione degli esami». Quando si è iscritta, però, l’ex campionessa non era più agonista, ma lavorava per il Coni. Usufruiva dello stesso trattamento? «Sì. E, comunque, le facilitazioni valevano per tutti i lavoratori».
In conclusione, possiamo dire che il Comitato olimpico avesse le maggiori facilitazioni? «Assolutamente sì. Ed erano gestite tutte da Matera nell’ambito del suo rapporto con il presidente del Coni (Giovanni Malagò, ndr)». Ma perché allora si è parlato solo della Calderone e non della Salis? «Non glielo devo spiegare io. Hanno cercato qualcosa per mettere in difficoltà il governo».