2022-12-26
Roma e Lazio, per i nuovi stadi il solito nulla di fatto
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Degrado allo Stadio Flaminio (Ansa)
Nella Capitale la costruzione dei nuovi impianti dei due club sembra essere entrata nella stagione dell’eterna attesa. Con conseguente rassegnazione amareggiata dei cittadini (in questo caso la maggior parte coincidono con i tifosi) per il mancato rilancio di un’intera struttura e dell’area adiacente.Da anni presidenti, politici, dirigenti sportivi e semplici appassionati sono concordi sul fatto che lo stadio Olimpico non sia più in grado di soddisfare le esigenze di biancocelesti e giallorossi. L’impianto di Piazza Lauro de Bosis non può ospitare - a differenza degli stadi di ultima generazione, di cui tanto si discute a Roma - uffici, appartamenti e ristoranti che possano tenere aperta la struttura ogni giorno e soprattutto garantire utili alla società calcistica proprietaria.Dunque per ovviare il problema Lazio e Roma hanno individuato l’impianto o l’area dove far sorgere il loro nuovo «Colosseo».Il club di Claudio Lotito, proprio per bocca del suo presidente, da mesi e mesi ipotizza di andare a giocare le partite casalinghe allo stadio Flaminio. Peccato che quest’ultimo da oltre un decennio viva nel più completo stato di abbandono, incuria e degrado. Quello che una volta era il manto di gioco è diventato un campo di erba alta e incolta, senza dimenticare le tribune pericolanti, le vetrate spaccate, i piccoli cumuli di macerie e gli immancabili disegni dei graffitari. Queste sono solo alcune delle prove tangibili della fatiscenza in cui versa il Flaminio. Tornando all’aspetto sportivo la Lazio ha annunciato una serie di modifiche notevoli per rendere compatibile la struttura con i suoi bisogni. Innanzitutto la capienza attuale di circa 25.000 posti dovrebbe essere aumentata fino a 40.000. E ancora: l’assegnazione dei parcheggi su Piazzale Ankara, cruciale visto che ci troviamo in un quadrante della città densamente popolato (a ridosso del quartiere Parioli). Poi l’aspetto più controverso, ovvero la copertura totale dell’impianto. I desideri biancocelesti, però, si scontrano con i vincoli gravanti sulla struttura progettata da Pier Luigi e Antonio Nervi tra il 1957 e il 1958. Sul rispetto di questa peculiare storicità vigilano oggi proprio gli eredi della famiglia Nervi, attraverso la loro fondazione no-profit a tutela del patrimonio architettonico lasciato in eredità dal loro avo. Dal 2008 tale organizzazione detiene la proprietà intellettuale e i diritti morali sull'opera. Spetta quindi a essa una parola decisiva su qualunque intervento si voglia compiere.Sul tema Flaminio è intervenuto il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Federico Rocca: «La proposta della Lazio, a oggi, è solamente un’espressione di intenti di Lotito sui giornali. Non c’è nulla di concreto, non c’è un progetto. La vera difficoltà è capire perché una squadra di serie A dovrebbe investire sul Flaminio, visto che la struttura architettonica non è modificabile: una struttura da 25.000 posti per un club del genere non avrebbe alcun tipo di ritorno».Nutrono qualche speranza in più, in merito alla realizzazione del nuovo stadio, i tifosi giallorossi. La proprietà statunitense ha presentato un progetto concreto al Comune. Si tratta dell’ormai noto impianto di Pietralata. Stadio da 55.000 posti che potranno diventare 62.000 per particolari eventi sportivi e musicali: 5.500 saranno dedicati ai tifosi vip (che potranno usufruire anche di spazi privati tipo skybox). Sono previsti inoltre 10.000 stalli per i motorini e 4.044 posti auto. Mentre la pancia dello stadio conterrà aree ricettive, di benessere e di intrattenimento. Previsto il museo dell’As Roma, un fan store ufficiale, ristoranti vari, bar, un centro fitness e uno medico e anche un asilo. Infine sono previste alcune opere pubbliche per migliorare l’accesso: piste ciclo-pedonali e alcune modifiche alla viabilità di accesso all’area. Tutto sembra procedere nel senso giusto.Eppure anche in questo caso il diavolo si nasconde nei dettagli, dato che sul progetto avanzano prepotentemente i ritrovamenti archeologici e le ombre dei ricorsi. È trascorsa poco più di una settimana dalla scoperta di un bunker della seconda guerra mondiale: il rifugio anti aereo, individuato dal Comitato popolare Minti di Pietralata, si trova nell’area in cui dovrebbe sorgere una delle due nuove curve dell’impianto.Poi come detto c’è il capitolo ricorsi: ad aprire le danze di fronte al Tar del Lazio sono stati i familiari del proprietario di nove differenti terreni nell'area di Pietralata per un totale di 7.042 metri quadrati tra via della Cave di Pietralata, via di Pietra Sanguigna e via del Casale Quintiliani. Attraverso i propri avvocati, gli eredi chiedono la «retrocessione totale del bene» espropriato al padre dall'amministrazione capitolina ormai più di 20 anni fa. Il ricorso è nato dalla mancata risposta del Comune a un’istanza inoltrata in Campidoglio a maggio 2012 e si è per ora concluso con una pronuncia di inammissibilità da parte dei magistrati amministrativi della seconda sezione del Tar. Ma con una postilla. Come si legge nella sentenza, la «parte interessata» può «promuovere un'azione di accertamento con il rito ordinario». In altre parole, può bussare al tribunale civile per provare a far sentire la propria voce. Infrangendo, probabilmente, i sogni sul nuovo stadio romanista.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)