2021-12-23
Scacco alla logistica in due mosse
L’anticipo della scadenza del lasciapassare e della terza iniezione scatenerà l’assalto agli hub, già sotto pressione. E creando le premesse per un nuovo imbuto verso l’estate.Attenzione all’effetto imbuto per oltre 14 milioni di persone, avevamo scritto lo scorso 19 dicembre commentando le parole di Guido Rasi, ex direttore esecutivo Ema e consulente del commissario straordinario per l’emergenza Covid, che aveva suggerito di ridurre la durata del green pass. Perché adeguare la validità del certificato alla copertura vaccinale potrebbe causare a gennaio ingorghi agli hub e scarsità di dosi. Secondo i calcoli della Stampa, circa 3 milioni di italiani che hanno ottenuto il lasciapassare sanitario con la seconda dose fatta più di sei mesi fa, in caso di riduzione da 9 a 6 mesi del certificato verde a gennaio rischiano di ritrovarselo di punto in bianco scaduto. Gli ultraottantenni senza lo scudo del booster sono il 32,3%. La percentuale sale addirittura al 50,2% tra gli over 70 e al 59,8% degli over 60. Dei potenziali esodati del pass, insomma. Il caos verrebbe raddoppiato se verranno confermate le nuove indiscrezioni circolate ieri sull’anticipo della terza dose da 5 a 4 mesi o addirittura a 3 mesi. Un’ipotesi già esaminata a livello tecnico in seguito alla diffusione della variante Omicron e per la quale si attende il via libera dell’Aifa. Ma che insieme alla riduzione del pass rischia di far scattare una corsa al richiamo nei prossimi mesi e una concentrazione delle vaccinazioni soprattutto della popolazione giovane nei mesi più caldi, quando il virus diventa meno aggressivo. Con uno sfasamento tra necessità burocratiche ed esigenze sanitarie. E tutto senza fornire quei dati sui sequenziamenti della Omicron che erano attesi per il 20 dicembre e a ieri non sono stati ancora diffusi. Il problema, poi, è anche logistico. E riguarderebbe sia l’organizzazione degli slot negli hub vaccinali, sia la gestione delle dosi. Le forniture programmate basteranno a soddisfare la domanda? L’ennesimo effetto imbuto sarebbe inevitabile. Le scorte di vaccini vanno pianificate: bisognerebbe, ad esempio, evitare fin da subito gli open day senza prenotazione che, come abbiamo visto in passato, non consentono di organizzare adeguatamente l’utilizzo delle fiale nei magazzini delle Regioni. Un altro punto centrale, per calcolare il fabbisogno di dosi, sarà capire quanti italiani si sono già vaccinati entro la finestra temporale che verrebbe richiesta in modo da stimare anche i target di somministrazione necessari che la struttura commissariale dovrebbe richiedere alle Regioni. La campagna vaccinale viaggia attorno a una media settimanale di 500.000 iniezioni. Basterà per gestire il prevedibile flusso extra di richieste? Non solo, durante le feste natalizie gli hub viaggiano a ritmi ridotti, con i turni per le ferie di vaccinatori, medici e volontari. La doppia mossa al vaglio del ministero della Salute - riduzione della durata del green pass e riduzione del periodo tra seconda e terza dose - potrebbe inoltre diventare un boomerang per lo stesso governo. Ritrovarsi con un pass sempre più restrittivo alla fine scaricherebbe, infatti, sullo Stato la responsabilità per avere ancora tot italiani non vaccinati. Perché continuando ad accorciare il tempo tra gli shot, la campagna va in sofferenza. Vaccinare a ciclo continuo vuol dire mettere in piedi una struttura permanente per la quale servono personale, soldi, spazi e anche capacità di programmazione. Se poi si decidesse anche di rendere il vaccino obbligatorio, questo problema diventerebbe ancora più complicato da risolvere in quanto andrebbero gestite la terza dose, la quarta se servirà, ma anche le prime (oltre agli eventuali ricorsi dei no vax).
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)