Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande. Parto da questa citazione di Adriano Olivetti perché è stato forse il primo, più grande, rivoluzionario d’impresa italiano. In questo podcast abbiamo provato a disegnare i ritratti di altri uomini e donne, viventi e non, che hanno lasciato il segno sulle pagine delle storia economica di questo Paese. Alcuni esprimendo un potere di lunga durata, altri portando la direzione di un intero settore produttivo verso la modernità. Quasi tutti hanno avuto grandi maestri ma pochissimi allievi. Una generazione senza eredi, solisti spesso irripetibili. Hanno vissuto da dentro il succedersi dei principali fatti dell’industria e lo sviluppo delle tecnologie più avanzate che hanno caratterizzato la vita economica e sociale dell’Italia. Hanno gestito i successi e i grandi passi avanti compiuti ma hanno anche conosciuto le conseguenze della nostra debolezza strutturale in aree strategiche. Ritratti racconta le storie di personaggi visionari capaci di fare, di realizzare strategie, di convincere sé stessi prima degli altri, di giocarsi la scena per un’idea, di preoccuparsi del dopo e non del prima. Imprenditori, manager, banchieri. Italiani e italiane che, impiegando capitali propri o gestendo capitali pubblici, con metodi, risultati e principi diversi, hanno costruito nei quasi 80 anni della Repubblica un sistema industriale, che pur tra alti e bassi ha collocato l’Italia tra i dieci Paesi più ricchi del mondo. Perché se l’economia è il motore della storia, l’uomo è il motore di entrambe.
A trent'anni dalla fine della missione Onu in Somalia una lapide per ricordare gli italiani caduti servendo la Patria.
Nel 1992 il Paese era straziato dalla fame, consumato da dieci anni di guerra civile. Le milizie di Mohammed Farah Aidid, signore della guerra che aveva rovesciato la lunga dittatura di Siad Barre, si scannavano con quelle fedeli ad Ali Mahdi; la miseria generata dalla carestia e dalla pestilenza aveva sfollato da Mogadiscio, la capitale, oltre un milione di persone.
Fu allora che l’Onu decise di avviare la più grande missione umanitaria della storia. Una missione a guida statunitense cui l’Italia non poté permettersi di mancare. La Somalia, infatti, dapprima colonia e protettorato poi, rappresentava per il nostro Paese una faccenda di prestigio internazionale. Sicché, il contingente italiano, il più grande dopo quello americano, aveva schierato i migliori reparti: carabinieri del Tuscania, lagunari del San Marco, paracadutisti della Folgore, incursori del Col Moschin, e, tra il settembre del 1993 ed il 1994, quando si sono chiuse le operazioni, gli uomini della brigata Legnano, guidati dal generale di brigata Carmine Fiore.
Le unità dell’esercito impiegate operarono in un settore profondo circa 360 chilometri e largo 150, tra Mogadiscio e il confine con l’Etiopia. Durante la missione, che nel contesto dell’operazione militare multinazionale «Restore Hope» prese il nome di Italfor-Ibis, morirono in tutto 14 connazionali, tra militari dell'esercito, un’infermiera volontaria della croce rossa italiana e due giornalisti.
È in ricordo di queste donne e di questi uomini che stamani, presso la caserma del 3° reggimento sostegno aviazione dell’esercito «Aquila» di Orio al Serio (Bergamo), che al tempo delle operazioni aveva fornito supporto agli elicotteri impiegati in Somalia, è stata scoperta la lapide alla loro memoria, per ricordare ancora, a distanza di trent’anni, quanti hanno sacrificato la vita per servire la Patria. «Porto nel cuore la memoria di tutti coloro che hanno perso la vita nel corso di quella missione, ringrazio con affetto i parenti dei caduti presenti a questa cerimonia e auspico che questa lapide sia un monito per tutti. Siamo stati in Somalia facendo il bene», ha riferito il generale Fiore, presente alla commemorazione.
Ecco i nomi dei caduti:
Giovanni Strambelli, paracadutista;
Andrea Millevoi, sottotenente;
Stefano Paolicchi, sergente maggiore;
Pasquale Baccaro, paracadutista;
Gionata Mancinelli, paracadutista;
Rossano Visioli, caporale paracadutista;
Giorgio Righetti, caporale paracadutista ;
Roberto Cuomo, sergente maggiore;
Vincenzo Li Causi, maresciallo;
Maria Cristina Lunetti, sorella C.R.I.;
Tommaso Carrozza, lancere;
Giulio Ruzzi, tenente;
Ilaria Alpi, giornalista;
Miran Hrovatin, fotoreporter.
- Secondo indiscrezioni, Emmanuel Macron non avrebbe affidato l’incarico a Xavier Bertrand perché inviso alla destra. Che però voterà Mr. Brexit chiedendo che venga cambiata la legge elettorale e che si rivada alle urne nel 2025. Il neo premier in tv: «Rispetto gli elettori del Rn».
- La Camera ha già aperto un’indagine sul numero due della candidata democratica.