2022-10-20
La sanità di Zingaretti favorisce i privati
Alessio D'Amato e Nicola Zingaretti (Imagoeconomica)
Come rivelato da «Fuori dal Coro», nel Lazio, anche per una visita urgente, si deve attendere mesi. I cittadini vengono dirottati nelle strutture a pagamento, rimborsate poi dalla Regione. Eppure, ospedali e ambulatori pubblici sono vuoti o sottoutilizzati.La giunta «di sinistra» Zingaretti sta trasformando la sanità pubblica in sanità privata. La Regione Lazio, infatti, spende sempre più soldi per rimborsi ai privati e nel frattempo lascia sguarniti di risorse gli ambulatori pubblici: molti paiono avviati verso lo smantellamento e sono semi-deserti, anche nelle ore di punta, con parte dei macchinari fermi per mancanza di medici e tecnici. La conseguenza di questa politica sanitaria è la sempre più grave difficoltà per i cittadini a trovare posto per fare esami e controlli, anche se urgenti: se gli ambulatori pubblici lavorano a ritmo ridotto, non ci sono ovviamente abbastanza posti e se si chiama il centro di prenotazioni regionale i posti risultano, per molti degli esami più comuni, esauriti anche presso i privati convenzionati dove però, se il cittadino paga di tasca sua con cifre a due zeri, di lì a pochi giorni il posto per fare i medesimi esami si trova. I privati, in pratica, nati per supportare il servizio pubblico, lo stanno sostituendo: già il 71,2 per cento del totale degli ambulatori e laboratori sparsi nella Regione Lazio appartiene al settore privato e questo significa che aziende che hanno per loro fine il profitto stanno prendendo di fatto il controllo dei tempi di attesa della diagnostica. È infatti soprattutto presso i centri privati convenzionati che si fa la conta dei posti disponibili col servizio sanitario nazionale. La questione è cruciale perché riguarda il nostro diritto a essere curati.Questo in sintesi, il contenuto dell’inchiesta svolta da chi scrive andata in onda martedì sera durante la trasmissione condotta da Mario Giordano, Fuori dal Coro, su Rete 4, in cui sono stati trasmessi filmati girati, quasi tutti con telecamera nascosta, all’interno dei principali ospedali pubblici della Capitale. «Ci sono queste liste di attesa lunghissime, ma obiettivamente non c’è questa folla di pazienti in attesa per fare esami… Qual è la spiegazione?», viene chiesto all’interno del Policlinico Umberto I a un dirigente medico di un reparto di diagnostica. Il professore risponde di getto: «È una politica regionale. La Regione fa svolgere esami nelle strutture private convenzionate a cui dà rimborsi non indifferenti». E, in effetti, a guardare gli ultimi dati raccolti nel rapporto OASI 2021, redatto da un gruppo di ricerca dell’università Bocconi, si legge che la Regione Lazio nel 2019, cioè in periodo ante-Covid, era già arrivata ad investire il 25,8 per cento dei fondi pubblici per la sanità, quando invece in Italia la media era del 17,5 per cento. Nel 2020 il Lazio ha alzato il tiro, spendendo il 26,5 per cento delle risorse - oltre di tre miliardi - per rimborsare big privati della sanità che svolgono esami che si potrebbero fare nelle strutture pubbliche, se solo queste ultime funzionassero come di dovere. Di certo, fa impressione la desolazione che si respira in ambulatori ultramoderni di ospedali pubblici con le sale di aspetto praticamente vuote filmate in questo reportage giornalistico in incognito, perché si scopre ad esempio che al reparto di cardiologia di un ospedale come il Sandro Pertini, che ha un’utenza di oltre 700.000 persone, si fanno soltanto 6/7 elettrocardiogrammi sotto sforzo al giorno. Allora, non si capisce perché se si chiama il centro di prenotazione regionale con una ricetta «urgente» entro «dieci giorni» dal centralino ti rispondono che purtroppo il primo appuntamento è a gennaio. In una delle interviste, un medico del San Filippo Neri, altro storico ospedale pubblico, racconta che stranamente un anno fa era successo che il suo ambulatorio fosse vuoto, senza pazienti, e che contemporaneamente dal Cup regionale affermassero incredibilmente che non ci fossero posti proprio in quell’ambulatorio. «La cosa si è risolta dopo che ho scritto all’ospedale», racconta il medico, senza riuscire a spiegarsi il perché dell’accaduto. Un altro medico, dal policlinico Tor Vergata, ha svelato come siano stati spesi 8 milioni di euro per tre macchinari per radioterapia di precisione che in realtà vengono sotto-utilizzati. Se un’azienda sanitaria pubblica non rientra di spese così importanti per investimenti in macchinari, dal momento che fornisce prestazioni inferiori alle sue potenzialità, perde soldi ed è chiaro che tutto ciò contribuisce a creare le condizioni per la sua chiusura, o il suo ridimensionamento. «E più va male il settore pubblico e più si fanno gli accreditamenti», spiega un veterano del settore, il professor Massimo Martelli, chirurgo, che quando fu commissario straordinario dell’Ospedale capitolino «Forlanini», chiuso perché andato fallito, scoprì dal profondo gli allora meccanismi di malagestione della sanità pubblica del Lazio e già allora propose soluzioni per tenere in vita il pubblico, basate a suo avviso sul potenziamento delle risorse già esistenti e su un freno agli appalti per beni e servizi non necessari. Non fu ascoltato e il quadro attuale non suggerisce ottimismo, visto l’approccio scelto dalla giunta Zingaretti e in particolare dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Una dichiarazione dell’assessore è andata ieri in onda durante il servizio, preceduta da una carrellata di telefonate che sembrano surreali, perché la giornalista chiama il centro unico di prenotazione per chiedere in tempi ragionevoli esami comunissimi e si sente proporre appuntamenti per il 2023. Quando si chiede conto di questa situazione all’assessore, dall’altra parte del telefono D’Amato sembra distaccato dalla realtà e alla domanda specifica sulla non disponibilità di un esame urgente, l’assessore fa versi di stupore e poi conclude proponendo alla giornalista di mostrargli la ricetta, così da poter fare delle verifiche. Caro assessore, di quali verifiche parliamo? Questo tipo di verifiche l’assessorato alla Sanità le fa soltanto per i giornalisti che stanno per scrivere di uno scandalo o l’assessorato fa verifiche tutte le volte che un cittadino qualunque non trova posto per fare una visita o un esame? Ci spiega pure, caro assessore di un partito di sinistra, qual è l’obiettivo di giustizia sociale sotteso a questa scelta di consegnare la nostra sanità ai privati? Si chiede, in maniera provocatoria, il professor Massimo Martelli: «Se io faccio finire nelle tue tasche 60 milioni con gli accreditamenti, non credi che tu in cambio mi debba dare qualcosa?». Con questo grande punto interrogativo il servizio televisivo si chiude. Ovvero: chi ci guadagna? Il cittadino, lo abbiamo visto, no di certo.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Elly Schlein con Eugenio Giani (Ansa)
(Ansa)
La casa era satura di gas fatto uscire, si presume, da più bombole vista la potente deflagrazione che ha fatto crollare lo stabile. Ad innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si sarebbero trovati in una sorta di cantina e non in una stalla come si era appreso in un primo momento. Tutti e tre si erano barricati in casa. Nell'esplosione hanno perso la vita 3 carabinieri e sono risultate ferite 15 persone tra forze dell'ordine e vigili del fuoco. (NPK) CC
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