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Liste di riservisti e fragili ignorati. Profilassi allo sbando nelle Regioni

Liste di riservisti e fragili ignorati. Profilassi allo sbando nelle Regioni
Eugenio Giani (Ansa/iStock)
In Toscana anziani e soggetti a rischio finiti in coda, ma Eugenio Giani dà la colpa al governo. Ad Amalfi graduatorie per le fiale inutilizzate, mentre in Puglia punture ai dipendenti comunali. Il cambio su Az spariglia ancora.

«Italica inventiva». In un'intervista rilasciata qualche giorno fa al Corriere della Sera, il commissario Francesco Paolo Figliuolo, aveva usato queste due parole per spiegare che il primo piano vaccinale, dove si parlava di categorie essenziali poco declinate, al di là di forze armate e forze dell'ordine, insegnanti e sanitari, lasciava molto spazio alle iniziative delle singole regioni e persino a quelle delle singole Asl o singoli hub vaccinali. Figliuolo aveva poi aggiunto che dopo le raccomandazioni del 10 marzo, c'è una tabella di priorità da rispettare e «se abusi ci sono, sono voluti». Il problema è che quelle del governo sono rimaste solo «raccomandazioni» e che le italiche inventive sono finite fuori controllo allontanando il target delle 500mila vaccinazioni al giorno promesse dallo stesso generale. Ora a risparigliare ulteriormente le carte, e a imporre una riscrittura dei piano anche a livello locale, arriva il nuovo limite per Astrazeneca da usare solo per gli over 60. «Nessun medico si prenderà la responsabilità di inoculare Astrazeneca agli under 60», avrebbe già detto il presidente del Veneto Luca Zaia all'incontro dei governatori con il governo.

La riffa dei vaccini nelle varie Regioni è intanto andata avanti anche ieri, prima che fossero comunicate in serata le novità sul vaccino anglosvedese. Il caos regna sempre sovrano in Toscana dove nel pomeriggio sono ripartite le prenotazioni dei cosiddetti «super fragili» vaccinati con Moderna ma solo per quelli che si sono registrati sul portale della Regione entro il 19 marzo. E solo di quelli che hanno già ricevuto il codice di prenotazione via sms. Non solo. La categoria è stata pure suddivisa in due gruppi: chi rientra in una lista di particolari patologie verrà preso in carico direttamente dal centro di riferimento della Asl o dell'azienda ospedaliera-universitaria e sarai contattato telefonicamente «nei prossimi 15 giorni», per la data di prenotazione della vaccinazione. Chi non ha ricevuto alcun codice (ma alcuni ne hanno ricevuti pure due di cui uno sbagliato!), chi ha ricevuto un sms in cui si specifica che la sua posizione è in corso di «verifica e controllo», e chi si è registrato dopo il 19 marzo può fare solo una cosa: aspettare. In un limbo burocratico avvilente se si considera anche che ad essere finiti in coda sono toscani con patologie gravi e anche anziani che non hanno accesso a internet. E che in queste settimane si sono visti passare davanti categorie meno a rischio. Il presidente Eugenio Giani ieri in Consiglio regionale ha assicurato che «il 25 aprile vedremo terminare la prima dose per tutti gli over 80 raggiungibili. Ce la stiamo mettendo tutta con un sistema, quello fondato sui medici di base che come un diesel ha avuto bisogno di organizzazione all'inizio». E per gli estremamente fragili ha detto di aver «raggiunto la soglia dei 40mila soggetti vaccinati» sottolineando che con la conclusione della vaccinazione degli over 80 le dosi Pfizer saranno usate per i fragili e i medici di famiglia «diventeranno elemento forte della Toscana per la vaccinazione per fasce di età». La coperta dei vaccinatori intanto resta corta: i vertici della Regione hanno cercato di rimediare ai ritardi spostando gli Pfizer e le squadre vaccinali sugli over 80, lasciando appunto indietro i fragili e i settantenni, perché le risorse dei vaccinatori sono sempre le stesse, vengono solo spostate da una categoria all'altra. L'obiettivo ora dunque è quello di dare priorità alla fascia di età tra 70 e 79 anni con Astrazeneca e portare avanti con Moderna e Pfizer la vaccinazione degli estremamente vulnerabili. Per mettere in sicurezza almeno il 30% della popolazione toscana a maggio. In ritardo, per colpa dell'italica inventiva con cui in Toscana si è deciso di vaccinare con le dosi Pfizer anche parte del personale non sanitario e di immunizzare con Az prima gli avvocati.

Il caos regna sovrano anche a Sud. I Comuni della Campania, in una nota dell'Anci, contestano l'ipotesi ventilata dalla giunta De Luca di vaccinare i cittadini residenti nelle località turistiche e suggeriscono al governatore di attenersi scrupolosamente ai criteri fissati dal governo, evitando nuovamente corse preferenziali e vaccinando per fasce di età. «Qualora, nelle prossime settimane, i vaccini arrivassero in modo consistente e abbondante, è auspicabile una vaccinazione diffusa ai gruppi produttivi legati al settore turistico, purché avvenga in maniera autonoma, per il loro personale, a loro spese, e non risulti in conflitto con la vaccinazione pubblica disposta da Commissariato di governo e Regione», viene aggiunto. Nel frattempo, il delegato alla Sanità della Costa d'Amalfi, Andrea Reale, ha creato un elenco di «riservisti» per Astrazeneca. «Considerato che presso il centro vaccinale di Maiori residua, al termine di ciascun turno, un esiguo numero di dosi non somministrate che andrebbero sprecate, si invitano tutti coloro che sono interessati a ricevere il vaccino Astrazeneca (massimo 65enni) a contattare il Centro Operativo del proprio Comune di residenza per essere inseriti nell'apposito elenco di riservisti». Inventiva amalfitana. Ancora più a Sud, nella Puglia governata da Michele Emiliano, alcuni comuni continuano a vaccinare i dipendenti su richiesta della protezione civile e Regione, su disposizione delle Asl in base al del decreto 2 febbraio che però è stato superato dal quello del 10 marzo. E mentre tornano a salire il tasso positività (8%) , i contagi (+1255) e i decessi (+43) , l'assessore alla Sanità, Luigi Lopalco, ha ostentato «ottimismo» per l'estate. Da quale pulpito? Quello degli Stati generali del settore Matrimoni ed eventi privati.

Il calcio ipotecato: così fondi e banche hanno messo le mani sul futuro dei club
iStock

Mentre i tifosi guardano il campo, il futuro del pallone si gioca su altri tavoli lontano dai riflettori. Fondi e banche finanziano stadi e mercato, ma incassano oggi su ricavi di domani. Il denaro arriva subito. Il peso delle scelte resta a chi deve poi sostenerle.

Il vero vincitore della trasformazione finanziaria del calcio europeo non scende in campo. Non indossa una maglia. E non porta un numero sul retro. Non sta in panchina. Non festeggia sotto la curva. Perché ormai nel mondo del pallone moderno il vincitore è sempre di più il capitale che presta, struttura e garantisce. Sono i fondi di credito privato e gli intermediari finanziari che monetizzano il tempo, l’urgenza e la volatilità di un’industria sempre più ossessionata dal risultato immediato.

Mentre i tifosi discutono di moduli e acquisti, su quotidiani sportivi sempre più sdraiati, i i club di tutta Europa si stanno riconfigurando come asset finanziari complessi. Il calcio resta spettacolo. Ma diventa anche una catena di flussi di cassa futuri già promessi. I bilanci assomigliano sempre meno a quelli di società sportive tradizionali e sempre più a quelli di aziende altamente indebitate, con ricavi stagionali, costi rigidi e un bisogno costante di liquidità.

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La «guerra delle boe» nella Battaglia d'Inghilterra
In alto a sinistra una «Rettungsboje» tedesca. Sotto, la boa Asr-10 inglese e i rispettivi esplosi

Durante la guerra aerea dell'estate 1940 sulla Manica, la Luftwaffe realizzò scafi galleggianti per salvare i preziosissimi aviatori in caso di ammaraggio. Ancorate in punti strategici del Canale d'Inghilterra, le boe salvarono numerose vite. Anche gli inglesi ne realizzarono esemplari simili.

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La moda dei cuscini berlinesi

Appaiono sempre più spesso sul manto stradale, creano dossi artificiali che costringono a rallentare. Ma non sempre è così, talvolta possono risultare persino pericolosi.

Con molta probabilità anche chi legge è già incappato nei nuovi dossi in gomma presenti nelle nostre strade: una macchia scura in mezzo alla strada, un sobbalzo improvviso e, ad andar bene, soltanto uno spavento. Una delle ultime mode in fatto di dispositivi per rallentare il traffico sono i cosiddetti cuscini berlinesi. Si chiamano così perché adottati nella capitale tedesca, ma si tratta di dossi dalla pendenza limitata che, per dimensioni, sono tali da costringere le auto a rallentare. Ma al tempo stesso non sono sufficientemente larghi per costituire un ostacolo per moto, ambulanze e mezzi di soccorso in genere.

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A Napoli per Natale, il nuovo anno a Bari. Il viaggio della Fiamma Olimpica
Giovanni Malagò (Getty Images)

Da Roma a Milano. La torcia olimpica è ancora in viaggio. Sessanta le tappe che si chiuderanno il 5 febbraio. 63 giorni di viaggio, 60 città e 12.000 chilometri da percorrere toccando tutte le 110 province della penisola. Dalle piazze alle montagne, dai borghi alle metropoli, ogni tappa diventa un momento di celebrazione nazionale e di orgoglio condiviso.

Jasmine Paolini, Ambassador di Milano Cortina 2026 ha accompagnato la Fiamma Olimpica dall’antica Grecia all’Italia. L’attuale numero otto del ranking WTA, oro nel doppio a Parigi 2024, il 4 dicembre è stata la prima tedofora e ad Atene, durante la Cerimonia di Consegna, e, insieme al campione Olimpico di ciclismo Filippo Ganna, ha accompagnato la Fiamma fino a Roma. Da lì in poi è iniziato il percorso italiano della torcia più famosa di sempre .

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