2021-08-05
I sanitari non possono ubbidire all’obbligo: il vaccino imposto non esiste
Medici e infermieri si difendono. La norma costringe all'inoculazione di un farmaco che protegge «dall'infezione». Ma quelli ora disponibili non hanno questa capacità.Il nostro Paese costringe il personale sanitario a inocularsi vaccini anti Covid che non esistono. Non è una provocazione, l'assurdità del decreto 44/2021 poi convertito in legge è al centro dell'azione legale di Renate Holzeisen, avvocato costituzionalista altoatesino che sta preparando centinaia di ricorsi per medici e infermieri. La norma, redatta dal ministro della Giustizia nonché ex presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, parla di obbligo per «gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario» a sottoporsi «a vaccinazione gratuita per la prevenzione dell'infezione da Sars-CoV-2».Però i quattro vaccini autorizzati all'immissione in commercio condizionata dall'Ema, l'Agenzia europea del farmaco, possono solamente alleviare i sintomi del Covid, evitando un'evoluzione più grave, non prevengono l'infezione. Secondo quanto dichiara l'Ema, non è dimostrato che il trattamento con queste sostanze prevenga dall'infettarsi con il virus Sars-CoV-2, né che possa prevenire la trasmissione del virus da parte delle persone vaccinate. Anche l'Aifa, l'agenzia regolatoria italiana, per ciascun vaccino spiega che è «destinato a prevenire la malattia Covid-19». Oltre ad essere incostituzionale e in conflitto con la normativa comunitaria, l'obbligo di legge dunque si riferisce a un vaccino che non esiste. «Il legislatore aveva pensato, evidentemente mal consigliato, di poter imporre ai sanitari una vaccinazione per prevenire il loro contagio e di conseguenza la diffusione del virus. Ma la prevenzione dell'infezione è cosa ben diversa dalla prevenzione dello sviluppo della malattia», osserva l'avvocato Holzeisen. Nessuno si è preso la briga di informare la Cartabia che non esistono al momento farmaci in grado di mettere il vaccinato in grado di non reinfettare? Ai sanitari della Provincia autonoma di Bolzano che hanno ricevuto dall'Asl gli atti di accertamento di inosservanza dell'obbligo, il legale sta così consigliando procedure chiare. «L'azione ha preso il via il 24 giugno scorso, quando ho accompagnato un'infermiera al centro vaccinale», racconta Holzeisen. «Ai responsabili dell'Asl la mia assistita aveva rivolto via Pec diverse domande, come la conferma che il vaccino risulti privo di effetti genotossici, cancerogeni o tossici sulla fertilità e che serva contro l'infezione con il virus Sars-CoV-2. L'azienda non aveva risposto, limitandosi a fissarle l'appuntamento per la vaccinazione». Anche all'hub nessun medico risponde agli interrogativi dell'infermiera, eppure il modulo di consenso informato indica di sottoscrivere che «ho avuto la possibilità di porre domande in merito al vaccino e al mio stato di salute, ottenendo risposte esaurienti e da me comprese». I responsabili nemmeno confermano che i sieri offrono immunizzazione contro l'infezione, come da obbligo legislativo, perché «finirebbero accusati di falso ideologico», spiega la Holzeisen. Così l'avvocato ha chiamato i carabinieri facendo mettere a verbale che la sua assistita non poteva, nemmeno volendo, adempire all'obbligo di legge perché i vaccini anti Covid prevengono la malattia e non l'infezione. Da quel momento, almeno 300 infermieri della Provincia di Bolzano già sospesi senza stipendio, e decine di medici che hanno ricevuto la notifica in un secondo momento, stanno seguendo il consiglio del battagliero avvocato e si presentano ai centri vaccinali ponendo la questione: «I vaccini Covid-19 che inoculate sono adatti e autorizzati per la prevenzione del contagio e dunque della diffusione del virus?». Racconta l'avvocato: «Ai miei assistiti dico di farsi accompagnare da un legale, di registrare tutto - la normativa sul consenso informato lo prevede - e invece di barrare la casella “rifiuto la vaccinazione", devono scrivere a mano sul documento che “non è stata data risposta alle mie domande e non è stata confermata l'efficacia del vaccino ai fini dell'assolvimento dell'obbligo di legge. Pertanto non ho potuto prendere una decisione e tantomeno dare un consenso informato". Devono mettere data, firma, farlo firmare anche dal medico vaccinale che non può rifiutarsi perché la procedura deve essere completata e fare una foto, perché quel pezzo di carta non rimarrà in mano loro». Una procedura seguita anche in altre parti d'Italia, si è infatti allargato il numero degli assistiti dall'avvocato di Bolzano che ha anche presentato querela contro i responsabili amministrativi dell'Asl per le discriminazioni messe in atto nei confronti dei sanitari altoatesini non vaccinati, sospesi senza retribuzione; per «l'insussistenza della stessa violazione dell'obbligo così come sancito dal legislatore»; per violazione in materia di consenso informato e per violazione di tantissimi altri diritti e principi che non abbiamo spazio per elencare. E mentre si rafforza la volontà del governo di obbligare al vaccino pure il personale scolastico, l'Osservatorio per la legalità costituzionale di Generazioni future ha appena pubblicato uno studio che analizza l'introduzione in Italia della certificazione verde. Il nostro ordinamento giuridico «non recepirebbe le scelte del diritto europeo in materia di green pass, ovvero la facilitazione della libertà di circolazione in sicurezza tesa a sopprimere la quarantena obbligatoria». Al contrario, il decreto legge attribuisce «al certificato verde valore normativo e doverosità giuridica, comprimendo un complesso di libertà individuali, in assenza di obbligo vaccinale». Il risultato sono «effetti plurimi di discriminazione e trattamento differenziato».